I diritti violati lungo la rotta balcanica: Croazia (seconda parte)

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Foto: Unsplash.com

Riprendiamo il nostro viaggio lungo la rotta balcanica, attraverso gli occhi e le parole della società civile, che continua a lavorare per la tutela dei diritti delle persone migranti. Dopo avere inquadrato la situazione (qui le parole di Diego Saccora) e raccontato la situazione in Bosnia Erzegovina (qui l’intervista a Silvia Maraone), ci soffermiamo ora sulla Croazia. Ne abbiamo parlato con Maddalena Avon del CMS – Centar za Mirovne Studije (Centro Studi per la Pace) di Zagabria in questa intervista che prosegue oggi. Qui la prima parte.

MD: Si parla spesso di criminalizzazione della solidarietà. È un fenomeno che coinvolge anche la Croazia e la vostra organizzazione? 

MA: Il lavoro di denuncia che facciamo non è senza conseguenze. Nel 2017 era stato proposto un emendamento alla legge esistente per cui si sarebbero criminalizzati i cittadini che offrivano un panino ad un’altra persona senza documenti. Fortunatamente, siamo riusciti ad evitare l’approvazione della modifica grazie al lavoro di pressione e advocacy.

Ciononostante, ci troviamo sempre in una zona grigia. Proprio in quegli anni (2016/2017), spesso trovavamo persone fuori dal nostro ufficio che, dalla Serbia, erano arrivate fino a Zagabria. Ci chiedevano di essere accompagnate in polizia per fare la richiesta d’asilo, perché qui la richiesta può essere formalizzata solo davanti a un ufficiale di polizia. Lì succedeva che persino noi operatori venissimo trattenuti per più ore, minacciati e accusati di aver fatto entrare illegalmente le persone migranti attraverso il confine, favorendo l’immigrazione clandestina. 

Nel settembre 2018, al CMS è stato vietato l’ingresso nei centri d’accoglienza. I centri in Croazia sono gestiti dal Ministero degli Interni, che decide chi può entrare e chi no. La motivazione che ci è stata comunicata è che nei centri non c’era più spazio. Ma, confrontandoci con le altre organizzazioni, sappiamo che la vera motivazione è politica.

Il divieto è stato applicato nonostante il CMS sia riconosciuto dallo Stato come uno degli enti che offre supporto legale gratuito. Insomma, dal 2018 nemmeno nel caso in cui avessimo degli assistiti all’interno dei centri, ci è consentito accedere. Così siamo dovuti diventare più “creativi” nella comunicazione con le persone migranti, per far loro sapere che fuori offriamo corsi di lingua, supporto legale, etc. 

Poi è arrivato il Covid. Con la pandemia è stato vietato l’ingresso a tutte le organizzazioni – a parte Croce Rossa croata e Médecins du Mond – nonostante quasi tutte le persone che lavorano e abitano dentro i centri siano ora vaccinate. Adesso, la pandemia viene usata come scusa per non lasciar entrare nessuno. 

MD: Com’è percepita questa situazione dalla popolazione?

MA: Nel 2018, grazie ad uno studio longitudinale sul razzismo e la xenofobia in Croazia, abbiamo potuto concludere che la maggioranza dei cittadini non approva le pratiche violente della polizia. 

Ci sono testimonianze di persone delle comunità locali al confine che parlano del loro incontro solidale con le persone migranti. Sono apparse lettere pubbliche in cui i cittadini hanno condannato queste pratiche: parliamo di membri della stessa polizia, alpinisti, cittadini che vivono in piccole città della Dalmazia. 

E poi c’è un altro lato della medaglia e cioè che le persone hanno paura. E la paura è nata proprio in conseguenza alla criminalizzazione di chi si mostra solidale. Gli stessi migranti ci raccontano che sono stati i cittadini lungo la rotta a chiamare la polizia. Però, qui c’è da chiedersi se la popolazione è al corrente di cosa comporti chiamare la polizia. In una situazione di stato di diritto che funziona, è normale presupporre che la polizia risolverà un problema. Ma qui la stessa ambulanza, quando viene contattata, risponde che deve aspettare l’intervento della polizia. Quindi, è possibile che la polizia venga chiamata anche in buona fede. 

Inoltre, c’è da dire che la Croazia è un Paese etnicamente e culturalmente molto omogeneo. Sicuramente c’è un lavoro da fare per quanto riguarda la percezione dell’altro, però in generale riscontriamo interesse per il tema e disapprovazione delle pratiche violente, oltre che l’importanza di contrastarle.  

MD: dal punto di vista politico, qual è il dibattito interno? 

MA: Qui è necessario fare una premessa. La Croazia è tuttora in trattativa per l’entrata nello spazio Schengen, cioè l’area di libera circolazione. Le violazioni dei diritti umani non sono state messe in agenda come elemento di preoccupazione per l'accesso all'area Schengen, anzi, altri Stati membri hanno lodato l’operato della Croazia per quanto riguarda la difesa dei confini. 

