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L’eterna chimera della cancellazione del debito
Conflitti
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Foto: Unsplash.com
É un brutto periodo per le casse di tanti stati sovrano. Il Covid sta generando ingenti incrementi di debito pubblico in molti paesi europei, e tra questi l’Italia non poteva che guidarne il treno, la cui stabilitá, onestamente, preoccupa, vista l’economia stagnante che la caratterizza da troppi anni. Parallelamente, peró, da parte di noti esponenti di istituzioni Europee ed Italiane si é riniziato a parlare di soluzioni estreme e non convenzionali per affrontare il problema del debito, arrivando a sostenere la cancellazione del debito contratto e acquistato dalla BCE nel periodo di emergenza Covid. Un’onda troppo allettante per non essere cavalcata dal Belpaese. L’operazione di risanamento del debito pubblico italiano con una tanto semplice quanto efficace riga rossa sulla corrispondente voce di bilancio é un’ipotesi che aleggia da tempo nei palazzi romani. Sarebbe, infatti, bellissimo se fosse cosí facile: quale governatore non ne avrebbe giá approfittato per aiutare il proprio paese in difficoltá? Peccato, peró, che sia molto piú complesso di cosí. Tuttavia, se fino a prima ne parlavano solo i referenti di politica economica della Lega e dei 5 stelle nel governo Conte I, ora, ahimé, questa strategia comunicativa spicciola, populista ed estremamente imprudente ha persuaso anche esponenti della politica del calibro di David Sassoli, presidente dell’Europarlamento, il ministro Peppe Provenzano o economisti come Leonardo Becchetti. E purtroppo queste ipotesi, senza fondamenti tecnico-scientifici, passano, nell’opinione pubblica, senza che gravi alcuna responsabilitá su chi le propone.
Ma che conseguenze comporterebbe una cancellazione (totale o parziale) del debito italiano detenuto dalla BCE? Ebbene, economisti piú provveduti hanno risposto seriamente al quesito, dicendo che é possibile sulla carta, ma scellerato nella pratica, oltre ad essere espressamente vietato dagli stessi Trattati Europei, come ribadito dal vicepresidente della stessa BCE Luis de Guindos pochi giorni fa. I trattati impediscono alla BCE di realizzare acquisti di debito sovrano sul mercato primario (in asta), e quindi pure di realizzarne la cancellazione in un negoziato Stato-BCE che avrebbe del surreale.
Cerchiamo di fare chiarezza sul procedimento. Di questo passo, a fine 2020, circa il 25% del debito pubblico italiano sará detenuto dalla BCE, stiamo parlando di quasi 650 miliardi di euro, la cui scadenza media é di circa 7 anni. Dunque, nella mente dei “cancellazionisti”, si propone che il governo italiano vada dalla BCE a cancellare parte (o tutto?) di quel debito, acquistato a suo tempo. Ma chiamiamo le cose col loro nome: l’Italia in questo caso dichiarerebbe default sul suo debito, auto-certificandosi insolvente nei confronti di chi gli ha prestato dei soldi. Cosa non esattamente edificante per un paese sovrano che si finanzia sui mercati. Contabilmente, poi, se l’Italia cancellasse il suo debito nei confronti della BCE, quest’ultima dovrebbe eliminare lo stesso ammontare dal lato delle sue attivitá, subendo perció una perdita in bilancio, con un conseguente impatto sul capitale netto della BCE. Le perdite di bilancio della BCE implicano a valle meno profitti redistribuiti alle banche centrali nazionali dell’Eurozona, e a loro volta ai governi. Si perché anche la BCE, come tutte le entitá economiche, é fatta di attivitá (riserve in valute estere, oro, debiti sovrani, etc.) e passivitá (la moneta circolante, le banconote, i depositi, etc.), ed é pure composta da azionisti, che sono le banche centrali dei paesi dell’Eurozona.
In sostanza, se l’Italia non ripaga quel debito a scadenza in pancia alla BCE, ci rimetterebbero gli altri azionisti della BCE, quindi i vari tedeschi, francesi, spagnoli, etc. Considerando gli ordini di grandezza del debito italiano, l’effetto sul capitale della BCE sarebbe allarmante, mettendo in serio pericolo il suo ruolo di stabilizzatore della moneta e dei prezzi (e quindi dell’inflazione). Il denaro, passivitá di una banca centrale, ha un valore semplicemente perché c’é una garanzia sottostante (collateral) che lo sostiene, rappresentato dalle attivitá in possesso, dal suo capitale, dalle aspettative di crescita dell’area regolamentata, ma soprattutto dalla fiducia degli operatori, che quel denaro lo usano. Se questa capacitá di stabilizzazione di una banca centrale viene meno, perché, per esempio, il suo capitale si assottiglia, in sostanza la sua garanzia-fiducia viene erosa, e si finisce per spianare la strada alle spirali inflazionistiche in stile Argentina, non solo per un paese specifico, ma per tutti i paesi che stanno all’interno di quell’area monetaria. In piú, un aspetto che forse si sottovaluta in tutta questa storia, é che se l’Italia chiede e gli viene concesso un abbuono del debito, non vedo perché non lo possano ottenere, a catena, anche la Spagna, la Grecia, l’Irlanda, e tutti quei paesi che sono tuttora oggetto del quantitative easing operato dalla BCE. Un’operazione che, tra il resto, per tanti anni ha facilitato, e di molto, l’approvvigionamento finanziario di questi Stati, che peró adesso si sentono in diritto di non ripagare il favore.
Capiamo bene, che l’azzardo morale nel promuovere lo sconto del debito é elevato, tanto quanto la superficialitá nell’affrontare l’argomento in questione da parte di certe persone. Ancora una volta si tirano in ballo scorciatoie mascherate, bacchette magiche o sentieri onirici per risolvere i problemi atavici del nostro paese, nel nome del benessere delle generazioni future. Nonostante il problema del debito crescente sia comune a tanti paesi membri, non stupisce che buona parte di questi escamotage provengano da politici italiani, che nel populismo ormai ci sguazzano e si trovano a loro agio.
Per concludere, l’auspicio vero é che da questa emergenza si riesca a uscire fortificati, con meno slogan da fanfaroni, e poche, solide certezze, una delle quali é l’impianto Europeista alla base della ripartenza. Enti come la Commissione Europea o la BCE devono essere salvaguardati, da chi li voglia trasformare in uno strumento di assoluzioni personale nel primo caso o in un bancomat a difesa della solidarietá nel secondo. É giusto ricordarlo, lo spirito europeista non si basa solo sulla solidarietá, ma anche sul senso di responsabilitá di tutti gli stati membri. Polonia, Ungheria, Italia, Malta incluse. Se proprio vogliamo essere pignoli l’Italia é giá stata beneficiaria netta di misure non ortodosse dalla BCE, con titoli “acquistati” in misura piú che proporzionale rispetto alle sue quote di azionariato, quindi giá ampiamente favorita dalla solidarietá europea. Ora, non sará il caso di mettersi a lavorare? Qui, a lungo andare c’é anche in gioco la credibilitá delle istituzioni Europee: chi avrebbe piú fiducia in una banca centrale che continuasse a favorire il solito gruppetto di paesi monelli?
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.