Iraq: non mescolare la cooperazione internazionale con eserciti e istituzioni militari

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Rosario Lembo, Presidente del CIPSI (federazione di 33 ONG di cooperazione internazionale) ha dichiarato: "La cooperazione e la solidarietà internazionale sono gli unici strumenti di prevenzione del terrorismo e di lotta alla povertà. La tragedia che ha colpito i militari italiani presenti in Iraq purtroppo non ci meraviglia. Siamo stati contrari alla guerra, così come non abbiamo mai accettato che si contrabbandasse una missione militare al fianco delle truppe che avevano fatto la guerra come missione di pace.

Da sempre abbiamo espresso il nostro dissenso nei confronti delle cosiddette guerre umanitarie. Siamo sempre stati contrari a mescolare cooperazione e solidarietà internazionali con eserciti e istituzioni militari. Abbiamo sempre preso le distanze da chi, anche in buona fede, ritiene che gli eserciti possano svolgere in situazioni particolarmente drammatiche il compito di protezione e di difesa delle organizzazioni umanitarie. E siamo stati contrari in queste situazioni alla partecipazione al seguito degli eserciti da parte delle ONG italiane e internazionali.

I militari italiani erano e sono in Irak, a fianco delle truppe americane e inglesi, mandati dal governo italiano. La responsabilità di questo eccidio non va certa ascritta né a loro né ai comandi militari che li hanno inviati, ma al governo italiano che ha voluto, anche contro i dettami costituzionali, partire per un'avventura, inutile da una parte e pericolosa dall'altra. Questo anche prima che una risoluzione rattoppata e non chiara del Consiglio di Sicurezza desse alla nostra presenza una minima parvenza di legalità internazionale. Proprio per questo, mentre esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai militari che, per obbedienza, sono in Irak e tutto il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime, continuiamo a chiedere il loro ritiro.

Le cosiddette operazioni di Peace keeping, spesso di pace portano solo il nome. Violenza e solidarietà, armi e cooperazione non possono andare d'accordo tra di loro. Continuiamo a credere che la cooperazione basti a se stessa e non abbia bisogno di altri appoggi, che non siano quelli della solidarietà, della lotta alla povertà, del reciproco rispetto. Sappiamo bene che ciò significa anche accettare dei rischi.

Quando i nostri militari sono partiti per l'Irak, il governo ha giustificato questo invio affermando che essi andavano per creare le condizioni di sicurezza alle organizzazioni umanitarie impegnate nella ricostruzione. Per parte nostra, anche di fronte alle bare di questi italiani caduti in una missione sbagliata e inutile, vogliamo denunciare tutte le operazioni che tendono ad utilizzare le organizzazioni di solidarietà come foglia di fico per coprire altri, seppur legittimi interessi".

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