Educazione: obiettivo possibile, no alle tasse killer

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In alcuni Stati del Sud del mondo il numero di bambini e bambine iscritti alla scuola primaria e dei minori che completano il primo ciclo di studi è notevolmente aumentato nel decennio 1990-2000. Un segnale di speranza, da sostenere e promuovere in occasione della Giornata Internazionale dell'Alfabetizzazione, domani 8 settembre, e in vista del Summit Mondiale delle Nazioni Unite, dal 14 settembre a New York. La grande assise sarà dedicata anche agli Obiettivi del Millennio, ovvero alla verifica dell'impegno assunto nel 2000 da 189 capi di Stato e di Governo di sconfiggere la povertà e garantire, tra l'altro, l'educazione primaria a tutti i bambini entro il 2015.

A tracciare un bilancio dell'accesso all'educazione per i minori del mondo, con particolare riguardo alle bambine, è Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente di tutela e promozione dei diritti dell'infanzia, nel Dossier "Educazione per tutti i bambini. Un Obiettivo possibile. Nonostante povertà, Aids, guerre". Secondo il Dossier di Save the Children 103 milioni di bambini fra i 5 e i 10 anni non vanno a scuola. 58 milioni sono bambine, le più penalizzate nell'accesso all'istruzione. In generale, infatti, se il numero totale di minori iscritti alle elementari è aumentato negli ultimi 10 anni, il divario fra iscrizioni maschili e femminili continua ad essere significativo: nell'Africa sub-sahariana circa 22 milioni di bambine non vanno a scuola e in questa area del mondo, le femmine hanno il 20% di possibilità in meno di frequentare la scuola rispetto ai maschi.

"La povertà, la diffusione dell'Aids, le guerre, i pregiudizi culturali sono le principali ragioni dell'esclusione di tanti minori dalla scuola ", spiega Filippo Ungaro Portavoce di Save the Children, "E a pagare il prezzo più alto sono le bambine. Se una famiglia ha difficoltà a trovare i soldi per pagare le esorbitanti tasse scolastiche", prosegue, "le ragazze sono le prime a rimanere a casa per occuparsi dei fratelli più piccoli o per lavorare. A volte può essere un ambiente scolastico ostile, con insegnanti che addirittura esigono prestazioni sessuali dalle alunne, a scoraggiare l'istruzione femminile. Abbiamo anche testimonianze di bambine, per esempio in Liberia, costrette a prostituirsi per pagarsi la scuola". A ciò si aggiungano strutture scolastiche non a misura di bambine, prive, per esempio, di servizi igienici separati, e credenze religiose e dettami sociali che sollecitano le bambine a rimanere casa.

Tuttavia questi ostacoli di ordine economico, sociale e culturale, sono superabili e la sfida dell'educazione per tutti i bambini e le bambine, può essere vinta, volendo. A dimostrarlo sono un certo numero di nazioni "povere" che stanno facendo notevoli sforzi per garantire ai minori, e in particolare alle bambine, il diritto all'educazione.

Secondo il Dossier di Save the Children, sono 4 (su 71 paesi del Sud del mondo presi in esame) le nazioni che hanno realizzato i maggiori progressi nel settore dell'educazione delle ragazze fra il 1990 e il 2000: si tratta di Bolivia, Kenya, Camerun e Bangladesh che hanno visto aumentare sensibilmente il numero di iscrizioni alla scuola primaria, la permanenza a scuola delle bambine e delle adolescenti, il numero di iscrizioni femminili rispetto a quelle maschili.

In Bolivia, per esempio, il tasso di minori che concludono il ciclo di scuola elementare è cresciuto del 30% e attualmente il numero di bambine e bambini che frequentano la scuola primaria è più o meno lo stesso. Nel 1990 le femmine rappresentavano il 10% in meno dei maschi. In Bangladesh ad arrivare in quinta elementare erano il 47% degli iscritti nel 1990 a fronte del 65% nel 2000 mentre il tasso di iscrizioni delle bambine al primo anno di elementari è passato dal 64% al 98%.
In coda alla graduatoria si trovano invece Rwanda, Iraq, Malawi ed Eritrea che registrano i minori progressi nell'educazione soprattutto delle bambine, a causa di fattori negativi come guerra, l'Aids, la rapida crescita della popolazione.
"Sono diverse le misure e iniziative attraverso le quali alcuni stati "virtuosi" stanno riuscendo nell'impresa di portare a scuola più bambini possibile", prosegue Ungaro. "Si va da radicali riforme legislative del sistema scolastico, come in Bolivia, a massicce campagne di sensibilizzazione e all'introduzione di innovativi programmi di scolarizzazione. Ciò che accomuna questi paesi, in ogni caso, è una forte volontà politica e consistenti finanziamenti tesi a migliorare l'intero sistema scolastico e a favorire l'accesso gratuito all'istruzione".

Tasse killer: milioni di bambini esclusi dalle scuole perché a pagamento. A quest'ultimo riguardo, "l' abolizione delle tasse scolastiche è uno dei provvedimenti più urgenti e necessari", sottolinea Filippo Ungaro. In Liberia, per esempio, mandare un bambino a scuola costa metà dello stipendio medio pro capite che è di circa 92 euro. Ciò significa che una famiglia con due figli dovrebbe spendere l'intero salario di un anno per garantire loro un'istruzione. Si calcola che, se le tasse fossero abolite in 13 stati sub-sahariani, oltre 4.5 milioni di bambini potrebbero iscriversi subito alle elementari.

Lo studio di Save the Children si sofferma quindi sui positivi effetti dell'educazione infantile sia sullo sviluppo psico-fisico dei bambini e delle bambine che sull'intera comunità e nazione di appartenenza. "E' ormai ampiamente riconosciuto che l'educazione è la leva dello sviluppo non solo personale ma anche dell'intera nazione", spiega ancora Filippo Ungaro.
Sin dagli anni '90 è stato, per esempio, riconosciuto, lo stretto collegamento tra crescita economica e livelli di alfabetizzazione di un paese. Si stima che ad un aumento dell'1% del tasso di alfabetizzazione femminile corrisponda una crescita dello 0,37% del reddito annuo pro capite. Analoghi effetti si hanno sul versante delle condizioni di salute generali: si calcola che ad un aumento dell'1% del tasso di alfabetizzazione faccia seguito una crescita del 2% della speranza di vita. "Inoltre una più diffusa istruzione incentiva la partecipazione politica e sociale delle persone", prosegue Ungaro, "e ciò vale ancor più quando si riduce il divario fra scolarizzazione femminile e maschile con una conseguente maggiore presenza delle donne in ruoli chiave della società".

Le raccomandazioni di Save the Children
Il Dossier dell'organizzazione internazionale si conclude quindi con alcune indicazioni affinché l'accesso all'educazione diventi realtà per tutti i bambini del mondo. Tra le raccomandazioni: l'abolizione delle tasse scolastiche e delle altre spese che scoraggiano l'iscrizione a scuola dei minori; aiuti ulteriori per 4.4 miliardi di euro al fine di garantire l'istruzione primaria a tutti i bambini entro il 2015.

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