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Vertice Onu: dure critiche delle Ong italiane a Berlusconi
Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Agenda Globale 2030)
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Si è concluso ieri a New York con un fallimento il Vertice del 60mo anniversario delle Nazioni Unite. Il Summit che avrebbe dovuto fare il punto e rilanciare gli Obiettivi del Millennio è stato criticato su tutti i fronti dalle associazioni internazionali. Alle denunce della Coalizione internazionale contro la povertà, che ha definito "oltraggiosi" gli scarsi progressi delle forze politiche nell'azione per lo sradicamento della povertà, di Amnesty International che nota come "il testo proposto sul Consiglio dei diritti umani è poco più che un cambio di denominazione della discreditata Commissione dei diritti umani" si sono aggiunte quelle di Greenpeace che ha condannato il fallimento dei leader mondiali di fronte all'escalation della minaccia nucleare globale, del disarmo e sui temi temi ambientali.
Dure le prese di posizione anche delle Ong italiane. ActionAid International critica il discorso del premer Berlusconi: "Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio Berlusconi sembrano fare pensare che si voglia condizionare gli aiuti allo sviluppo a un giudizio sulla democraticità dei paesi" - dichiara Marco De Ponte, Segretario di ActionAid International. "Il rispetto degli Obiettivi del Millennio è una questione di diritti umani fondamentali e di rispetto degli impegni presi" - nota De Ponte. "La lotta alla povertà è un dovere verso i popoli che ne subiscono le conseguenze e non deve essere condizionata da altre valutazioni soggettive".
Secondo ActionAid International, il Summit di New York è rivelato un'opportunità perduta per quel miliardo di persone che vivono in uno stato di estrema indigenza. I capi di governo riuniti al palazzo dell'ONU non hanno affrontando seriamente le difficoltà che sinora hanno impedito il rispetto degli impegni che essi stessi hanno preso. "In questo contesto le dichiarazioni di ieri del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sono purtroppo illuminanti: il capo di governo italiano sostiene che il nostro dovere principale è di stanziare risorse contro la povertà, ma la realtà dei fatti è molto diversa. L'Italia, sesta economia del mondo, è al 22° posto tra i paesi sviluppati per gli stanziamenti allo sviluppo (APS) in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). L'APS italiano, tenuto conto del tasso d'inflazione, è circa la metà di quello del 1992. L'Italia, inoltre, sarà il paese europeo a discostarsi maggiormente dall'obiettivo dello 0,33% APS/PIL per il 2006" - sottolinea de Ponte. "Il Presidente del Consiglio ha riconosciuto la crucialità della questione sanitaria per lo sviluppo e ha evidenziato il sostegno del nostro paese ai sistemi sanitari dei paesi poveri e alla lotta alla pandemia dell'AIDS. I dati, però, ridimensionano le dichiarazioni. Gli stanziamenti italiani per il sostegno ai sistemi sanitari dei paesi in via di sviluppo sono bloccati da tre anni agli stessi livelli, inoltre il Fondo Globale, al quale l'Italia deve versare ancora 20 milioni di euro per onorare gli impegni del G8 di Evian, manca delle risorse necessarie per avviare nuove iniziative per il 2006-2008". "La lotta alla povertà è una conquista di libertà e va perseguita in modo concreto; diversamente nessuna politica di sicurezza potrà essere realmente efficace" - conclude De Ponte.
Simile il giudizio di Sergio Marelli, presidente dell'associazione Ong italiane. "Affermare (come ha fatto il premier Berlusconi - Ndr) che senza libertà e democrazia non si possono vincere le sfide attuali è dichiarazione condivisibile, ma se non viene accompagnata da altrettanta determinazione sulla necessità di fornire maggiori risorse per l'Aiuto ai Paesi poveri suona come il ventre vuoto del cavallo di troia che nasconde l'indecoroso ritardo e l'irresponsabile disimpegno dei Paesi ricchi e dell'Italia in particolare". "Se nel corso del Millennium Summit i capi di stato hanno dichiarato impellente l'impegno per fornire cibo, acqua, salute ed educazione per tutti, non è ammissibile che, a cinque anni di distanza, si torni a fare un appello generico alla "responsabilità dei Paesi ricchi perché mettano a disposizione le risorse economiche necessarie a questi obiettivi" senza fornire cifre e scadenze quantitativamente misurabili, come ha fatto il nostro Presidente del Consiglio".
Secondo Marelli la posizone italiana "fa eco a quella, inaccettabile, del Governo statunitense che con i 750 emendamenti presentati alla vigilia del vertice sul documento finale sottoposto alle delegazioni dal Segretario Generale Kofi Annan, ha ottenuto la cancellazione di ogni riferimento numerico e temporale agli impegni già sottoscritti nella Conferenza di Monterrey". E prosegue con una precisa denuncia: "L'Italia continua a vantare il primo posto nella comunità internazionale in materia di cancellazione del debito, senza peraltro precisare che la legge italiana è applicata solamente al 30% e senza riconoscere l'ultimo posto per quanto riguarda l'APS. Continua a rivendicare il ruolo di leadership nelle missioni militari all'estero approvate dal Consiglio di Sicurezza senza svelare che le risorse per le missioni vengono addebitate all'Aiuto Pubblico allo Sviluppo. Continua a fare appello alla maggior libertà e al buon governo dei Paesi in via di sviluppo indicando contemporaneamente la strada maestra della liberalizzazione dei mercati e del commercio". "Ci rallegriamo - conclude Marelli - che nel suo discorso Berlusconi abbia sottolineato con forza che l'Italia sostiene la creazione della Commissione per il mantenimento della pace, la creazione del Fondo per la democrazia lanciato da Bush e la costituzione di un Consiglio per i Diritti umani. Ma questi organi e meccanismi non avranno nessuna chance se non si innesteranno su un terreno liberato dall'oppressione dei potentati economici e finanziari e dalla schiavitù della miseria e della fame. E' proprio su questo terreno che attecchisce quel terrorismo che Berlusconi ha condannato e per il quale ha esortato le Nazioni Unite e gli stati membri ad "opporsi con tutti i mezzi". Conviene forse ricordare come, all'indomani dei primi attacchi terroristici di questo secolo vi era unanime condivisione, anche all'interno dell'Assemblea alla quale oggi si è rivolto, circa la priorità da assegnare alla lotta alla povertà come via maestra per rendere efficace questa doverosa lotta contro il terrorismo internazionale".
Nei giorni scorsi anche Mani Tese e CRBM (la Campagna per la riforma della Banca mondiale) avevano dichiarato "profonda insoddisfazione" per la mancanza di passi in avanti sulla lotta alla povertà e per la giustizia sociale. "La generica conferma degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, fissati nel 2000 ed ignorati fino ad oggi, e l'assenza di provvedimenti concreti per rimuovere le cause alla base della povertà nel mondo e permettere come minimo di centrare questi obiettivi entro il 2015 rappresenta l'ennesima delusione per i paesi del Sud del mondo. Siamo ormai di fronte ad una palese privatizzazione delle sviluppo" - ha dichiarato Antonio Tricarico, responsabile della CRBM per Mani Tese. [GB]