Rsf: condannato giornalista per inchiesta sui Cpt

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Fabrizio Gatti, giornalista del Corriere della Sera, è stato condannato a 20 giorni di reclusione (con il beneficio della condizionale), il 5 maggio 2004, per aver falsificato la sua identità nel corso di un'inchiesta sul Centro di accoglienza per immigrati. Il giornalista farà ricorso in appello contro questa sentenza. Reporter senza frontiere denuncia la severità di questo verdetto che condanna pesantemente un giornalista per aver utilizzato il solo mezzo che aveva a disposizione per indagare su un affaire di interesse generale. L'organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa ritiene che il diritto dei giornalisti a informare e quello del pubblico a essere informato, debba prevalere su un reato minore, che peraltro era l'unica strada percorribile per fare scoprire una realtà sociale e garantire il diritto all'informazione.

Il tribunale di Lodi, ha condannato Fabrizio Gatti per "falsa dichiarazione di identità" agli agenti di polizia che nel gennaio 2000 lo avevano fermato a Lodi mentre si faceva passare per un mendicante. Inizialmente il giornalista era stato rinviato a giudizio per la semplice falsa dichiarazione di identità, un reato che prevede il solo pagamento di un'ammenda. Ma il giudice Andrea Pirola ha ritenuto di dover riqualificare diversamente il capo d'accusa e ha condannato Fabrizio Gatti per falsa dichiarazione rilasciata a un agente della polizia, un reato per il quale è prevista invece una condanna fino a tre anni di carcere.

Negli articoli pubblicati il 6 e l'8 febbraio 2000 dal Corriere della Sera e per i quali aveva ricevuto il "Premiolino", il giornalista, che utilizzando il falso nome di Roman Ladu si era fatto passare per un immigrato rumeno clandestino, aveva raccontato in che modo erano stati calpestati i suoi diritti nel centro di accoglienza per immigrati.

Fabrizio Gatti aveva dichiarato questa falsa identità proprio per poter accedere al centro di accoglienza temporanea di via Corelli, a Milano. L'ingresso al centro di accoglienza era infatti tassativamente vietato ai giornalisti e ai parlamentari che non avevano mai ricevuto l'autorizzazione a visitare quel luogo nonostante i ricorrenti rumor di violazioni dei diritti degli immigrati, di condizioni sanitarie deplorevoli e di detenzione abusiva nel periodo compreso tra il 1999 e il 2000. Il centro di accoglienza temporanea per immigrati è stato chiuso un mese dopo la pubblicazione degli articoli di Fabrizio Gatti.

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