UK: no del governo a maggiori controlli sui mercanti di armi

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Venerdi scorso il governo britannico ha rifiutato di accogliere nella modifica dell'Export Control Act la proposta di introdurre criteri di controllo più rigorosi dell'attività degli intermediari (dealers e brokers) britannici che operano fuori dal Regno Unito. Presentata da un Comitato quadripartito di parlamentari, la proposta recepiva le istanze della Campagna internazionale "Control Arms" che chiedeva al governo britannico di "dare l'esempio" regolamentando con rigore la questione degli intermediari di armi.

Nel maggio scorso il Rapporto del Comitato parlamentare responsabile della supervisione dell'attività della Difesa, Esteri e del Commercio aveva messo in guardia che la proposta di modifica della legge sul Commercio con l'estero (l'Export Control Act) conteneva pericolosi vuoti legislativi per quanto riguarda gli intermediari britannici di armi che operano fuori dai confini nazionali i quali possono svolgere impuniti attività considerate illegali se svolte in Gran Bretagna. La modifica della legge recepisce il criterio della "extraterritorialità" solo per quanto riguarda il controllo dell'attività di cittadini britannici che commerciano "armi di distruzione di massa, missili a lunga gettata e strumenti di tortura verso Paesi soggetti a embargo internazionale", ma non regolamenta l'attività di intermediazione extraterritoriale di altri sistemi d'arma come le "piccole armi".

 

Dura la reazione della Campagna 'Control Arms': "Ciò significa che i commercianti britannici potranno continuare a vendere armi a paesi in guerra" - si legge nel comunicato della Campagna. "Nonostante nel manifesto elettorale del 2001 il partito laburista si sia impegnato ad introdurre norme di controllo delle attività degli intermediari britannici di armi 'in qualsiasi località essi operino', la nuova legge permetterà ancora ai mercanti di armi di vendere a paesi in guerra, basta che essi stipulino il contratto fuori dal Regno Unito" - prosegue il comunicato della Campagna che nota come "anche le compagnie trasportatrici di ami potranno così continuare a operare impunite". "Ciò significa che le armi britanniche continueranno ad essere usate contro civili innocenti come di recente in Israele e Indonesia".

La Gran Bretagna è il secondo Paese al mondo nell'export di armi e anche dopo l'11 settembre ha continuato a vendere armi a Pakistan e Uzbekistan, o a Paesi dove si verificano permanenti violazioni dei diritti umani come Indonesia, Arabia Saudita e Jamaica.

Promossa congiuntamente da Amnesty International, dal network di oltre 500 associazioni Iansa (International Action Network on Small Arms) e da Oxfam, la campagna mondiale "Control Arms" è stata lanciata il 9 ottobre scorso in 50 Paesi col sostegno di 19 Premi Nobel. Tra gli obiettivi principali della Campagna vi sono quelli di ridurre la proliferazione e l'uso illegale delle armi, convincere i governi a istituire legislazioni e accordi vincolanti sul commercio di armi e promuovere per il 2006 un Trattato internazionale che metta al bando l'esportazione e il commercio di piccole armi verso paesi che violano i diritti umani. [GB]

Altre fonti: Guardian-Unlimited

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