Iran: il colpo in canna è italiano. Parlamentari e associazioni chiedono spiegazioni

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Foto (non raffigurante quelle dell'inchiesta): Marek Studzinski da Unsplash.com

Un servizio del team investigativo The Observers dell’emittente televisiva internazionale France 24 «ha trovato prove che le cartucce per fucili prodotte dall’italo-francese Cheddite sono state utilizzate nella repressione delle proteste in Iran», confermando così le risultanze di un’inchiesta su quella società che il nostro quotidiano sta conducendo a più riprese dal marzo 2021. I giornalisti della tv francese hanno ottenuto dagli iraniani oltre 100 foto e video delle munizioni esaurite recuperate dalle proteste scoppiate in seguito alla morte per mano della polizia della 22enne Mahsa Amini il 16 settembre e represse nel sangue dalle forze di sicurezza iraniane. Nelle fotografie inviate da cittadini e attivisti iraniani, pubblicate da France 24 (https://observers.france24.com/en/middle-east/20221125-iran-protests-eu-shotgun-cartridges-cheddite-sanctions), tredici cartucce rinvenute a terra dopo le manifestazioni nelle città di Teheran, Yazd, Shiraz, Karaj, Rasht, Sanandaj e Kamyaran sono a marchio Cheddite, tra i più grandi produttori al mondo di questo tipo di munizioni con sedi operative a Livorno e Bourg-lès-Valence (Francia). Circostanza confermata anche dagli esperti in materia interpellati dalla tv.

Le foto di 10 cartucce del produttore italo-francese sono state inviate ai giornalisti dell’emittente televisiva da 1500Tasvir, un gruppo di attivisti sceso in campo per documentare le proteste. Ma quelle di altre tre provengono direttamente dagli iraniani scesi in piazza. «Un manifestante ha inviato le fotografie di una cartuccia che ha recuperato nella città centrale di Yazd, dopo che le forze di sicurezza hanno sparato su di lui e altri dimostranti il 28 settembre. Sulla base della munizione è inciso “Cheddite 12” sulla base e “Shahin 2017/24” sull’involucro in plastica verde», riporta il servizio di France 24/The Observer. Un altro partecipante alle proteste «ha inviato fotografie di una cartuccia recuperata nella capitale Teheran il 3 ottobre, dopo che le forze di sicurezza hanno sparato contro i manifestanti. La cartuccia presenta il logo Cheddite “12*12*12*12*” e una custodia di plastica gialla con la scritta “Iran 2020/01”». Ci sono poi le immagini di «un residente di Mahabad», che mostrano «una cartuccia recuperata dopo che le forze di sicurezza hanno usato fucili per reprimere una protesta il 29 ottobre». In questo caso, l’involucro di plastica verde della cartuccia che contiene i pallini «non aveva scritte», mentre «il logo presentava sulla base il “12*12*12*12*” della Cheddite».

L’azienda franco-italiana «è l’unico produttore noto a utilizzare quella sigla», denunciano ancora i giornalisti di France 24. Un membro della milizia iraniana Basij, «che si è occupato della repressione di queste proteste», ha dichiarato all’emittente televisiva che «l’equipaggiamento standard della sua unità per i fucili sono cartucce a marchio Maham», aggiungendo però che «hanno anche ricevuto cartucce da caccia da usare non contrassegnate, piene di pallini di metallo, che causano “piccole ferite dappertutto” sui corpi delle vittime». Come da almeno oltre un mese mostrano le fotografie che circolano in Rete dei manifestanti sui quali sono state sparate. La cartucce da caccia Cheddite vengono utilizzate per la caccia nel Paese degli ayatollah «almeno dal 2011», in «apparente violazione delle sanzioni dell’Ue entrate in vigore quell’anno». Il regolamento del Consiglio dell’Unione europea n. 359/2011, approvato il 12 aprile 2011, «vieta infatti l’esportazione, diretta o indiretta, [di] attrezzature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna» in Iran, comprese «armi da fuoco, munizioni e relativi accessori». Cinque esperti di sanzioni hanno dichiarato a France 24 che tale il divieto si estende anche alle cartucce per fucili e ai loro componenti, indipendentemente dall’uso previsto o dalla catena di vendita adoperata...

L'inchiesta segue su Atlanteguerre.it

Cheddite: parlamentari e associazioni chiedono spiegazioni

La vicenda delle cartucce della ditta franco italiana Cheddite, ritrovate nel 2021 nel teatro birmano e nei giorni scorsi sulle strade iraniane della protesta per la morte di Masha Amini, smuove il Parlamento italiano e le associazioni che già dal caso birmano chiesero chiarimenti  su cartucce da caccia per dare la caccia agli animali usate di fatto per dare la caccia a uomini e donne. L’onorevole Laura Boldrini sta preparando un’interrogazione parlamentare mentre un gruppo di associazioni, tra cui il nostro Atlante delle guerre e dei conflitti del Mondo, ha preso carta e penna e chiesto chiarimenti sia all’azienda che in Italia ha sede a Livorno, sia ai nostri ministeri. Agli Esteri il gruppo si era già rivolto nel 2021  quando per la prima volta fu resa nota la presenza di cartucce calibro 12 italiane nella repressione dei moti scoppiati dopo il golpe militare di febbraio in Myanmar.

In una lettera firmata da Amnesty Italia, Italia Birmania Insieme, Opal, Rete Pace Disarmo e Atlante delle guerre,  chiedono alla società franco italiana  “delucidazioni riguardo al ritrovamento e all’utilizzo di cartucce per fucili a marchio Cheddite nell’ambito della repressione delle proteste in Iran, scoppiate in seguito alla morte della ventiduenne Mahsa Amini, avvenuta il 16 settembre scorso, e sedate nel sangue dalle autorità iraniane”. La lettera è rivolta all’amministratore della società, Andrea Andreani.

Un’altra lettera dalle stesse organizzazioni è stata invece indirizzata ieri a tre ministeri italiani: all’attenzione del  Ministro Antonio Tajani (Esteri),  del Ministro Matteo Piantedosi (Interno) e al  Ministro Guido Crosetto (Difesa). “Una delle cartucce immortalate nelle fotografie in questione (divulgate da France24 ndr) mostra chiaramente – si legge nella lettera – l’incisione “Cheddite 12” sulla base e “Shahin 2017/24” sull’involucro in plastica verde, mentre un’altra munizione rinvenuta a Teheran il 3 ottobre da un manifestante, presenta il logo Cheddite “12*12*12*12*” e una custodia di plastica gialla con la scritta “Iran 2020/01”. Le associazioni chiedono “chiarimenti riguardo alla posizione di Cheddite S.r.l., a eventuali autorizzazioni concesse da UAMA di cui non siamo a conoscenza e a eventuali accordi di licenza di esportazione con Zsr Patlayici Sanayi A.S., che consentano l’esportazione di munizioni riportanti il marchio Cheddite in Iran”.

Nella lettera si ricorda infatti che “Come già emerso in occasione delle precedenti inchieste sull’utilizzo di munizioni Cheddite nell’ambito della repressione delle proteste scoppiate in Myanmar/Birmania a seguito del colpo di stato militare del 1° febbraio 2021, anche in questo caso poterebbe sussistere un coinvolgimento della società turca Yavaşçalar YAF, un marchio della società turca Zsr Patlayici Sanayi A.S., che utilizza proiettili di gomma con componenti di munizioni prodotte dalla società Cheddite S.r.l.”.

Da Atlanteguerre.it

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