Intervista con Lorenzo Cassol, giovane regista bellunese

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Lorenzo Cassol, classe 1998, è un regista bellunese e il suo forte legame con il territorio delle Dolomiti lo sta spingendo a realizzare vari lavori cinematografici con l’idea di fare spettacolo ed educazione ambientale contemporaneamente. Vediamo chi è!

Come nasce questa tua passione per il cinema?

Mi occupo di regia nel campo della cinematografia, ma anche della pubblicità, infatti ho frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano seguendo la parte dedicata al cinema d’impresa. La mia passione per il cinema nasce fotografando e analizzando il contesto della provincia di Belluno, i miei lavori si concentrano principalmente su questo territorio, che mi appartiene e che amo.

L’essere nato e cresciuto tra le montagne bellunesi mi ha permesso di appassionarmi e di trovare il modo per raccontarle attraverso le immagini che filmo: cerco di parlare di storie e situazioni particolari, che escano dagli schemi della quotidianità. Per cui ho sempre concentrato i miei studi sul contesto locale, trattando temi importanti, come lo spopolamento delle montagne ad esempio, con lo scopo di trasmettere dei messaggi sociali, ma anche l’amore che provo per queste zone.

Guardare il mondo, sia nel locale che nel globale, è alla base del mio lavoro, perché da queste prime osservazioni e analisi capisco cosa c’è, in termini di comunicazione, e cosa c’è bisogno di raccontare. E di solito le storie non dette sono veramente numerose. Ci sono diversi modi di narrare, io personalmente preferisco il format del cortometraggio e del documentario.

È importante parlare di cinema sociale al giorno d’oggi?

Certo. Le immagini permettono di raccontare a fondo, mostrare, spiegare il territorio e soprattutto sviscerarne gli aspetti più difficili da cogliere. Quindi quasi sempre si arriva a parlare di “sociale”, di storie personali ma anche collettive, comunitarie. Con pochi minuti, grazie al cinema, si può presentare quello che in un altro modo si dovrebbe raccontare in ore e ore. Invece con la telecamera, pochi secondi di filmato mi permettono di condividere moltissimo. Questo grazie soprattutto ai cortometraggi, ma anche ai documentari che lasciano esplorare in profondità alcune dinamiche sociali e comportamenti umani. 

Con un film si può fare educazione?

Con il cinema si può fare educazione, sì, e questo per tutte le fasce di età, perché con un video si coinvolge sia un pubblico di piccini che di adulti. I film, se ben realizzati, hanno il potere di appassionare tutti e lasciare che il pubblico si immedesimi. L’immedesimarsi nelle situazioni narrate è fondamentale, sia per catturare lo spettatore, ma anche per trasmettergli un messaggio educativo.

Ad esempio, uno dei primi cortometraggi che ho realizzato ha riguardato la tematica dei cosiddetti ragazzi Hikikomori (ndr, termine giapponese utilizzato per indicare chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, restando rinchiuso nella propria abitazione ed evitano qualunque tipo di contatto diretto con il mondo esterno). Il film, ambientato a Belluno e girato in collaborazione con l’Associazione Hikikomori Italia, mi ha permesso di toccare un tema molto attuale, presente anche nel nostro paese, di cui però poco di sa. Oppure, un secondo corto che ho realizzato da poco, con lo scopo di fare sensibilizzazione ed educazione allo stesso tempo, ha riguardato il tema della violenza sulle donne. Anche questo progetto dal titolo L'Aurora (https://www.progettocast.it/), co-finanziato da vari enti come il Ministero per le Pari Opportunità, l’Associazione di Caserta “Spazio Donna” e prodotto da Kublai Film, è stato girato a Feltre, sempre nel territorio della provincia di Belluno, con l’idea di fare sensibilizzazione su questo delicato argomento. 

Quale sarà il tuo prossimo progetto?

Il prossimo progettò che seguirò, riguarderà una cosa nuova per me, perché si tratta di un festival cinematografico. Una delle mie varie passioni, essendo bellunese, è infatti l’ambiente naturale, quindi ho iniziato a guardare cosa già fosse, sia a livello nazionale che internazionale, sul tema della biodiversità e mi sono reso conto che non esiste un vero e proprio festival dedicato alla biodiversità agricola.

Ecco che assieme ai ragazzi del team Triticum Dolomiti (ndr, “Triticum Dolomiti, dal seme al pane partendo dalla terra” è una realtà che si pone come obiettivo quello di sviluppare un'agricoltura rigenerativa e sostenibile senza l’uso di chimica di sintesi in Valbelluna, grazie alla coltivazione di cereali locali e resistenti alle nuove condizioni climatiche, ricostruendo nel frattempo paesaggi ed ecosistemi) stiamo organizzando questo evento cinematografico. L’obiettivo del Bio Film Festival è quello di condividere e far conoscere la biodiversità legata al mondo contadino e di creare dibattito e consapevolezza attorno a questo tema, tanto delicato quanto attuale. Si tratta di un festival cinematografico volto alla valorizzazione delle opere di talenti italiani e internazionali che raccontano attraverso i loro film la biodiversità agricola in tutte le sue sfaccettature.

Il festival è pensato per accogliere il cinema breve, storie che emergono in pochi minuti, ma anche documentari e film di finzione o animazione. Ad oggi abbiamo già ricevuto documentari provenienti da Spagna, Brasile, e Argentina.

Il Bio Film Festival è alla prima edizione ma spero che possa diventare un punto di riferimento per incontri e riflessioni sull'importanza della biodiversità nel mondo. L’evento si terrà nel mese di settembre e rappresenterà anche un modo per ringraziare e festeggiare insieme il raccolto di quest'anno. Il logo del festival mostra un bambino, simbolo di purezza, che con i suoi passi ripopola un mondo grigio di una biodiversità ormai perduta.

Per avere ulteriori informazioni su questo evento si può visitare il sito: www.biofilmfestival.it, mentre per contattare il regista Lorenzo Cassol è possibile scrivergli a questo indirizzo [email protected]

Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.

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