Italia: T-shirt salvacrisi a prova di Wto

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Un'esperienza di particolare rilievo presentata al Forum di Sbilanciamoci! è quella del distretto tessile di Carpi, in provincia di Modena: un'impresa ogni 8 abitanti, 9.000 addetti per 1.600 imprese, per un fatturato annuo che sfiora il miliardo di euro, di cui il 38% destinato all'export. Un distretto in crisi, anche a causa delle ricette liberiste del Wto, che grazie al Tavolo Nazionale sul Cotone Biologico ed Equo e Solidale, ha trovato una ricetta anticrisi.

Spiega Paolo Foglia, dell'istituto di certificazione biologica Icea tra i promotori dell'iniziativa: "A Carpi si comincerà a produrre abbigliamento di qualità con cotone biologico prodotto in India e Tanzania senza sfruttamento del lavoro." A Parma, nel corso del forum parallelo "Il commercio internazionale oltre il Wto: il caso cotone" promosso da Tradewatch e dal Tavolo Nazionale sul Cotone Biologico ed Equo e Solidale verrà presentato il primo prodotto-simbolo di questo progetto: una bio t-shirt a prova di Wto. E' così che la strada del distretto incrocia quella della società civile che lavora per la promozione della cultura del biologico e del commercio equo e solidale.

"E' un primo passo - sottolinea Alberto Zoratti di Roba dell'Altro Mondo/Rete Lilliput - che vuole portare allo sviluppo di altre filiere, innanzitutto catene di produzione e distribuzione completamente biologiche ed equo-solidali, che immettano anche sui mercati interni ai Paesi in via di sviluppo, a prezzi accessibili, prodotti tessili biologici prodotti secondo i criteri del commercio equo e solidale. Non puntiamo solo su esportazioni più eque, che rispettino l'ambiente e i diritti di produttori e lavoratori, ma vogliamo promuovere politiche commerciali e mercato interno: per un auto-sviluppo sostenibile, un'economia di giustizia a misura di risorse naturali e di sicurezza alimentare. A Carpi, come in India e in Africa".

Fonte: Metamorfosi

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