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Si strumentalizza la guerra in Ucraina per incrementare la spesa militare
Economia di guerra
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Foto: Chuanchai Pundej da Unsplash.com
“Se basta il limitato sostegno all’Ucraina per mettere in difficoltà le scorte belliche italiane, allora c’è un problema. Per questo credo che, invece, Kiev venga usata solo per giustificare nuovi fondi all’industria della Difesa italiana”. questa l'opinione di Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne di Rete Italiana Pace e Disarmo, davanti alle parole del ministro Guido Crosetto che, in audizione alle commissioni riunite della Difesa della Camera e degli Affari esteri e Difesa del Senato, ha chiesto di slegare le spese militari dal Patto di stabilità.
Per Vignarca, “Nell’audizione il ministro Crosetto ha detto cose rilevanti sulla diversa impostazione del controllo delle missioni all’estero, sul sostegno al percorso interforze. Insomma, se realizzerà o inizierà a realizzare tutto quello che ha detto saremmo di fronte a un cambio molto netto delle forze armate e in generale dell’aspetto della Difesa italiana. Entrando nello specifico della fornitura di armi all’Ucraina, ha fatto affermazioni forti ed è difficile stabilire se siano supportate dalla realtà o meno, proprio perché la scelta, anche del governo Meloni, di secretare la lista delle armi inviate rende impossibile capire se realmente stanno svuotando i magazzini, se ci sarà carenza e di che cosa".
Sfruttare la situazione in Ucraina per rafforzare un percorso iniziato già con Guerini e con i precedenti governi, ossia quello di un sostegno all’industria militare, sembra per Vignarca "abbastanza preoccupante“. L’invio in Ucraina di armi sempre più pesanti per i movimenti pacifisti sembra però una scusa per incrementare la spesa militare e alimentare concretamente il rischio di una catastrofe, anche nucleare. "Sembra davvero un pretesto per sostenere ancora una volta l’industria militare», ha aggiunto Vignarca. ll ministro Tajani ha parlato di aiuti militari per un miliardo. L’Italia negli ultimi due anni ha speso 16 miliardi in armamenti, oltre 25 negli ultimi cinque. Se basta un limitato aiuto esterno a svuotare le nostre scorte, è evidente che si tratta di una scusa: si strumentalizza la guerra in Ucraina per incrementare ancora una spesa già in crescita da anni".
Proprio per questo motivo, ha concluso Vignarca, “Io credo che in realtà, e questo sarebbe grave, si tratti solo di un escamotage politico per rendere accettabile e giustificare la crescita delle spese militari sfruttando l’Ucraina”.
Intanto secondo un sondaggio SGW- Greenpeace fatto dal 11 al 16 gennaio e i cui risultati sono stati diffusi poche ore dopo la presentazione delle linee programmatiche del ministro della Difesa Crosetto, italiane e italiani dimostrano di avere le idee chiare sulla direzione da percorrere: verso un futuro con meno armi, verde e di Pace. La maggioranza degli italiani si schiera, infatti, contro l’aumento della spesa militare: il 55% degli intervistati boccia la proposta del governo di portare il budget della Difesa al 2% del Pil entro il 2028. Solo il 23% è favorevole ad aumentare la spesa militare.
Il 53 per cento delle persone intervistate ritiene che “alla luce dell’attuale situazione internazionale politica ed energetica” l’Italia debba investire “esclusivamente” (27%) o “in gran parte” (26%) nella transizione energetica. Solo il 22 per cento ritiene che il Paese debba puntare “in egual misura tra fonti fossili e transizione energetica”. Marginali le percentuali di chi vuole che l’Italia investa “in gran parte” (6%) o “esclusivamente” (3%) nelle fonti fossili.
Maggioranza schiacciante anche sulla proposta di tassare al 100 per cento gli extra profitti delle aziende del gas e del petrolio e utilizzare il ricavato per contrastare il caro bollette (80%) e investire in energie rinnovabili (76%). Più di due italiani su tre (69%), inoltre, vorrebbero tassare anche gli extra profitti delle aziende della difesa. Solo il 12 per cento è contrario.
Per Greenpeace "Questo sondaggio conferma che per la maggioranza degli italiani la priorità è fermare il caro bollette e potenziare le energie rinnovabili. I risultati ci danno indicazioni inequivocabili anche su come finanziare questo cambio di rotta, ovvero tassando gli extra profitti di chi sta guadagnando da questo periodo di crisi: non solo le aziende fossili, ma anche quelle della difesa. Il nostro Paese deve smettere di investire nelle infrastrutture fossili e nelle armi!".