Al momento il Presidente, il Primo Ministro e il Ministro degli Interni continuano a negare che la Croazia violi i diritti umani delle persone migranti. Non solo. Sostengono anche che le ONG, gli attivisti, la Ombudswoman nazionale (Garante nazionale dei diritti), la società civile, insomma tutti mentano e stiano creando una grande cospirazione contro il Ministero degli Interni. 

In un incontro con Human Rights Watch, la Segretaria di Stato ha detto di essere convinta che ci siano degli attivisti che si travestono da poliziotti e che vanno a picchiare i migranti. Il capo della polizia di frontiera Ničeno ha affermato pubblicamente che i migranti si comprerebbero e si cospargerebbero di sciroppo d’acero per sembrare insanguinati e mandare le foto ai soccorsi o alle organizzazioni. Credo che sia evidente che è estremamente problematico il fatto che simili affermazioni vengano fatte dalle istituzioni sui media pubblici senza alcuna vergogna. 

Quando è uscita la sentenza CEDU di colpevolezza della Croazia, il Ministro dell’Interno Božinović ha dichiarato candidamente, per due volte consecutive nell’arco di un mese, che non aveva avuto ancora modo di leggere la sentenza. Quando sono stati diffusi i video delle persone in uniforme che picchiavano i migranti, affermò che non capiva perché questa sarebbe dovuta essere una sua preoccupazione e perché se ne sarebbe dovuto assumere la responsabilità. 

Il punto è che negli anni c’è stato una normalizzazione di questi episodi, per cui dichiarazioni agghiaccianti e imbarazzanti come queste fanno ormai parte del discorso pubblico quotidiano. 

MD: ci sono state delle indagini a livello europeo? 

MA: La European Ombudswoman ha aperto un’investigazione grazie alla pressione di Amnesty International sul cattiva gestione dei fondi. La Croazia ha ricevuto molti soldi – anche alla luce della candidatura Schengen – per la gestione delle frontiere. Amnesty ha fatto pressione affinché si indagasse su come vengono usati i fondi per la gestione dei confini e, in particolare, quelli alla voce relativa al rispetto dei diritti umani. 

A livello di Parlamento europeo ci sono state diverse interrogazioni parlamentari da parte di alcuni – pochi – politici impegnati su questo tema. È giusto sottolineare che ci sono delle forze politiche impegnate su questi temi, ma rimane che la difesa dei diritti dei migranti non è in cima alla lista delle priorità delle istituzioni europee

Un’altra notizia è che a giugno 2021 in Croazia – primo Stato in Europa – è stato introdotto un meccanismo indipendente di monitoraggio dei confini per verificare i fatti. Ma questo meccanismo non è stato costituito in modo trasparente. Ad oggi non è assolutamente indipendente e quindi è prevedibile che non sarà efficace. Questo perché è stato lo stesso Ministero degli Interni a decidere chi farà parte del meccanismo: dove sta l’indipendenza quando loro hanno scelto chi andrà a controllare il loro operato? 

Per di più, ad una riunione a porte chiuse in cui sono state chieste delle spiegazioni, i componenti del meccanismo hanno affermato che loro non parlano con i migranti. 

Nel dicembre 2021 viene pubblicato il report dei primi sei mesi di operato del meccanismo su un sito assolutamente insospettabile (l’equivalente del sito dell’azienda sanitaria). Nel report si confermava che la polizia effettua atti illegali e a volte violenti nei confronti dei migranti. Allora il CMS riprende questo report e lo pubblica a sua volta. Ma di lì a poco il documento scompare. 

Ovviamente siamo andati a chiedere spiegazioni: ci rispondono che qualcuno aveva pubblicato il documento per errore. Ebbene, appena una settimana dopo, il report esce nuovamente, stavolta sul sito appropriato: la frase relativa alle violazioni era scomparsa. Di tutto il report, solo quella frase. 

Ho menzionato questo esempio perché crediamo sia l’emblema dei seri problemi di trasparenza, se non di stato di diritto, che ci sono in Croazia. 

Il CMS ha pubblicato il confronto tra i due documenti, ma questo non ha suscitato alcun scandalo a livello di dibattito pubblico. Un fatto indicativo di quali siano le priorità politiche di questo Paese. 

Maddalena D'Aquilio

Laureata in filosofia all'Università di Trento, sono un'avida lettrice e una ricercatrice di storie da ascoltare e da raccontare. Viaggiatrice indomita, sono sempre "sospesa fra voglie alternate di andare e restare" (come cantava Guccini), così appena posso metto insieme la mia piccola valigia e parto… finora ho viaggiato in Europa e in America Latina e ho vissuto a Malta, Albania e Australia, ma non vedo l'ora di scoprire nuove terre e nuove culture. Amo la diversità in tutte le sue forme. Scrivere è la mia passione e quando lo faccio vado a dormire soddisfatta. Così scrivo sempre e a proposito di tutto. Nel resto del tempo faccio workout e cerco di stare nella natura il più possibile. Odio le ingiustizie e sogno un futuro green.

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