BM: Wolfowitz riparte dalle grandi opere in Cina e India

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Appena insediatosi alla presidenza della Banca mondiale, Paul Wolfowitz ha subito aperto alla possibilità di rivedere le modalità di prestito ai paesi emergenti, primi fra tutti Cina ed India, pur di far sì che questi continuino a ricevere finanziamenti dalla Banca mondiale. In questo modo per la stessa Banca si genera profitto e non si minaccia la sua sopravvivenza. La conseguenza è che un'istituzione che deve lottare contro la povertà ed occuparsi delle gravi problematiche socio-ambientali che affliggono il nostro pianeta, tornerà invece quasi sicuramente al business delle grandi opere, troppo spesso vere cattedrali nel deserto, che negli ultimi 60 anni hanno prodotto ben poco sviluppo. Inoltre, come i nuovi indicatori della Banca dimostrano, la valutazione dei vari paesi sarà sempre più soggetta a variabili politiche che renderanno l'aiuto allo sviluppo multilaterale più "politicizzato" e in funzione di interessi di parte.

"La storia ci insegna che l'amministrazione americana si è ricordata della Banca mondiale quando ne aveva bisogno per i suoi propri interessi, non certo per quelli dei poveri del mondo" ha dichiarato Antonio Tricarico, coordinatore della Campagna per la riforma della Banca mondiale. "Oggi il problema è quello di contenere ed avere voce in capitolo nella crescita delle nuove potenze del Sud, a partire dalla tanto temuta Cina. Sarebbe da chiedersi se in questo scenario abbia senso che la Banca mondiale riceva risorse addizionali per il suo operato, o se invece non sia meglio destinare questi fondi ad altre agenzie del sistema Nazioni Unite" ha continuato Tricarico.

Nonostante il prossimo settembre i governi del mondo si vedranno a New York alle Nazioni Unite per discutere lo stato di attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio a cinque anni dalla loro approvazione, ben poco si è fatto per creare una "nuova partnership per lo sviluppo", come richiesto dall'obiettivo 8. "Di fatto, un Wolfowitz che negozia con le potenze emergenti del Sud del mondo fa preconizzare una nuova Yalta economica", ha aggiunto Tricarico, "in un momento di preoccupazione per gli indicatori economici squilibrati dell'economia americana. I poveri del mondo c'entrano ben poco in questa storia, che potrebbe risolversi nel perpetrare lo stesso fallimentare modello di sviluppo che abbiamo conosciuto negli ultimi decenni. Che l'Europa si svegli per non essere connivente, prima di essere marginalizzata anche nelle istituzioni di Bretton Woods", ha concluso Tricarico.

Una buona notizia arriva dalla Tanzania dove il governo ha deciso di risolvere i contratti con le due compagnie idriche europee che si occupavano della gestione della fornitura d'acqua e del mantenimento della rete fognaria. Il governo tanzaniano si è dichiarato del tutto insoddisfatto dei servizi forniti, prendendo quindi la decisione di interrompere i contratti, che avevano una durata decennale. La privatizzazione della gestione delle risorse idriche, voluta fortemente dalla Banca mondiale nel 2003, si è perciò rivelata un clamoroso fallimento. In parecchie case di Dar es Salaam, la capitale della Tanzania, l'acqua non arrivava, mentre la maggioranza della popolazione doveva far fronte ad un rigido razionamento. Tutto ciò comportava un aumento dei costi, visto che spesso bisognava comprare l'acqua nelle rivendite per strada, con un aggravio pari anche a dieci volte il prezzo corrente.

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