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Il nucleare civile e militare. Le contromisure dei pacifisti
Armamenti
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Foto: Unsplash.com
La contrapposizione dei pacifisti a ogni forma e tipologia di nucleare
I pacifisti soprattutto si oppongono all'uso del nucleare sia per scopi civili che militari per diverse ragioni ad esempio per i rischi per la sicurezza. Infatti la gestione del materiale nucleare e fissile può essere pericolosa e aumentare il rischio di incidenti nucleari, come dimostrato da eventi storici come Chernobyl e Fukushima.
Il nucleare e l'impatto ecosistemico
E soprattutto l'impatto ambientale: lo smaltimento delle scorie nucleari rappresenta una sfida significativa e un grave problema per l'intero genere umano, con rischi di contaminazione ambientale e ecosistemica a lungo termine e soprattutto irrefrenabili e irreversibili.
In cosa consiste la proliferazione del nucleare?
E ancora la proliferazione nucleare; infatti l'uso del nucleare civile può aumentare il rischio di proliferazione nucleare, poiché le tecnologie e i materiali possono essere adattati per scopi militari. Inoltre una causa da non sottovalutare sono i costi elevati. La costruzione e la manutenzione di centrali nucleari sono estremamente costose e assorbono altre risorse alternative che potrebbero essere allocate altrove e investibili nello sviluppo di energie rinnovabili.
La soluzione: le fonti di energia rinnovabile
Alcune soluzioni potrebbero essere le alternative rinnovabili, in quanto molti sostengono che investire in fonti di energia rinnovabile, come solare e eolica e idrica, sia più sicuro ed efficiente nel lungo termine e soprattutto per la sicurezza e la crescita e la tutela dell'umanità.
Le conseguenze a livello soprattutto umanistico e umanitario
Inoltre non sono affatto da escludere le implicazioni etiche. L'uso di armi nucleari ha conseguenze umanistiche e umanitarie devastanti, e i pacifisti ritengono che qualsiasi uso del nucleare sia eticamente e moralmente discutibile. Queste sono solo alcune delle preoccupazioni principali che i pacifisti hanno a riguardo dell'uso del nucleare.
Per il mondo pacifista l’uso del nucleare è del tutto eticamente discutibile
Per il mondo pacifista, l'uso del nucleare è considerato eticamente discutibile a causa delle conseguenze devastanti e irreversibili che potrebbe avere sulla vita umana e sull'ambiente.
I danni irreparabili e irreversibili del nucleare
Alcune delle preoccupazioni etiche principali includono le conseguenze umanitarie: le armi nucleari possono causare danni irreparabili alla salute e alla vita delle persone, nonché alle generazioni future. E ancora i danni ambientali perchè l'uso del nucleare può contaminare l'ambiente e avere effetti irreversibili sulla biodiversità e sugli ecosistemi.
Non dimentichiamo la proporzionalità in quanto l'uso del nucleare può essere considerato sproporzionato rispetto agli obiettivi militari, causando danni collaterali eccessivi
Il nucleare implica una responsabilità etica e morale: i pacifisti sostengono che l'uso del nucleare sia una violazione della responsabilità morale al fine di proteggere la vita umana e l'ambiente. Queste preoccupazioni etiche sono alla base della posizione pacifista contro l'uso del nucleare e della promozione di alternative più pacifiche e sostenibili.
Il nucleare e le implicite problematiche etiche
Il nucleare solleva diverse problematiche etiche, tra cui i rischi per la salute e la sicurezza: l'uso del nucleare può comportare rischi per la salute umana e l'ambiente, come dimostrato dagli incidenti nucleari di Chernobyl e Fukushima.
La proliferazione nucleare, vale a dire la diffusione della tecnologia nucleare può aumentare il rischio di proliferazione di armi nucleari, con potenziali conseguenze catastrofiche e devastanti e di annientamento totale della vita sul pianeta.
Una problematica altamente scottante e pericolosa: lo stoccaggio dei rifiuti nucleari
Un argomento e una problematica scottanti consistono nella gestione dei rifiuti perchè lo smaltimento delle scorie nucleari rappresenta una sfida significativa, con rischi di contaminazione ambientale praticamente per l'eternità.
Si tratta soprattutto di giustizia intergenerazionale perchè l'uso del nucleare può avere conseguenze a lungo termine che affliggeranno le generazioni future, sollevando questioni di giustizia e responsabilità.
Per quanto riguarda l'uso militare: le armi nucleari rappresentano una minaccia esistenziale per l'umanità, e il loro uso solleva gravi questioni etiche sulla proporzionalità e la legittimità.
L'abolizione totale del nucleare
L'abolizione del nucleare è un obiettivo perseguito da molti movimenti pacifisti e ambientalisti. Le ragioni principali per abolire il nucleare includono rischi per la salute e la sicurezza dato che l'uso del nucleare può comportare pericoli irreversibili per la salute umana e l'ambiente e incidere sull'annientamento non solo dell'intero genere umano, ma di ogni forma di vita sulla terra.
