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Ossezia: tregua tra Russia e Georgia, ma il problema rimane
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Russia e Georgia hanno accettato in generale un piano di pace proposto dall'Unione europea, ma la tensione per lacrisi in Ossezia del Sud rimane alta, mentre si levano voci sempre più critiche verso l'operato di Mosca - riporta l'agenzia Asianews. Ieri a tarda sera il presidente georgiano Mikhail Saakashvili si è detto d'accordo sul piano propostogli da Nicolas Sarkozy, attuale presidente dell'Ue, anche se con piccole variazioni rispetto a quello accolto dal russo Dimitri Medvedev poche ore prima. Nel pomeriggio di ieri, prima dell'incontro con Sarkozy, Medvedev ha dato ordine di fermare tutte le operazioni militari russe in Sud Ossezia e Abkazia, ma diversi osservatori affermano che focolai di scontri continuano ancora oggi. Il piano di Sarkozy, che sarà presentato oggi ai ministri europei degli esteri per l'approvazione, prevede il ritiro delle truppe russe e georgiane ai confini prima del conflitto scoppiato una settimana fa e l'apertura di canali umanitari per aiutare i feriti e i rifugiati. Sarkozy l'ha definito non "un accordo di pace", ma "un atto provvisorio di cessazione delle ostilità" che però potrebbe mettere le basi per una risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu.
La Georgia, però, oggi ha già accusato la Russia di violare la tregua, ma Mosca lo ha negato categoricamente - riporta l'agenzia Ansa. Una fonte giornalistica sul posto ha detto però all'Ansa che miliziani sud osseti hanno preso posizione nel centro della città e terrorizzano la popolazione. Secondo la fonte, inoltre, una trentina di blindati ha preso posizione fuori da Gori. "I tank russi puntano ad accerchiare Tbilisi" e Mosca intende "uccidere la nostra democrazia": ha detto il presidente della Georgia Mikhail Saakashvili, in un'intervista alla Cnn. "Non c'e' alcun cessate il fuoco" - ha aggiunto Saakashvili, paragonando la situazione a quella dell'invasione sovietica dell'Afghanistan negli anni Ottanta. "Non ci arrenderemo mai"- ha concluso il presidente georgiano.
Intanto il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov sottolinea che Mosca ha accettato, ai fini del cessate il fuoco, l'emendamento georgiano al piano di pace in sei punti concordato nella capitale russa dai presidenti Dmitri Medvedev e Nicolas Sarkozy; ma sottolinea che la questione dello status di Abkhazia e Ossezia del sud, della quale Tbilisi ha voluto la cancellazione dall'accordo, non potrà venire evitata ai fini di un definitivo regolamento della situazione.
L'Unhcr ha inviato ieri il primo volo carico di materiali per i civili coinvolti nel conflitto: l'Onu ha già registrato circa 3.500 sfollati ma si prepara ad aiutare almeno 30mila persone mentre il totale degli sfollati sarebbe circa 100mila. L'Unhcr ha offerto assistenza umanitaria sia alla Russia che alla Georgia dove l'agenzia può contare su più di 50 operatori che si occupavano già prima del conflitto attuale di circa 275mila tra sfollati, rifugiati, apolidi e rimpatriati. Secondo i funzionari locali dell'Unhcr gran parte della popolazione è fuggita nel timore di nuovi attacchi.
I combattimenti sono scoppiati il 7 agosto scorso, quando la Georgia ha inviato l'esercito per riguadagnare il controllo della Sud Ossezia, una regione che appartiene di nome alla Georgia, ma che vive un'indipendenza di fatto - sebbene non riconosciuta internazionalmente- e dove la maggioranza dei cittadini ha passaporto russo.
Nonostante la tregua "il problema di fondo rimane" - commenta Andrea Rossini dell'Osservatorio sui Balcani. "E' quello dei numerosi conflitti rimasti congelati nello spazio post-sovietico. Non si tratta solo della questione osseta. Ci sono anche l'Abkhazia, la Transnistria e il Nagorno Karabakh. Questa guerra ha permesso ai russi di dare una dimostrazione di forza, ribadire che sono la grande potenza senza il cui accordo non possono essere alterati i confini o gli equilibri attuali". "Se le soluzioni militari non sono certo accettabili, non è neppure concepibile continuare ad ignorare questi conflitti. Quest'area, a ridosso dell'Unione Europea, è di fondamentale importanza non solo per questioni energetiche, ma per la stabilità stessa dell'Unione" - continua Rossini. "Se Bruxelles non affronta con una politica complessiva i rapporti con la Russia e la situazione nel Caucaso, rischia di ripetere gli stessi errori commessi nei Balcani negli anni '90. E di pagarne gli stessi prezzi. E' necessaria una forte iniziativa diplomatica che permetta di affrontare e definire queste crisi con tutti gli attori coinvolti. Con la forza delle parole, non delle armi. Anche se adesso sarà più difficile". [GB]
L'Osservatorio sui Balcani che da alcuni anni ha attivato la sezione 'Osservatorio sul Caucaso' dedica un dossier sulla Crisi in Georgia