24 settimane di guerra: il punto sulla crisi ucraina

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Con un occhio rivolto verso lo stretto di Taiwan e l’altro verso Israele che ha oggi attaccato Gaza con aerei da guerra, uccidendo almeno otto persone tra cui un comandante del gruppo della Jihad islamica, l’informazione sembra destinare sempre meno attenzione alla guerra nel cuore dell’Europa entrata ormai nella 24ma settimana di conflitto dall’inizio delle ostilità cominciate con l’invasione russa. Sul numero delle vittime (secondo l’Ucraina i militari russi uccisi sarebbero oltre 40mila) è bene restare prudenti anche se va notatao il costante aumento di quelle civili. E  così sull’evolversi della situazione militare che si concentra – almeno per le forze ucraine – nel rafforzamento del bastione di Mykolaiv, considerata la possibile testa di ponte di un’invasione diretta nella striscia del Mar Nero, un’eventualità paventata da Kiev e sempre minacciata da Mosca che non ha mai smesso i bombardamenti anche su Odessa benché proprio la città portuale ucraina sia stata il fulcro dell’unico vero passo avanti nella direzione giusta con l’apertura del traffico di derrate alimentari.

Il 1 agosto infatti ha visto solcare il mare la prima nave con grano ucraino cui è stato consentito di lasciare Odessa dopo l’accordo del 22 luglio, siglato coi buoni auspici di Turchia e Onu, per revocare il blocco russo dell’area marittima del Mar Nero. La Razoni, battente bandiera della Sierra Leone, ha lasciato i moli con un trasporto di 26.000 tonnellate di mais ucraino dirette da Odessa a Tripoli in Libano. Secondo l’ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu però l’invasione russa dell’Ucraina causerà insicurezza alimentare per almeno 40 milioni di persone. La diplomatica Linda Thomas-Greenfield ha aggiunto che l’Africa subsahariana sarà la regione più colpita dalla crisi. Al netto delle battaglie verbali e della propaganda tra Russia e Stati Uniti è certamente un fatto che la regione del Mar Nero sia una delle principali fonti di cibo per il mercato globale, con Ucraina e Russia che sono fornitrici fondamentali di grano, mais, orzo e olio di girasole su cui fanno affidamento milioni di persone in Africa, Medio Oriente e parti dell’Asia.

Se la Turchia ha avuto una parte importante nel negoziato sul grano, Erdogan continua ad essere il più attivo sul fronte diplomatico: il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha infatti nella sua agenda oggi un incontro con Vladimir Putin a Sochi che lo vede forte di aver mediato l’accordo di spedizione di grano tra Mosca e Kiev ma, secondo gli osservatori, al centro del colloquio di parlerà anche di nuovo possibile intervento militare turco in Siria. Poco o nulla su altri fronti. Oggi a Phnom Penh, in Cambogia, dove si svolge il summit dei Ministri degli Esteri dell’Asean (organizzazione regionale del Sudest asiatico), si sono incontrati Blinken, Lavrov e Wang Yi a capo delle tre diplomazie più importanti del Mondo. Ma a parte i convenevoli e le pacche sulla spalla tra Wang e Lavrov, i due ministri cinese e russo hanno snobbato Blinken e viceversa. Mentre Lavrov parlava, la ministra australiana Penny Wong ha lasciato la sala. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi e il suo omologo russo Sergei Lavrov sono invece usciti dalla plenaria di oggi quando il loro omologo giapponese stava tenendo il suo discorso. Wang per altro aveva già annullato un incontro con l’omologo giapponese Yoshimasa Hayashi giovedì dopo una dichiarazione del G7 sulla vicenda Taiwan ritenuta offensiva dalla Rpc.

Da Atlanteguerre.it

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