Migranti: serve una normativa, basta con lo scontro politico

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Dopo l'ennesima odissea di un centinaio di profughi sbarcati a Siracusa, che è costata la vita a 28 di loro, il direttore della Caritas Italiana, mons.Vittorio Nozza, in una nota sottolinea l'urgenza di dare risposte concrete al problema e di tutelare i diritti delle persone in stato di necessità. "Il nostro dovere, per senso di umanità prima ancora che come cristiani, è che si diano risposte concrete a chi è nel bisogno e che vengano tutelati i diritti delle singole persone in stato di necessità" - afferma don Nozza che sottolinea ancora una volta come, relativamente all'accoglienza dei profughi e alla lotta contro chi lucra su questi viaggi della speranza "l'assunzione di responsabilità spetta all'intera comunità internazionale" e che sono sempre più urgenti "accordi bilaterali con i Paesi di provenienza e una risposta europea concertata e ad ampio raggio".

Nei giorni scorsi la Caritas Italiana aveva invitato a non dimenticare il dramma di oltre 1000 persone sbarcate negli ultimi dieci giorni sulle coste della Sicilia e a rafforzare l'impegno per la tutela dei diritti e l'accoglienza dei richiedenti asilo. Chiedeva inoltre di porre l'attenzione sulle difficoltà riscontrate in questi ultimi mesi per il rinnovo dei permessi di soggiorno dei lavoratori stranieri e per il disbrigo delle pratiche per i ricongiungimenti familiari. Per la Caritas "occorre contrastare con fermezza i mercanti di nuovi schiavi, e occorrono efficaci politiche di cooperazione, ma è altresì necessaria una risposta europea ad ampio raggio, che contempli un'equa ripartizione delle responsabilità tra tutti gli Stati relativamente all'accoglienza dei profughi".

Invece ipotesi di iniziative unilaterali, o proposte di chiusure insensate confermano che "il problema dell'Italia e dell'Europa è quello di darsi non solo una normativa ma anche un costume di accoglienza, vissuti entrambi come indici di civiltà". "Dobbiamo prendere - sottolinea don Nozza - piena confidenza con il concetto di integrazione delle persone nella società in cui si innestano. Invece, ed è una constatazione amara, il clima nei confronti degli immigrati è peggiorato da quando il tema è sempre più spesso oggetto di scontro politico".

Intanto le autorità libiche hanno deciso di intervenire, comunicando alle ambasciate di 26 paesi africani la propria intenzione di combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina, specialmente verso l'Italia. Il viceministro della sicurezza nazionale libico Salah Rajab ha dichiarato che il suo paese ha già preso tutte le misure necessarie per "espellere tutti i migranti illegali in coordinamento con le nazioni da cui essi provengono". Rajab ha spiegato che il fenomeno che vede i clandestini passare per il territorio libico prima di imbarcarsi è "pregiudizievole per gli interessi del pese e la sua sicurezza, e rende disagevoli le relazioni di Tripoli con i paesi europei".

L'ambasciatore libico in Italia Abdulati Ibrahim Alobidi, in una intervista rilasciata alla tv La7, ha dichiarato che "affinchè la Libia possa combattere efficacemente l'immigrazione clandestina, bloccando la migliaia di persone che ogni giorno tentano di imbarcarsi dalle proprie coste, è necessario che si ponga fine all'embargo sul paese".

A fine luglio il Ministro dell'Interno italiano Pisanu aveva avvertito della presenza di 2 milioni di rifugiati in attesa di imbarcarsi dalle coste libiche. Tuttavia, uno studio dell'Università di Bari dimostra come tale cifra non trovi un riscontro empirico e come l'allarme sull'arrivo dei clandestini sia un tema in cui parole e numeri inesatti rischiano d'avere effetti negativi sull'opinione pubblica. [GB]

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