Italia: 20mila lavoratori stranieri in Alto Adige

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Sono quasi 20.000 i lavoratori stranieri dipendenti presenti in provincia di Bolzano, l'11,9% del totale dei lavoratori dipendenti. Lo dice uno studio AFI-IPL presentato oggi spiegando che il mercato del lavoro e' uno dei fattori piu' importanti per l'integrazione degli immigrati, considerati una risorsa indispensabile e necessaria per il funzionamento di alcuni settori economici altoatesini, come il turismo, l'agricoltura e i servizi alle persone. Pertanto ormai all'interno della politica occupazionale locale e' necessario porre l'accento sul tema dell'integrazione degli immigrati residenti nel territorio, sulla valorizzazione delle competenze esistenti e solo in casi motivati prendere in considerazione l'aumento dei contingenti - riporta Aduc.

"Per questo motivo risulta necessario investire - ha affermato Valentina Turi, autrice dello studio per l'IPL-AFI - in una politica formativa mirata alle esigenze del mercato del lavoro locale per favorire l'occupabilita' delle persone presenti sul territorio". Lo studio evidenzia il ruolo chiave che svolge il sindacato altoatesino rispetto al tema dell'integrazione degli immigrati,in particolare, per quanto concerne il mantenimento di uguali condizioni di lavoro tra lavoratori locali e stranieri.

La ricerca presentata oggi si configura come la prima esperienza di studio che, a livello locale, analizza il rapporto tra i concittadini stranieri e la realta' sindacale altoatesina. I lavoratori stranieri dipendenti presenti in provincia sono quasi 20.000, ossia l'11,9% del totale di lavoratori dipendenti. I settori economici altoatesini che evidenziano un maggiore fabbisogno di manodopera straniera sono il turismo (31,3%), i servizi (16,4%), l'industria (13,6%), l'agricoltura (13,3%) e il settore delle costruzioni (10,4%). Vi e' poi una forte distribuzione all'interno di ogni singolo settore economico di particolari gruppi nazionali. Questo si rileva specialmente per quanto riguarda i settori agricolo e turistico dove si registra una forte presenza di manodopera proveniente dai nuovi paesi dell'Unione Europea; il settore dei servizi di cura alla persona vede, invece, occupate specialmente donne provenienti da paesi est-europei non appartenenti all'UE allargata (es. Ucraina); infine il settore delle costruzioni dove si riscontra un' alta percentuale di occupati provenienti da paesi europei esterni all'Unione Europea, specialmente dall'Albania e dagli stati appartenenti alla Ex-Jugoslavia.

Una spiegazione a questo fenomeno di forte concentrazione settoriale dei vari gruppi nazionali puo' essere ricondotta al concetto di "specializzazioni etniche". Sono i forti legami sociali che nel caso degli immigrati si riducono quasi sempre alla cerchia di parenti e amici (di connazionali) a produrre l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. Spesso accade che i contesti lavorativi in cui gli immigrati riescono ad insediare i propri connazionali sono quelli nei quali loro stessi sono occupati.essere considerato una "risorsa" per il mercato del lavoro nazionale e locale, in quanto essi vanno a coprire posizioni professionali indispensabili al mercato economico e non piu' ambite dalla popolazione locale.

Spesso i profili professionali per i quali non si trova piu' manodopera locale ma straniera sono quelli piu' bassi, definiti anche lavori delle "cinque P": ossia pesanti, pericolosi, precari, poco pagati, penalizzati socialmente. Dal momento che essi svolgono lavori non piu' appetibili per i lavoratori locali , il loro apporto professionale puo' essere considerato complementare a quello degli autoctoni.
Una problematica molto sentita riguarda la questione della disoccupazione dei lavoratori stranieri. Rispetto a questo e' fondamentale - dice lo studio - che la societa' si orienti verso una maggiore integrazione degli immigrati/e gia' residenti in Alto Adige e verso un contingentamento di lavoratori stranieri che tenga conto del mercato del lavoro locale. La disoccupazione, in aumento anche in Alto Adige, comporta una serie di situazioni problematiche che possono portare a situazioni di disagio e a problemi sociali non solo per gli immigrati ma anche per l'intera societa'. Bisogna essere consapevoli che il lavoratore straniero non puo' essere visto solo come "lavoratore", ma anche come un cittadino con bisogni sociali e di integrazione ai quali bisogna dare delle risposte. I sindacati svolgono, rispetto a questa problematica, un ruolo fondamentale di sostegno e di tutela.

Al problema della disoccupazione si collega anche il problema della formazione dei lavoratori stranieri. Sia dal punto di vista linguistico che professionale gli immigrati hanno necessita' formative che la societa' non puo' non considerare. La frequenza, infatti, di corsi professionalizzanti o di miglioramento della conoscenza delle lingue locali, puo' facilitare anche il ricollocamento all'interno dei settori economici altoatesini di coloro che si trovano in stato di disoccupazione.

Altra Fonte: Migra, Osservatorio trentino sulla discriminazione degli immigrati nel lavoro.

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