Sviluppo urbano, 10 consigli per progettare la sostenibilità

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Architettura e sviluppo, ingegneria e sostenibilità: binomi possibili per gli spazi urbani? La strategia è coinvolgere le comunità nella pianificazione urbana ed utilizzare la tecnologia per lo sviluppo umano. Dagli studi sugli slums a piattaforme di crowdmapping come Ushaidi, ecco i suggerimenti di un gruppo di esperti del Global Development Network a proposito dell’evoluzione delle città.

“Le città non sono come macchine, progettate e controllate attraverso consistenti flussi di dati; devono poter cambiare ed evolvere e questo processo non è una semplice ottimizzazione ingegneristica, soprattutto se si guarda alle questioni dello sviluppo”. Secondo Luis M. A. Bettencourt, professore di sistemi compessi al Santa Fe Institute, la possibilità di cambiare ed evolvere è fondamentale. C’è bisogno di input da tutti i livelli della società ed il coinvolgimento della comunità è la chiave per identificare le priorità e dare vita a soluzioni pratiche. Non a caso Il Santa Fe Institute porta avanti un progetto in collaborazione con Slum Dwellers International, per meglio studiare e monitorare le condizioni di vita nei quartieri informali a ridosso delle grandi città, conosciuti come slums, dove vivono milioni di persone.

Manu Fernandez, progettista urbano per Human Scale City a Bilbao, suggerisce di non sovrastimare il ruolo della tecnologia. Al di là delle competenze tecniche, lo sviluppo umano richiede attenzione al dialogo tra istituzioni e collettività per creare relazioni partecipative tra progettisti e cittadini. Si tratta cioè di una pianificazione partecipativa che dovrebbe essere radicata nel contesto specifico, pensata per un luogo, con le persone che abitano quel luogo.

“Tanto le città generano le sfide dello sviluppo, quanto possono vincerle” - sottolinea Jane Battersby, ricercatrice per l’African Food Security Urban Network (AFSUN) a Città del Capo. Pensare alle città come agenti chiave dello sviluppo aiuta a definire strategie di lottà alla povertà in un contesto collettivo. La società non profit Ushaidi è un esempio portante di come la tecnologia mobile venga utilizzata nella pianificazione e nella raccolta partecipativa delle informazioni.

La nuova crescita urbana non deve essere affrettata” - sostiene Victor M. Vergara, specialista del World Bank Institute a Washington DC - “L’urbanizzazione dei prossimi 20 anni potrebbe essere guidata da insediamenti informali che mancano di infrastrutture e servizi di base: possiamo fare di meglio e consentire alle città di crescere in maniera partecipativa, ma ordinata che consente una migliore qualità della vita”. Progettisti e amministratori dovrebbero sfruttare al meglio le risorse per la riqualificazione nelle comunità povere che hanno già investito in luoghi, infrastrutture ed abitazioni più sicuri e con servizi adeguati. Gli insediamenti abitativi tubo a Ho Chi Minh, Hanoi, Villa El Salvador in Perù e la città di Neza nell’area metropolitana di Città del Messico sono tutti ottimi esempi di pianificazione “smart” che trasforma una iniziativa locale in crescita urbana sostenibile.

”Per approfondire la conoscenza delle comunità ed elaborare pianificazioni di successo vi è sicuramente la necessità di raccogliere dati quantitativi. Ma per comprendere appieno i processi in corso legati alla diffusione delle baraccopoli e di altri insediamenti informali, è fondamentale affiancare metodi di ricerca qualitativi, raccogliere dati migliori e più ampi”. Questo il concetto sostenuto da Alfred Stein del Global Urban Research Centre di Manchester, che sottolinea anche l’importanza di riconoscere come la collaborazione vada a vantaggio di tutti, pianificatori, autorità e cittadini.

Fonte: volontariperlosviluppo.it

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