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Benvenuto 2014! Continuiamo il cammino per la pace e il disarmo
Finanza e armi
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Nel 2013 Unimondo ha puntualmente informato sulle numerose iniziative delle associazioni della società civile per promuovere l’impegno per la pace, la nonviolenza, il disarmo, il controllo del commercio di armamenti. Se, grazie soprattutto all’impegno della Rete Italiana per il Disarmo, il tema dell’acquisto dei cacciabombardieri F-35 ha fatto breccia nell’opinione pubblica ed è finalmente entrato nel dibattito politico nazionale, tante altre proposte e iniziative non hanno trovato attenzione adeguata sui media nazionali: dall’agenda di pace proposta alla vigilia delle elezioni all’appello per la “Festa della Repubblica che ripudia la guerra”, al controllo dell’export di armi italiane fino al “Tour commerciale della portaerei Cavour” diversi appelli, rilanciati da Unimondo, hanno trovato poco ascolto da parte dei mezzi di informazione.
Ma non ci scoraggiamo. Nel 2013 ci sono stati infatti anche alcuni fatti importanti per il cammino della pace che non vanno assolutamente dimenticati: a cominciare dall’approvazione all’Onu del Trattato sul commercio di armi al lancio della campagna “Stop Killer Robots” fino alla recente – e significativa – approvazione nella Legge di Stabilità di un finanziamento per i Corpi civili di pace.
Il 2013 ci ha strappato un grande amico, Massimo Paolicelli, un uomo mite, forte della sola forza della verità e della nonviolenza. E’ ricordando lui che auguriamo a tutti gli amici di Unimondo un 2014 denso di rinnovato impegno per la pace. Buon Anno a tutti!
Volgendo un ultimo sguardo all’anno appena concluso presentiamo, in dodici articoli, i dodici mesi del nostro impegno per la pace e il disarmo e per la denuncia della rinnovata corsa agli armamenti.
Ripresa degli affari per l’industria armiera europea: nel 2011 sono aumentati del 18,3% gli ordinativi per esportazioni di sistemi militari che hanno superato i 37,5 miliardi di euro. Crescono soprattutto le autorizzazioni per il Medio Oriente e l'Asia, diminuiscono agli Usa. Aumentano anche le consegne di armi: ma su queste il Rapporto UE non presenta i dati perché diversi paesi (tra cui Germania e UK) non li hanno resi noti. Il governo italiano “trucca” i dati. E l’UE avverte: “la crisi economica sta trasformando alcuni ministri della Difesa in promotori delle esportazioni esplicitamente riconosciuti”. (15 gennaio)
In materia di esportazioni di armamenti le ultime due legislature hanno mostrato una preoccupante convergenza: la “strana maggioranza” del governo Monti, sulla scia del governo Berlusconi, non solo ha continuato ad autorizzare esportazioni di sistemi militari a governi autoritari e a paesi in zone di conflitto, ma non ha ritenuto di ripristinare le informazioni sottratte dal precedente governo e, anzi, ha presentato dati alquanto incongrui nelle diverse relazioni ufficiali. C'è da augurarsi che il prossimo governo voglia riallacciare il proficuo confronto con le associazioni della società civile su una materia di fondamentale importanza per la sicurezza comune e la pace. (22 febbraio)
La decisione del governo italiano di non far rientrare a New Delhi i due marò sotto processo in India ha riportato all’attenzione la faccenda delle presunte tangenti pagate per favorire il contratto per la vendita dei 12 elicotteri AW 101 della Agusta Westland all’aeronautica militare indiana. Al di là delle questioni di cui si sta occupando la magistratura, di quella commessa da 560 milioni di euro per gli elicotteri all'India non si trova traccia nelle ultime Relazioni della Presidenza del Consiglio. Un fatto che solleva ulteriori interrogativi sulla trasparenza degli ultimi governi (Berlusconi e Monti) sulle esportazioni di armamenti. (13 marzo)
“E’ cresciuto di oltre il 20% l’export di armi bresciane e nel 2012 ha raggiunto la cifra record di 316 milioni di euro. Nell'anno delle stragi di bambini, forte incremento dell’export verso gli USA ma tra i maggiori acquirenti figurano – nonostante il conflitto nella vicina Siria – la Turchia e anche l’India: in calo le esportazioni verso i paesi UE”. Lo riporta un comunicato di OPAL, l'Osservatorio bresciano sulle armi leggere alla vigilia di EXA, la mostra delle armi di Brescia. “Sarebbe alquanto limitativo leggere questi dati solo come un successo industriale quasi che esportare armi sia un modo per far fronte alla crisi economica del nostro paese” – commenta Piergiulio Biatta, presidente di OPAL. (10 aprile)
La Rete Italiana per il Disarmo ha inviato ieri una lettera formale alla Presidenza del Consiglio per chiedere che venga resa nota al più presto la Relazione annuale sulle esportazioni italiane di sistemi militari e affinché il governo riprenda il confronto con le associazioni della società civile che da anni svolgono un’attenta azione di monitoraggio sulla materia. Rete Disarmo chiede al governo di ripristinare la completa informazione che negli anni della precedente legislatura è stata fortemente compromessa su diversi aspetti e di apportare i necessari cambiamenti migliorativi per rendere la materia più trasparente per un efficace controllo del Parlamento e delle associazioni della società civile. (23 maggio)
