Shara Occidentale: le acque rubate

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Foto: Unsplash.com

La neoministra spagnola degli esteri Gonzáles Laya è volata oggi a Rabat per incontrare il suo omologo Nasser Burita, oltre al primo ministro Otmani, dopo che il parlamento marocchino ha approvato l’altro ieri due leggi che fissano unilateralmente i limiti della frontiera marittima del Marocco, sia quella delle acque territoriali e soprattutto della Zona Economica Esclusiva (ZEE) di 200 miglia marine.

Quest’ultima si sovrappone con la ZEE delle isole Canarie, da qui la nascita di un contenzioso, annunciato da tempo. La zona è particolarmente sensibile perché è tradizionalmente solcata dai pescherecci spagnoli e soprattutto per le ricerche in corso di giacimenti petroliferi al largo delle coste atlantiche.

Il contenzioso riguarda anche il Sahara Occidentale, occupato per 2/3 dal Marocco e per intero lungo gli oltre 1.000 km di costa atlantica. Il Fronte Polisario, per bocca di Mohamed Khaddad, coordinatore del Polisario presso la missione delle Nazioni Unite, ha denunciato l’atto illegittimo compiuto dal parlamento di Rabat.

Entrambe le leggi inglobano le acque prospicienti il Sahara Occidentale. Rabat ne afferma la “marocchinità”, mentre le Nazioni Unite lo considerano un territorio non autonomo cui spetta il diritto all’autodeterminazione come rivendicato da quasi mezzo secolo dal Polisario. Dal canto suo l’Unione Africana vede entrambi gli Stati, la RASD (Repubblica Araba Sahrawi Democratica, proclamata nel 1975 dal Polisario) e il Regno del Marocco, come suoi membri.

È evidente che con queste leggi, il Marocco vuole una volta di più legittimare l’occupazione del Sahara Occidentale e lo sfruttamento delle risorse marittime della costa atlantica del Sahara, particolarmente pescosa.

A dare una mano non virtuosa all’occupazione e allo sfruttamento illegali di queste acque decisiva è la politica dell’Unione Europea. Dalla fine anni ’80 l’UE ha concluso col Marocco accordi di pesca che includono le acque del Sahara Occidentale, in totale violazione del diritto internazionale, tanto che la stessa Corte di giustizia dell’UE ha più volte ribadito tale violazione anche per ciò che riguarda più in generale lo sfruttamento delle risorse naturali. Malgrado ciò l’UE ha continuato a rinnovare gli accordi di pesca, l’ultimo nel 2018, e lo stesso Parlamento europeo lo ha poi avallato.

Luciano Ardesi da Nigrizia.it

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