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Armenia-Azerbaijan: rischio concreto di guerra
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Il marchese di Carabas non rimanda soltanto alla popolare fiaba del “Gatto con gli stivali” ma a una regione ai confini dell’Europa, per la quale si scatenarono varie guerre e che ancora oggi è motivo di tensioni locali e internazionali. Stiamo parlando del Nagorno Karabakh, il territorio conteso tra Armenia e Azerbaijan che dal 1991, anno di dissoluzione dell’Unione Sovietica e della nascita dei due Stati caucasici, rivendica l’indipendenza sotto la protezione armena. Tra i due paesi si è scatenato un conflitto sanguinoso tra il 1992 e il 1994, una situazione mai sanata fino ad oggi. È una parte del mondo, quella intorno al massiccio del Caucaso, tra il Mar Nero e il Mar Caspio, misteriosa, ricchissima di storia come di idrocarburi, mosaico delicatissimo di religioni e etnie spesso in contrasto tra loro: una terra tra sogno e realtà che, come i Balcani, è vicina a noi e rispecchia le difficoltà e le speranze dell’intero pianeta, sempre più alle prese con la convivenza tra diversi in uno spazio angusto. Una cittadina, Shushi/Shusha, città di cultura e antica capitale degli azeri mussulmani ma anche simbolo della rinascita armena dopo il genocidio, rappresenta il punto di sutura o di lacerazione tra due mondi.
La questione Armenia-Azerbaijan è tornata alla ribalta in queste settimane con il presidente armeno Serž Azati Sargsyan giunto a minacciare la guerra con il vicino. Che cosa è successo? Prendiamo la notizia dall’agenzia Asca: “Ramil Safarov, ufficiale azero è stato condannato in Ungheria per aver ucciso un collega armeno, Gurgen Margarian, mentre i due frequentavano un corso di inglese organizzato dalla Nato in un'accademia militare a Budapest. Safarov successivamente è stato estradato in Azerbaijan dopo che Baku aveva assicurato Budapest sulla prosecuzione della sua pena. Al suo ritorno in patria, però, Safarov è stato rimesso in libertà e addirittura promosso di grado. «Non vogliamo una guerra, ma se dobbiamo, combatteremo e vinceremo - ha affermato il presidente armeno Serzh Sarkisian -. Non abbiamo paura degli assassini, anche se godono della protezione del capo dello Stato». «Loro (gli azeri) sono stati avvertiti», ha aggiunto Sarkistan, definendo l’Azerbaijan un paese in cui i provvedimenti «illeciti danno la libertà e la gloria a ogni bastardo che uccide le persone solo perché sono armene»”.
L’affare Safarov ha scatenato una serie di proteste degli armeni in patria e in tutto il mondo, con manifestazioni anche violente dove sono state bruciate bandiere, ovviamente azere ma pure ungheresi, benché il discusso governo magiaro di Orban abbia cercato di minimizzare gli eventi. Le reazioni internazionali sono state immediate: gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la NATO, le Nazioni Unite con il commissario per i diritti umani hanno criticato fortemente il trattamento riservato all’ufficiale azero, trasformato in eroe per aver eliminato l’avversario di sempre, cioè l’armeno di turno. Anche Amnesty International ha pesantemente criticato l’accentuazione “etnica” della vicenda, un’interpretazione nazionalista inaccettabile. Per l’Armenia tutto ciò rievoca i più tristi fantasmi del passato.
Particolarmente dura è stata la posizione del segretario generale della NATO Rasmussen (il soldato armeno era stato ucciso in una base NATO) che ha accusato l’Azerbaijan di minare i tentativi di risolvere pacificamente la questione del Nagorno Karabakh. Nelle settimane scorse erano girate voci di un imminente riconoscimento da parte dell’Armenia della Repubblica indipendente dell’NKR, un gesto che avrebbe incendiato il Caucaso e che non trova consensi unanimi neppure tra gli osservatori armeni, propensi ad un approccio più morbido. L’alleanza atlantica è molto presente in zona per controbilanciare la stretta alleanza tra la Russia e il presidente azero Aliyev. Armi, petrolio, gas, diplomazia: l’Azerbaijan è in una posizione davvero strategica non solo geograficamente ma anche etnicamente, poiché ci sono forti comunità azere in Iran e nella stessa Armenia che, in caso di tensioni regionali, potrebbero sollevarsi.
Negli ultimi giorni la situazione ai confini tra i due paesi è peggiorata con il rischio reale di un nuovo confronto armato, anche a fronte di una generalizzata distrazione per una parte del mondo comunque decisiva per i futuri assetti globali. Intanto l’Armenia ha vinto i mondiali di scacchi, speriamo che la guerra si giochi sempre con le mosse di alfiere e cavallo e non di carri armati e bombardieri.