La proliferazione nucleare: la diffusione della tecnologia atomica può aumentare il rischio di proliferazione di armi di sterminio di massa nucleari
Un grave dissidio sulla questione nucleare è la gestione dei rifiuti. Lo smaltimento dei rifiuti nucleari rappresenta una sfida significativa. I costi elevati per la costruzione e la manutenzione di centrali nucleari che sono estremamente costose. Le alternative rinnovabili vedono l'energia rinnovabile come una fonte di energia più sicura e sostenibile.
L'abolizione del nucleare potrebbe richiedere dunque investimenti in energia rinnovabile: aumentare gli investimenti in fonti di energia alternativa e rinnovabile come solare, eolica e idroelettrica. E come l'efficienza energetica, ossia migliorare la qualità a tutela dell'intero ecosistema terraqueo della produzione di energia e dell'efficienza nel risparmio di consumo di energia degli edifici e delle industrie tramite politiche di sostegno per implementare pratiche a favore delle fonti di energia rinnovabile e l'efficienza energetica. L'abolizione del nucleare ha sicuramente benefici per la salute, l'ambiente e la sicurezza globale.
La rete internazionale Ican e i progressi del Premio Nobel per la Pace per l’abolizione delle armi nucleari
La rete internazionale ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha ottenuto un importante riconoscimento per i suoi sforzi e il suo impegno infaticabile verso l'abolizione delle armi nucleari, vincendo il Premio Nobel per la Pace nel 2017.
L'ICAN è stata fondata nel 2007 e da allora ha lavorato incessantemente per attirare l'attenzione sulle catastrofiche conseguenze umanitarie dell'uso delle armi nucleari.
I progressi dell'ICAN sono il fondamentale Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW). L'ICAN ha giocato un ruolo chiave nella negoziazione e adozione del TPNW nel 2017, che vieta lo sviluppo, la produzione, il possesso e l'uso di armi nucleari e con la ratifica del Trattato che è entrato in vigore nel 2020, dopo aver raggiunto le 50 ratifiche necessarie. L'ICAN ha promosso la campagna "Don't Bank on the Bomb", che invita le istituzioni finanziarie a disinvestire dalle aziende produttrici di armi nucleari. Già 109 istituzioni finanziarie hanno adottato politiche per escludere gli investimenti in aziende coinvolte nello sviluppo e produzione di armi nucleari. L'ICAN ha ricevuto sostegno da leader mondiali, tra cui Papa Francesco e il Segretario generale delle Nazioni Unite, quindi a livello internazionale.
ICAN e il Trattato Onu TPNW Trattato di proibizione delle armi nucleari. Una vera rivoluzione per l'umanità e una grande svolta per tutto il mondo pacifista
L'impatto dell'importante lavoro dell'ICAN consta nella crescente consapevolezza perchè ha contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica sulle conseguenze catastrofiche dell'uso delle armi nucleari e anche tramite l'azione governativa. Il lavoro dell'ICAN ha spinto i governi a prendere misure concrete per vietare le armi nucleari, senza tralasciare la responsabilità finanziaria: le istituzioni finanziarie stanno iniziando a riconoscere la loro responsabilità nel promuovere un mondo senza armi nucleari, disinvestendo dalle aziende produttrici di armi nucleari.
Laura Tussi

Docente, giornalista e scrittrice, si occupa di pedagogia nonviolenta e interculturale. Ha conseguito cinque lauree specialistiche in formazione degli adulti e consulenza pedagogica nell'ambito delle scienze della formazione e dell'educazione. Coordinamento Italia Campagna Internazionale ICAN - Premio Nobel per la Pace 2017 per il disarmo nucleare universale, collabora con diverse riviste telematiche tra cui Pressenza, Peacelink, Ildialogo, Unimondo, AgoraVox ed ha ricevuto il premio per l'impegno civile nel 70esimo Anniversario della Liberazione M.E.I. - Meeting Etichette Indipendenti, Associazione Arci Ponti di Memoria e Comune di Milano. Autrice dei libri: Sacro (EMI 2009), Memorie e Olocausto (Aracne 2009), Il dovere di ricordare (Aracne 2009), Il pensiero delle differenze(Aracne 2011), Educazione e pace (Mimesis 2012), Un racconto di vita partigiana - con Fabrizio Cracolici, presidente ANPI Nova Milanese (Mimesis 2012), Dare senso al tempo-Il Decalogo oggi. Un cammino di libertà (Paoline 2012), Il dialogo per la pace. Pedagogia della Resistenza contro ogni razzismo (Mimesis 2014), Giovanni Pesce. Per non dimenticare (Mimesis 2015) con i contributi di Vittorio Agnoletto, Daniele Biacchessi, Moni Ovadia, Tiziana Pesce, Ketty Carraffa, Antifascismo e Nonviolenza (Mimesis 2017), con Alfonso Navarra, Adelmo Cervi, Alessandro Marescotti. Collabora con diverse riviste di settore, tra cui: "Scuola e didattica" - Editrice La Scuola, "Mosaico di Pace", "GAIA" - Ecoistituto del Veneto Alex Langer, "Rivista Anarchica". Promotrice del progetto per non dimenticare delle Città di Nova Milanese e Bolzano www.lageredeportazione.org e del progetto Arci Ponti di memoria www.pontidimemoria.it. Qui il suo canale video.