Calcio, energia, politica: il caso della Georgia

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Tutto il mondo è paese. La storia di K’akhaber K’aladze, ex calciatore georgiano in forza al Milan e al Genoa, è poi uno specchio dei tempi in cui viviamo. Gli avvenimenti si intrecciano secondo logiche a prima vista molto strane, ma forse più chiare di quello che sembra. Kaladze, classe 1978, ha lasciato il calcio agonistico pochi mesi fa, al termine del campionato italiano, per entrare in politica nel suo paese. Una carriera folgorante la sua, frutto di lunghi anni da capitano della nazionale della Georgia. Osannato in patria per i suoi successi calcistici, il difensore non ha mai fatto mistero di interessarsi di politica, all’ombra del suo presidente primo ministro Silvio Berlusconi. Nel 2008, dopo la guerra che aveva visto fronteggiarsi Russia e Georgia, Kaladze era sicuro: “È stato Silvio Berlusconi a fermare la guerra in Georgia e per questo voglio dirgli il mio grazie”. Il difensore georgiano del Milan ha commentato così il ruolo avuto dal presidente del Consiglio italiano nelle trattative di pace, in particolare per il suo rapporto con il presidente russo Vladimir Putin: “Berlusconi è da sempre molto vicino al primo ministro russo - ha aggiunto Kaladze - sono molto amici ed è stato proprio il suo intervento a fermare il conflitto tra Georgia e Russia. So che il premier italiano ha trascorso oltre cinque ore al telefono con Putin per cercare di mediare questa delicatissima situazione. Anche in questa occasione - conclude Kaladze - si è dimostrato persona sensibile e abile nei rapporti diplomatici”. E possiamo credere al calciatore, visto che conosceva bene casa Berlusconi in quanto grande amico di Barbara, una delle figlie del Cavaliere. (Inutile dire che la notizia della fantomatica mediazione di Berlusconi per far cessare le ostilità non è stata suffragata da nessuna fonte, e può essere annoverata tra le sparate del già primo ministro italiano, capace pure di far finire la guerra fredda…).

Così Kaladze viene arruolato, meglio “messo in squadra”, dal miliardario georgiano Boris Ivanishvili, un Berlusconi del Caucaso, sceso in politica per sfidare il presidente, filo-occidentale e temerario, Saakashvili. Il suo partito nato dal nulla ma filo-russo si chiama Georgian Dream: in pochi mesi è riuscito ad organizzarsi e a vincere le elezioni parlamentari dell’ottobre 2012. Kaladze, da sempre icona del partito, diventa inopinatamente vice primo ministro e ministro all’energia. No, non allo sport, ma a un settore strategico non solo per la Georgia, ma per tutta la regione. Una regione, quella del Caucaso, tormentata da conflitti e delicatissima per gli equilibri tra Russia, Europa e mondo islamico. In poche parole all’ex-difensore del Milan è stato affidato un ruolo centrale e di grandissima responsabilità.

Candidamente il neoministro all’energia ha affermato di non sapere nulla in materia. Commenta EastJournal.net: “Lo stesso Ivanishvili, resosi conto dell’impresentabilità di Kaladze come ministro di un ministero così importante, ma non potendo fare altrimenti, si è affrettato a dire, durante la conferenza stampa, che Kaladze è cresciuto moltissimo politicamente e possiede le capacità per poter essere un ottimo ministro dell’energia. La Georgia non possiede una vera economia, non esistono industrie e pure l’agricoltura è fortemente improduttiva, ed il Paese si sostiene grazie agli ingenti aiuti stranieri e ai proventi dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan. Chi controlla questo oleodotto, controlla la gran parte dell’economia della Georgia.

La cosa che sconvolge ancora di più è che una settimana fa Ivanishvili aveva dichiarato che ministro dell’energia sarebbe stato l’ex ministro dell’energia dell’era Shevarnadze, arricchitosi a sproposito in quanto, mentre la Georgia era senza luce, vendeva l’elettricità alla vicina Armenia. Fortunatamente Ivanishvili ha fatto un passo indietro e ha sostituito questo grigio e corrottissimo oligarca con una persona che non ha alcuna conoscenza nel campo dell’energia, ovvero il nostro Kaladze”.

Il paese infatti, uscito molto indebolito dalla guerra con la Russia, sconta gravi problemi strutturali: alti tassi di corruzione, un sistema giudiziario spesso asservito alla politica, violazioni nella tutela dei diritti umani, una democrazia fragilissima. Una questione insoluta è quella dei rapporti con l’Unione Europea e quindi con l’occidente. Ivanishvili vuole riallacciare i rapporti con Putin. Forse allora si capisce il ruolo del calciatore Kaladze, grande amico di Berlusconi. Sorprende che gli organi di informazione italiani non abbiano sottolineato l’evidenza di un qualche interesse berlusconiano proprio nel settore dell’energia, del petrolio e del gas. Tra lui e Putin ci sono grandi e oscuri affari che ruotano intorno al colosso Gazprom.

Insomma un conflitto di interessi globale, anche se il nostro Berlusconi è in buona compagnia: staremo a vedere, ma ancora una volta i magnati che controllano il calcio – divenuto sempre più business – cercano di controllare anche la politica.

Piergiorgio Cattani

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