Fra Hanoi e Pechino nuovo fronte di scontro nel mar Cinese meridionale

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Nel mar Cinese meridionale si è aperto di recente un nuovo fronte di scontro che vede opposte Hanoi e Pechino, per il controllo delle risorse - petrolio e gas naturali - racchiuse nel sottosuolo. Al centro della contesa l’area conosciuta come Vanguard Bay, un agglomerato sommerso dalle acque che ospita tre avamposti vietnamiti e che il Paese del Dragone rivendica - come gran parte dei mari circostanti - per un uso esclusivo. 

Il livello della tensione si è innalzato in questo mese di luglio, quando dal 3 all’11 una nave della marina cinese (la Haiyang Dizhi 8) è entrata nell’area, per operazioni di esplorazione in cerca di idrocarburi. Assieme all’imbarcazione vi erano anche due navi da guerra cinesi, per operazione di scorta e supporto logistico. A differenza delle Spratly e delle Paracels, altri isolotti contesi da anni alla ribalta delle cronache internazionali, le Vanguard Bay sono poco conosciute dagli stessi vietnamiti. Ad alzare la cortina di fumo un tweet pubblicato nei giorni scorsi da Ryan Martinson, docente alla US Naval War School, il quale ha parlato dell’ingresso della nave cinese nell’area controllata dalla marina vietnamita. 

Lo scopo [apparente] della HD8 è di condurre una indagine sismica” contro la quale si è opposta la controparte vietnamita. “La situazione - avverte lo studioso - è fonte di tensione”. In risposta alla mossa cinese, Hanoi ha inviato nell’area quattro navi della polizia per rivendicare le 200 miglia nautiche di sovranità territoriale vietnamita. Ciò ha innescato un confronto durato oltre 10 giorni contraddistinto da colpi a salve e getti di cannone ad acqua.  Secondo Hanoi, e le convenzioni marittime internazionali, le acque circostanti Vanguard Bay appartengono al Vietnam, come estensione della sua placca meridionale. Tuttavia, nell’ultimo periodo Pechino ha avviato operazioni di esplorazione in cerca di petrolio e gas, trasformando un’area pacifica in un nuovo territorio conteso. 

Dal 2009 la Cina mira a ottenere il controllo della zona, esercitando pressioni su compagnie britanniche (British Oil Company, BP) e spagnole (Repsol) perché abbandonassero il settore su mandato del governo vietnamita. L’ultimo capitolo (per il momento) dello scontro si è consumato il 12 luglio quando due imbarcazioni cinesi e quattro navi guardacoste vietnamite hanno ingaggiato un feroce confronto. Hanoi, nel timore di perdere il controllo della zona e la propria sovranità, ha lanciato l’allerta e concentrato nell’area gran parte delle forze di mare. 

Le tensioni marittime si sono consumante nel contesto della visita ufficiale della presidente del Parlamento vietnamita Nguyễn Thị Kim Ngân in Cina. Per tutto il periodo della visita, i giornali di Stato e i media ufficiali non hanno parlato della vicenda, forse per evitare tensioni con l’ingombrante vicino. A sollevare la questione è stata la portavoce del ministero vietnamita degli Esteri Lê Thị Thu Hằng, che ha parlato “dell’ingresso” della cinese HD8 nelle acque vietnamite. “Chiunque penetri - ha affermato in una nota - le acque o invade le isole e la placca continentale del Vietnam, viola la legge internazionale e la Convenzione Onu del 1982 sui mari”. La portavoce conclude sottolineando che Hanoi intende dirimere le controversie “in maniera pacifica”, in contrasto con l’atteggiamento aggressivo della Cina che non esita a schierare navi da guerra.

Da Asianews.it

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