Giornata Mondiale dell’Alimentazione: un appello per il cambiamento

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Foto: Pexels.com

Il 16 ottobre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. In questa occasione, la FAO - Organizzazione delle Nazioni Unite per il Cibo e l’Agricoltura – ringrazia tutti quei piccoli produttori che, nonostante il difficile periodo che stiamo vivendo, continuano a fornire prodotti alimentari alle loro comunità in modo sano e sostenibile per il nostro pianeta. 

Le storie raccolte dalla FAO nel quadro dei progetti di cooperazione allo sviluppo portati avanti in questi anni, ci parlano delle esperienze di Molla Sineshaw, agricoltore in Etiopia, di Raquel Diego, agricoltrice messicana, di María Perez, della comunità indigena Ixil in Guatemala, e di molti altri che con le loro comunità hanno rafforzato la produzione per garantire cibo sufficiente e aiutare interi villaggi ad uscire dalla povertà. Viene citato dalla FAO anche il Centro Agroalimentare di Roma, dove i mercati all'ingrosso, nonostante le difficoltà di logistica durante il lockdown, hanno garantito la distribuzione di un'ampia gamma di prodotti. In Africa, lo chef ghanese Elijah Addo, fondatore dell’organizzazione no-profit "Food for All Africa”, durante la pandemia ha aiutato le persone in difficoltà incrementando la distribuzione di cibo che altrimenti sarebbe andato sprecato e, in seguito, ha iniziato a distribuire oltre 3.000 pasti caldi alla settimana a famiglie vulnerabili. 

Storie di speranza in un mondo che, sottolinea la FAO, ha fatto notevoli progressi nel migliorare la produttività agricola e tuttavia, “anche se oggi produciamo cibo più che sufficiente per nutrire tutti, i nostri sistemi alimentari restano squilibrati”.

Il primo e peggiore effetto delle disuguaglianze è proprio la fame. Lo vediamo negli impatti dei cambiamenti climatici, che mettono a rischio la vita delle persone che vivono nelle aree più povere del mondo, per le quali la perdita di un raccolto a causa di una siccità significa non aver più cibo a sufficienza. Malnutrizione, indebitamento, povertàconflittimigrazioni sono le conseguenze.

La Giornata Mondiale dell'Alimentazione, al motto di “Coltivare, nutrire, preservare. Insieme”, fa appello alla solidarietà globale per aiutare i più vulnerabili a risollevarsi dalla crisi e rendere i sistemi alimentari più solidi. L’accento è posto suipiccoli agricoltori come Raquel, Maria, Molla, che producono fino all'80% del cibo del mondo ma che oggi sono i primi a soffrire degli squilibri globali ed i più vulnerabili alla povertà ed alla fame. 

Le disuguaglianze sono acuite dalla pandemia di Covid-19. Secondo il Rapporto sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo pubblicato a luglio dalle Nazioni Unite, nel 2019, 690 milioni di persone hanno vissuto la fame come una realtà quotidiana e la pandemia ha reso questa situazione ancora più drammatica: si stima che nel 2020 altre 132 milioni di persone stiano soffrendo di malnutrizione.

Un’emergenza umanitaria di cui il mondo è sempre più cosciente. Significativa da questo punto di vista è l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2020 al World Food Programme – Programma Alimentare Mondiale: l’agenzia dell'Onu per la lotta alla fame è stata premiata "per i suoi sforzi nel combattere la fame, per il suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e per aver agito per prevenire l’uso della fame come un’arma nella guerra e nel conflitto". 

L’invito che lancia la FAO, organizzazione promotrice della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, è di cogliere la crisi del COVID-19 come un’opportunità di cambiamento. Ognuno di noi può fare qualcosa, ad esempio evitando gli sprechi e scegliendo con cura i prodotti che acquistiamo nel rispetto della terra, dell’ambiente e dei diritti umani. Per quanto riguarda le politiche, tra le piste di lavoro indicate vi è la promozione delle tecnologie: “Le nuove tecnologie prevedono cambiamenti rivoluzionari per i piccoli agricoltori. Tra queste ci sono l’uso di immagini satellitari e di applicazioni mobili che possono ottimizzare le filiere alimentari, aumentare l'accesso ad alimenti nutrienti, ridurre gli sprechi alimentari, migliorare la gestione delle risorse idriche, combattere malattie e parassiti, monitorare le foreste o preparare gli agricoltori ad affrontare le calamità naturali”.

Diversi sistemi sono già sperimentati e applicati, come riporta il sito di approfondimento Ong 2.0, curato da un consorzio di Organizzazioni Non Governative impegnate a studiare ed applicare le nuove tecnologie a servizio dello sviluppo e della lotta alla povertà. È il caso, ad esempio, delle tecnologie della comunicazione volte a facilitare il dialogo tra diversi attori in contesti rurali. Il dialogo e la circolazione delle informazioni sono necessari per facilitare la collaborazione tra piccoli produttori e agenzie governative. - Riporta Simone Sala, consulente FAO. - Certe dinamiche, in ambito agricolo, sono simili sia in Italia sia in paesi africani. Un problema comune sta proprio nell’accesso alle tecnologie che potrebbero permettere una maggiore diversificazione dei mercati. Oggi le aziende agricole sono mediamente piccole e di conseguenza non hanno le capacità economiche per investire nelle tecnologie. L’intervento statale può permettere di superare certe barriere”. Come nella visione di Diego Urbano, giovane studente in Colombia che sta imparando a usare le tecnologie digitali per migliorare l'efficienza idrica nella produzione del caffè, nell’ambito dell’iniziativa FAO "Smart Agro": un’iniziativa che si basa sulle tecnologie digitali, i Big data e l'Internet delle cose (IoT) per monitorare le condizioni atmosferiche per un'agricoltura più efficiente. "Vogliamo restare sui campi? Certo, ma vogliamo essere innovativi nel modo in cui produciamo, commercializziamo e consumiamo!"

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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