Ossezia del Sud-Georgia: sale la tensione, dopo un anno ancora sfollati e mine

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A dodici mesi dal conflitto è di nuovo alta la tensione nelle zone di confine tra l'Ossezia del Sud e i territori controllati dalle autorità georgiane: nei giorni scorsi vi sono stati spari sia da parte osseta che da parte georgiana: lo riporta da Tiblisi Giorgio Comai inviato dell'Osservatorio sul Causaso. "Il 29 luglio per oltre un'ora vi sono stati spari sia da parte osseta che da parte georgiana; i contendenti si accusano a vicenda di aver sparato il primo colpo" - riporta l'inviato. Il ministero della Difesa russo ha annunciato che "In caso di ulteriori provocazioni da parte georgiana che costituiscano un pericolo per la popolazione della repubblica dell'Ossezia del Sud o per il contingente militare russo dislocato nella regione, il ministero della Difesa russo avrà diritto ad utilizzare tutti i mezzi a propria disposizione per difendere i cittadini osseti e le forze militari russe".

Il governo di Tbilisi si è appellato alla comunità internazionale perché mantenga alta l'attenzione su ciò che sta accadendo attorno all'Ossezia del Sud, ma i vertici georgiani sembrano ritenere che una nuova guerra con la Russia non sia imminente. La visita del vice-presidente statunitense Joe Biden in Georgia lo scorso 20 luglio ha rappresentato un momento di svolta per Tbilisi anche perché ha riconfermato chiaramente il sostegno degli Stati Uniti alla Georgia. Ma la Russia ha accusato gli Stati Uniti di riarmare pesantemente la Georgia: "Saremo costretti a prendere delle contromisure" - ha dichiarato Grigori Karasin, il vice ministro degli Esteri, senza specificare la portata della minaccia. La Russia ha annunciato che sarà aumentato il contingente militare dislocato in Abkhazia e in Ossezia del Sud, portando il numero dei soldati da 1800 a 3000.

I rapporti tra la Georgia da una parte, e la Russia, l'Abkhazia e l'Ossezia del sud dall'altra sono in una situazione di stallo - riporta da Tbilisi Tengiz Ablotia. Se già prima del conflitto i negoziati tra le parti erano solo formali e nel corso di molti anni non hanno mai portato ad alcun risultato, adesso la situazione è peggiorata ulteriormente. Da parte georgiana vi comunque è la massima attenzione a non lasciarsi coinvolgere in provocazion e per il momento sembra quindi improbabile che possa verificarsi uno scenario simile a quello dello scorso agosto.

Intanto Amnesty International denuncia che un anno dopo la guerra migliaia di civili rimangono lontani dalle proprie case con scarse prospettive di farvi rientro nel breve periodo."Centinaia di migliaia di persone devono fronteggiare una nuova realtà creata dal conflitto e le autorità hanno la responsabilità di rendere questo tempo di transizione il meno duro possibile. Hanno anche il dovere di fornire giustizia e riparazione alle vittime" - ha dichiarato Nicola Duckworth di Amnesty International presentando un nuovo rapporto sulle conseguenze del conflitto tra Georgia e Federazione Russa. "Le autorità di ambo le parti devono garantire il diritto degli sfollati a rientrare in condizioni di sicurezza e dignità e a controllare pienamente il proprio futuro".

La guerra scoppiata nella notte tra il 7 e l'8 agosto 2008 causò la fuga di circa 192mila persone, in larga parte di etnia georgiana. Dei 38.500 civili di etnia ossetina che lasciarono l'Ossezia del Sud per trovare riparo nella Federazione Russa, la maggior parte (salvo 4000) ha fatto rientro nel proprio territorio. Per quanto riguarda invece gli sfollati georgiani, 30mila sono ancora lontani dalle proprie abitazioni; in particolare, 18.500 sfollati fuggiti dall'Ossezia del Sud e dal distretto di Akhalgori rischiano di esserlo ancora per molto tempo.

Amnesty International denuncia inoltre che "nessuno è stato chiamato a rispondere delle numerose violazioni del diritto internazionale commesse durante il conflitto". "Una grande sfida rimane quella della sicurezza in tutta la regione interessata dal conflitto: alcune aree sono rimaste praticamente spopolate. Nelle aree confinanti con l'Ossezia del Sud, i georgiani che sono rientrati non hanno più accesso ai campi e ai frutteti, poiché quei territori sono ora amministrati dalle autorità ossetine o non sono stati ancora bonificati dagli ordigni inesplosi". Secondo Amnesty sia le forze georgiane che quelle russe fecero ricorso alle bombe a grappolo.

L'uso di munizioni cluster da parte della Russia era stato denunciato da Human Rights Watch e la Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine (ICBL) ne aveva condannato decisamente l'uso da parte della Russia. Nessuna condanna era però stata fatta dall'Unione Europea per l'utilizzo della Russia di cluster bombs. Anche la la missione umanitaria di Libera ha accertato in "almeno 3 occasioni diverse l'utilizzo di bombe a frammentazione, addirittura nel centro della città di Gori". [GB]

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