Kenya, la denuncia dei Sengwer

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In una lettera diffusa a fine giugno da Survival International, i Sengwer del Kenya fanno appello all’opinione pubblica occidentale affinché smetta “di finanziare progetti di conservazione che ci derubano delle nostre terre e distruggono le nostre vite… Se volete fare conservazione, la prima cosa è garantire i diritti territoriali di noi Sengwer e di altri popoli indigeni. Se i nostri diritti non saranno rispettati, della foresta non rimarrà nulla.”

“Il modello di protezione della natura che finanziate risale al periodo coloniale e porterà a un genocidio… Vi esortiamo a smettere di finanziare violazioni degli stili di vita indigeni, che sono sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Invece, lavorate con noi per proteggere la nostra foresta, proteggendo i nostri diritti. E non solo per noi Sengwer, ma anche per tutte le comunità in Kenya e nel resto del mondo.”

La lettera arriva a pochi giorni dalle violenze avvenute a Loliondo, nel nord della Tanzania, dove le autorità cercano di sfrattare migliaia di Masai per far spazio alla caccia da trofeo e al turismo di lusso.

Questo appello echeggia le denunce che in tutta l’Africa orientale gli indigeni levano contro progetti di conservazione razzisti e coloniali.

La Frankfurt Zoological SocietyThe Nature Conservancy e altre grandi organizzazioni per la conservazione, ma anche l’Unione Europea e i governi di Germania, Francia e USA, sono tra i principali finanziatori di programmi di conservazione che implicano la creazione e il sostegno ad Aree Protette nelle terre ancestrali dei popoli indigeni, che vengono quindi sfrattati e abusati...

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