Sui cacciabombardieri F-35, il Parlamento ha deciso l’ennesimo rinvio: la mozione della maggioranza impegna però il Governo “a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito”. “Il Parlamento – riporta la nota della campagna ‘Taglia le ali alle armi’ – avrebbe potuto fare oggi la cosa giusta: decidere la cancellazione del programma, oppure una sospensione immediata e definita nel tempo. E avrebbe potuto decidere oggi l’istituzione di una Commissione di indagine. “E’ comunque un primo passo, ma non è sufficiente: la nostra campagna continua”. (27 giugno)
Sarà stata l’eredità del precedente governo Berlusconi. Sarà perché dittatori e paesi in conflitto sono da sempre i maggiori compratori di armi. O sarà forse perché, grazie alla modifica della legge 185/1990, dallo scorso anno la competenza è passata alla nuova Autorità nazionale per le Autorizzazioni di Materiali di Armamento presso – si noti – la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese. Resta il fatto che il governo Monti è riuscito a superare anche il “commesso viaggiatore” di Arcore esportando quasi 3 miliardi di armi, da Israele al Kazakistan, dal Ciad al Turkmenistan. Da cui Letta ha prontamente preso le distanze. Unimondo analizza i dati della Relazione che non è ancora pubblica. (15 luglio)
E’ stata la maggior commessa italiana di sistemi militari di tutti gli anni ’90. Ed è proseguita fino al 2009: destinazione Damasco, Siria. Valore 400 miliardi di lire. E’ la fornitura di 500 sistemi di puntamento Turms prodotti dalle Officine Galileo per i carri armati T72 di fabbricazione sovietica: quelli che i militari di Bashar al-Assad hanno usato per sparare sulla popolazione. Poi l’Italia, ufficialmente, ha smesso di inviare armi in Siria. Ma, con lo scoppio della guerra civile, da Brescia sono partiti cargo di armi per i paesi confinanti soprattutto la Turchia. “Difficile credere che si tratti solo armi per il tiro al piattello” – denuncia l’Osservatorio OPAL di Brescia. (29 agosto)
Con il voto favorevole unanime di ieri al Senato, l’Italia si appresta ad essere il quinto paese al mondo e il primo dell’Unione Europea che ratifica il Trattato internazionale sul commercio di armi. Soddisfazione delle associazioni della società civile italiana che hanno promosso la campagna Control Arms. “E’ un passo importante verso l’entrata in vigore del Trattato – che necessita 50 ratifiche – soprattutto per la rilevanza del nostro paese nel commercio d’armamenti”, riporta la nota di Rete Disarmo. La gioia della campagna Control Arms per la firma ieri al Palazzo di Vetro da parte degli Stati Uniti. (26 settembre)
Sono sempre loro: BNP Paribas e Deutsche Bank. Già ai vertici delle operazioni a sostegno dell’export militare italiano, figurano anche tra i gruppi bancari europei più attivi nel finanziare l’industria degli armamenti nucleari. Sono preceduti solo dalla britannica Royal Bank of Scotland nella lista delle banche europee “most heavily involved” (più pesantemente coinvolte) nel supporto ai produttori di armi nucleari. Lo documenta il rapporto“Don’t Bank on the bomb” diffuso ieri a livello mondiale dalla campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) di cui la Rete Disarmo è partner italiano. (11 ottobre)
“Cara Cavour non ci sfuggirai! Sei sotto il controllo dei nostri radar!”. E’ questo il messaggio che Rete Italiana per il Disarmo insieme ad altre cento associazioni della società civile inviano al Ministero della Difesa. Dopo che Unimondo ha sollevato il caso del “tour promozionale del made in Italy anche bellico” della portaerei Cavour e la forte presa di posizione di Rete Disarmo che – con un comunicato – ha definito l’iniziativa “spregiudicata e inaccettabile”, il mondo pacifista e della cooperazione lancia oggi sui social network un’iniziativa di controllo attivo del tour commerciale-armiero nel Golfo Persico e in Africa. Su Facebook è la pagina "Controlliamo il Tour Cavour" e su Twitter invito a fare controinformazione agli hashtag aperti da Finmeccanica: #Cavour e #Cavour4Italy. (21 novembre)
Ad un anno dalla tragica strage nella scuola elementare di Newtown in Connecticut (USA) nella quale 26 persone, di cui 20 bambini e sei insegnanti, vennero uccise da un ventenne, la ditta Beretta ha rifiutato di incontrare una delegazione inter-religiosa appositamente venuta a Brescia dagli Stati Uniti per presentare le proprie proposte ai produttori di armi italiani. La delegazione, guidata dal vescovo della Chiesa Battista della città di Baltimora, Douglas I. Miles, e accompagnata dall’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere (OPAL) si è recata alla sede della Fabbrica d’armi Beretta a Gardone Val Trompia: ma la delegazione della Metro Industrial Areas Foundation (Metro IAF) è stata tenuta in sala d’attesa. (11 dicembre)
Articolo a cura di Giorgio Beretta