Migrazioni: due no all'incostituzionale Bossi-Fini

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La legge sull'immigrazione Bossi-Fini è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale laddove prevede che il clandestino possa essere espulso dal nostro Paese senza stabilire che il giudizio di convalida del provvedimento del questore debba svolgersi in contraddittorio prima dell'accompagnamento alla frontiera, con le garanzie della difesa. La legge è incostituzionale anche nella parte in cui prevede l'arresto obbligatorio in flagranza di reato per lo straniero che, senza giustificato motivo, non abbia rispettato l'ordine del questore di lasciare il territorio nazionale entro cinque giorni. Secondo la Consulta la norma che impone l'arresto obbligatorio "non trova nessuna copertura costituzionale". Oltretutto "è privo di qualsiasi sbocco sul terreno processuale", fa notare la Corte, visto che la legge impedisce che si possa disporre la custodia cautelare in carcere per un reato contravvenzionale, come quello previsto dalla legge sull'immigrazione.

"Viene demolito uno dei capitoli più criticabili di questi tre anni di governo Berlusconi" è il commento di Roberto Della Seta, presidente di Legambiente che invita il Governo a cambiare subito atteggiamento nei confronti dell'immigrazione. Secondo Gianfranco Schiavone del Consorzio italiano di solidarietà "il Governo, se non vuole porsi fuori dai principi minimi di legalità, deve ora rivedere anche la parte della Bossi-Fini che riguarda il diritto d'asilo e deve modificare il pessimo regolamento di attuazione della stessa legge, varato il 9 luglio, non tenendo minimamente conto delle forti critiche espresse dal Consiglio di Stato". Edoardo Patriarca portavoce del Forum del Terzo Settore si augura che "la sentenza della Corte Costituzionale spinga l'attuale maggioranza a riaprire un confronto serio su questo e su tutti gli altri temi legati alle politiche sociali su cui già ci siamo espressi e che riproporremo nel nostro documento per il prossimo DPEF". "Il problema dell'Italia e dell'Europa è quello di darsi non solo una normativa ma anche un costume di accoglienza, vissuti entrambi come indici di civiltà" ha commentato mons.Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana che rilancia due riflessioni. "I nodi che l'immigrazione presenta si sciolgono costruendo nuovi ponti che facilitano l'incontro e l'accompagnamento sociale. In una visione che riconosca le differenze e cerchi nel confronto le vie per nuove e più ricche sintesi. Nell'ottica del bene comune, di chi accoglie e di chi è accolto".

La vicenda dei 37 cittadini africani della Cap Anamur - le cui domande di asilo sono in corso di esame - costituisce un banco di prova delle intenzioni del Governo di voler rispettare o meno la Costituzione italiana e le norme internazionali. Secondo i "Beati costruttori di Pace" questa vicenda ha dimostrato un rovesciamento del senso della legge, della politica e del diritto umanitario. "Le leggi, che dovrebbero essere la forza dei deboli, nei fatti oggi sanciscono il rifiuto dei poveri che costituiscono la magggioranza dell'umanità" precisa la lettera ai capigruppi dei "Beati" che invita a portare davanti a tutta Italia il dibattito in Parlamento su tutta la vicenda della Cap Anamur "che ha acquistato un'importanza decisiva per tutto il nostro futuro politico". Secondo i Beati siamo difronte a un paradosso totale del diritto umanitario: "viene chiamata umanitaria una occupazione militare osteggiata dalla popolazione interessata e vengono incriminati ed arrestati volontari perchè salvano concretamente la vita alle persone". [AT]

Altre fonti: Legambiente, Forum Terzo Settore

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