Italia: globalizzazione della violenza e alternative nonviolente

Stampa

A Rovereto, città della pace, è in corso l'undicesima edizione del corso internazionale organizzato dall'Università Internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace. "La globalizzazione della violenza e la ricerca di alternative nonviolente" il tema sul quale si stanno confrontando ventitré attivisti provenienti dal mondo intero.

E' dal 1993 che l'Università si impegna a rispondere alle esigenze di incontro, dialogo, scambio di esperienze e formazione fra persone attivamente coinvolte in organizzazioni e movimenti di società civile operanti per i diritti umani, per una distribuzione meno ingiusta delle risorse materiali e sociali, per la trasformazione pacifica dei conflitti. "Necessità, queste, quanto mai sentite oggi", afferma Giuliano Pontara, direttore dell'UNIP, "in un periodo in cui interrompere il circolo vizioso della violenza militare e strutturale, alimentato dall'escalation del terrorismo - compreso quello di stato - e dalle "nuove" guerre in Afghanistan e in Iraq costituisce una sfida più formidabile che mai".

Al corso partecipano 23 persone provenienti da zone di conflitto acuto, da Paesi dove sono coinvolti in dure lotte per i diritti umani basilari, in difficili processi di ricostruzione materiale e sociale dopo anni di conflitti estremamente violenti. "Purtroppo altre cinque persone" denuncia Pontara "non possono partecipare perché le ambasciate italiane, nonostante le insistenze e le garanzie fornite dall'UNIP, hanno rifiutato loro il visto senza fornire alcuna spiegazione. Ad un partecipante palestinese del Gaza le autorità israeliane hanno negato il permesso di uscire dal Paese".

Tra i relatori di questi giorni vi sarà Michel Chossudovsky autore del recentissimo 'Guerra e globalizzazione' tradotto e pubblicato presso la Casa Editrice Gruppo Abele dove con precisione meticolosa, l'autore mette in guardia sui prevedibili sviluppi dell'attuale politica estera americano, dove veri e propri atti di guerra sono annunciati come interventi umanitari; l'occupazione militare e l'uccisione di civili diventano operazioni di peacekeeping e persino la revoca di alcune libertà civili è vista come un mezzo indispensabile per assicurare la sicurezza interna.

Intanto sempre a Rovereto, il prossimo weekend (3-4 ottobre) si terrà il Convegno: "Le armi della Repubblica: l'industria della difesa nel contesto nazionale tra prospettive di integrazione europea e istanze di pace". Organizzato dal 'Museo storico italiano della guerra', Mine Action Italy e S.E.I. spa, vedrà come relatori studiosi di problemi economici, responsabili di aziende del settore della difesa, parlamentari, giornalisti ed esponenti del movimento della pace per un confronto sulle prospettive italiane della difesa nel processo di integrazione europea. [DS]

Altre fonti: Gruppo Abele, Museo storico della guerra.

Ultime su questo tema

Sindaci, cittadini e lavoratori portuali contro le armi

25 Settembre 2025
Ravenna, Genova, Trieste e Sardegna dimostrano che la responsabilità civile e istituzionale può trasformarsi in azione concreta contro la guerra. (Laura Tussi)

La guerra organizza l’accumulazione del capitale

06 Agosto 2025
La complessità della situazione attuale risiede nella sovrapposizione di vari tipi di guerre che tuttavia hanno obiettivi simili, tutte mirano allo stesso obiettivo: attaccare e sfollare le po...

Da inizio Legislatura approvati nuovi programmi militari per 42 miliardi

01 Agosto 2025
Dal Parlamento il via libera all’avvio di spese militari dal valore complessivo di oltre 42 miliardi e impegni finanziari pluriennali per 15 miliardi, con impegni annuali superiori al miliardo...

Il nucleare civile e militare. Le contromisure dei pacifisti

21 Luglio 2025
I pacifisti soprattutto si oppongono all'uso del nucleare sia per scopi civili che militari per diverse ragioni ad esempio per i rischi per la sicurezza. Infatti la gestione del materiale nucleare...

Nella nebbia dell’informazione, le guerre continuano. Il punto

18 Luglio 2025
Un vecchio-nuovo fronte aperto, nel Risiko mondiale. Intanto, l’orrore continua a Gaza e in Cisgiordania. (Raffaele Crocco)

Video

Control Arms: per un Trattato mondiale sul commercio di armi