Da inizio Legislatura approvati nuovi programmi militari per 42 miliardi

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Immagine: Milex.org

Dall’inizio della XIX legislatura, il Ministero della Difesa ha chiesto e ottenuto dalle Commissioni Difesa del Parlamento il via libera all’avvio di nuovi programmi dal valore complessivo di oltre 42 miliardi e – più rilevante perché si tratta di somme effettivamente stanziate in modo vincolante – impegni finanziari pluriennali per 15 miliardi, con impegni annuali superiori al miliardo di euro per ognuno dei tre anni considerati, 2025, 2026 e 2027.

Si tratta di programmi di acquisizione di nuovi sistemi d’arma terrestri (carri armati, obici semoventi cingolati, blindati da combattimento, mortai e artiglieria di precisione a lunga gittata, razzi e missili antiaerei, armi anticarro, droni-bomba), marittimi (navi da guerra, sottomarini, droni, artiglieria e missili antiaerei e antinave), aerei (caccia, elicotteri, aerei spia e per la guerra elettronica, droni armati e da ricognizione, bombe e missili per combattimento e attacchi in profondità) e per le forze speciali (armi, equipaggiamenti, mezzi speciali e strumentazione varia).

A questi si aggiungono programmi per l’acquisizione di nuove tecnologie essenziali per la condotta di operazioni belliche secondo gli standard di interoperabilità Nato (satelliti, radar, sistemi di comunicazione, reti informatiche, centri di comando, capacità di difesa e attacco cyber) e per la loro preparazione (velivoli e simulatori avanzati per l’addestramento al combattimento e all’uso dei nuovi sistemi d’arma) e altri programmi relativi alle infrastrutture di supporto a mezzi e truppe (caserme, basi aeree e navali, poligoni, arsenali).

I fornitori nazionali dei nuovi programmi fin qui avviati nella XIX Legislatura sono Leonardo (mezzi aerei e apparati tecnologici di quelli terrestri e navali, satelliti, radar, sistemi di comunicazione e informatici, simulatori), Fincantieri (mezzi navali e subacquei), Iveco e Tekne (mezzi terrestri), Rwm (munizioni d’artiglieria), Mbda Italia (missili per gli elicotteri della Marina).

I fornitori multinazionali europei sono i consorzi Eurofigher per i caccia Typhoon (composto da Leonardo, dalla britannica Bae Systems e dall’Airbus tedesca e spagnola) e Mbda per i missili e bombe (joint-venture composta da Leonardo, dalla britannica Bae Systems e da Airbus francese, tedesca e spagnola).

Gli altri fornitori stranieri sono le americane Lockheed Martin (F-35 e artiglieria a lunga gittata), Raytheon(bombe per F-35 e razzi antiaerei), Boeing e General Dynamics (bombe per F-35), Aerovironment (droni), Gulfstream e L3Harris (aerei da guerra elettronica), Flyer (mezzi aviolanciabili), Stellantis Usa (mezzi tattici), le tedesche Rheinmetall (carri armati e cannoni antiaerei), Krauss-Maffei Wegmann (obici semoventi cingolati) e Grob (alianti addestrativi), la britannica Mbda Uk (missili per F-35), le francesi Thomson-Brandt(mortai) e Thales (satelliti), la spagnola Indira (armi antidroni) e la svedese Saab (lanciarazzi anticarro).

In crescita il ruolo delle aziende israeliane – dato in linea con l’incremento del valore delle autorizzazioni all’import bellico in Italia registrato lo scorso anno, quintuplicato rispetto all’anno precedente: Rafael (missili anticarro Spike per 92 milioni e droni-bomba Spike Firefly per 270 milioni di impegno finanziario), Elbit(simulatori scuola elicotteri di Luni con 44 milioni impegnati), Uvision (droni-bomba Hero30, assemblati su licenza in Sardegna dalla RWM Italia, per una quota parte dell’impegno di 76 milioni comprendente anche mortai francesi), Elta Systems (allestimento due aerei spia Gulfstream per quota parte dell’impegno di 638 milioni comprendente anche l’allestimento negli Stati Uniti di altri due Gulfstream per la guerra elettronica per 257 milioni). A conti fatti, l’impegno finanziario pluriennale legato ai programmi di forniture israeliane è di almeno mezzo miliardo, con stima conservativa, ma si aggira probabilmente su una cifra compresa tra i 600 e i 700 milioni di euro...

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