In Italia crolla la raccolta nei campi e cresce il prezzo della spesa

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Foto: Unsplash.com

Dalla propaganda sui “porti chiusi” alla consapevolezza che i migranti sono una parte fondamentale della nostra economia: due mesi di lockdown sono stati sufficienti a mettere in evidenza che, limitando l’analisi al contesto agricolo, l’assenza di lavoratori stranieri si traduce in forti difficoltà per il comparto agroalimentare, che di conseguenza si riflettono in un costo della spesa più caro per i consumatori italiani. Un contesto sul quale incide in profondità anche un altro aspetto snobbato dalle logiche sovraniste come la crisi climatica.

A metterlo in evidenza è la Coldiretti, ovvero la più grande organizzazione agricola italiana che parla di addio ad un frutto su tre con il crollo del raccolto di frutta estiva in Italia, dalle albicocche alle ciliegie, dalle pesche alle nettarine, che è destinato ad avere effetti sui prezzi al consumo, che hanno fatto già registrare sugli scaffali incrementi che vanno dal +8,4% frutta al +5% per la verdura ad aprile secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat che rileva aumenti anche per pesce surgelato (+4,2%), latte (+4,1%), salumi (+3,4%) pasta (+3,7%), burro (+2,5%), carni (+2,5%) e formaggi (+2,4%).

Un fenomeno spiegato dalla Coldiretti esaminando un insieme di fattori: lo sconvolgimento in atto sul mercato, per le limitazioni ai mercati al dettaglio e ai consumi fuori casa con l’emergenza coronavirus; la situazione climatica avversa; la mancanza di lavoratori migranti.

A un inverno particolarmente siccitoso è infatti seguita una primavera che non è riuscita a far rientrare l’emergenza, soprattutto al sud. «Per gli agricoltori italiani – aggiunge la Coldiretti – al danno si aggiunge la beffa di essere costretti a lasciare i già scarsi raccolti nei campi per la mancanza di manodopera a seguito della pandemia Covid-19 che ha portato alla chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale in agricoltura per poi tornare nel proprio Paese».

Secondo i dati forniti dalla stessa Coldiretti sono infatti 370mila i lavoratori regolari che arrivano ogni anno dall’estero, fornendo il 27% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore. «Per questo serve  subito – precisa la Coldiretti – una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università e molte attività economiche sono rallentate e tanti lavoratori sono in cassa integrazione».

Un ulteriore rischio è che una ridotta diponibilità di frutta nazionale provochi un deciso aumento delle importazioni dall’estero da spacciare come Made in Italy. Di fronte al pericolo dell’inganno la Coldiretti consiglia di verificare su cartellini ed etichette obbligatori per legge l’origine nazionale, di preferire le produzioni locali che non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto garantiscono maggiore freschezza, privilegiare gli acquisti diretti dagli agricoltori, nei mercati di campagna amica e nei punti vendita specializzati anche della grande distribuzione dove è più facile individuare l’origine e la genuinità dei prodotti.

Da Greenreport.it

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