Migranti: malato di leucemia respinto a Bari

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Un cittadino kosovaro gravemente malato è stato respinto alla frontiera di Bari. Il provvedimento rappresenta una violazione delle nome nazionali e internazionali che impongono l'assistenza agli stranieri affetti da gravi patologie che non possono essere curate nel Paese d'origine.

L'uomo, di 40 anni, è stato fermato dalla polizia di frontiera del porto di Bari la mattina del 20 ottobre 2004 perché il suo passaporto belga è risultato falso. L'ingresso irregolare nel Paese - secondo la legge italiana - non è un valido motivo per negare a un uomo il diritto alle cure. Aver respinto questa persona immediatamente in Albania rappresenta non solo una violazione dei principi umanitari e un serissimo rischio per la sua stessa vita, ma anche una mancata considerazione delle sentenze espresse dalla Corte Costituzionale il 18 dicembre 2003 e il 13 gennaio 2004 in cui la Corte afferma che "gli ufficiali delle polizia giudiziaria sono tenuti a verificare e apprezzare la sussistenza del giustificato motivo a trattenersi sul suolo italiano, in occasione dell'arresto dello straniero".

L'uomo è affetto da sindrome mielodisplastica: una malattia che può assumere forme estremamente aggressive con rapida trasformazione in leucemia acuta. Alcuni parenti del cittadino kosovaro che lo attendevano nel porto hanno mostrato alla polizia di frontiera un certificato medico rilasciato dalla clinica universitaria di Pristina (Kosovo) che attesta la patologia dello straniero e la necessità di cure urgenti presso un centro idoneo. L'ultimo emocromo eseguito dall'uomo a Pristina mostra valori particolarmente allarmanti. Tale documentazione non è stata, però, acquisita dalla polizia di frontiera che aveva già deciso il respingimento alla frontiera.

Nel corso della mattinata è stata chiamata un'ambulanza perché l'uomo accusava un forte malore, ma il medico del 118 si è limitato a una visita generale, senza prendere visione di alcuna documentazione clinica. Il sanitario non ha ritenuto necessario effettuare esami diagnostici. Nel primo pomeriggio i parenti sono riusciti a vedere l'uomo e hanno verificato la presenza di evidenti ecchimosi sul suo corpo. I famigliari hanno spiegato agli operatori delle associazioni locali intervenute (Finis terrae, Forum dei diritti, Consiglio italiano rifugiati) che l'uomo, architetto, aveva lavorato per molti anni in Kosovo per la bonifica delle zone di guerra contaminate dall'uranio impoverito, che molti suoi colleghi sono già morti di leucemia e che anche personale italiano della KFOR gli aveva consigliato di farsi curare all'estero. Le procedure per la richiesta di visto in Italia erano già state avviate, ma i tempi normali previsti per il rilascio sono di circa tre mesi: troppo lunghi per una persona che ha urgente bisogno di cure. Da qui il disperato tentativo di procurarsi documenti falsi.

In considerazione del carattere degenerativo della patologia e dell'impossibilità di curarla nel paese di origine, nel pomeriggio del 20 ottobre l'ufficio legale di Medici Senza Frontiere (MSF) ha inviato una lettera alla Questura e alla Prefettura di Bari chiedendo il rilascio di un permesso di soggiorno. MSF ha anche inviato alla polizia di frontiera e all'autorità portuale la richiesta di poter effettuare una visita medica specialistica per accertare l'entità dello stato di malattia, ma la polizia di frontiera ha ritenuto sufficiente il referto del 118 e l'uomo è stato imbarcato in serata sul traghetto per Durazzo.

"Quest'uomo ha diritto a essere curato. E' la stessa legge Bossi-Fini a sancirlo all'articolo 5 che prevede permessi di soggiorno per seri motivi di carattere umanitario e all'articolo 35 che, al comma 3, stabilisce che ai cittadini stranieri - anche se non in regola con le norme relative all'ingresso e al soggiorno - devono essere assicurate le cure urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio. Auspichiamo che le autorità italiane tornino al più presto sui propri passi e rimedino a questa eclatante violazione della legge", spiega Loris De Filippi, responsabile dei progetti immigrazione di MSF in Italia. MSF, Finis Terrae e Forum dei diritti denunciano con forza l'illegittimità di questo respingimento e chiedono che al cittadino kosovaro venga assicurato il diritto a ricevere cure idonee, accelerando le pratiche per il rilascio di un visto di ingresso in Italia per cure mediche.

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