Il futuro degli indigeni

Stampa

Foto: Unsplash.com

Gli indigeni di tutto il mondo hanno deciso di far sentire con più forza la loro voce. E di combattere con la potenza delle loro tradizioni millennarie molti dei mali che minacciano non soltanto la loro sopravvivenza, ma anche quella di tutti gli abitanti della Terra. Secondo i calcoli più recenti, i membri delle tribù autoctone sono oggi circa 400 milioni e vivono in oltre 90 Paesi diversi, ma rappresentano solo il 6 per cento della popolazione mondiale e sono una minoranza molto spesso oppressa e discriminata dai governi locali e ignorata dall’opinione pubblica.

Adesso, però, quello che i rappresentanti delle popolazioni indigene di tutto il mondo hanno raccontato durante le giornate del ventesimo Permanent Forum on Indigenous Issues, convocato in parte in presenza e in parte in videoconferenza al Palazzo di Vetro dal 21 al 30 di aprile sotto l’egida dell’Ecosoc, ha toccato da vicino e in maniera drammatica una serie di problemi che riguardano tutti. Oratore dopo oratore, i partecipanti hanno raccontato che sono proprio quegli aborigeni che vivono isolati nelle foreste dell’Amazzonia e tra i ghiacciati del Nord Europa a non avere accesso alle armi necessarie per combattere la pandemia del Covid. E che sono ancora loro a soffrire in maniera sproporzionata degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici e a subire le violenze di chi vuole trasformare le foreste in cui vivono da millenni in terreni agricoli o miniere. Uno dopo l’altro, hanno lanciato un monito anche a chi non fa parte delle loro tribù per invitarli a non sottovalutare i rischi che proprio la loro fragilità sta mettendo in luce.

Creato nel 2000, pochi anni dopo l’approvazione da parte della Assemblea generale dell’Onu della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni con 143 voti favorevoli e i voti contrari degli Stati Uniti, del Canada, dell’Australia e della Nuova Zelanda, il Forum è diventato negli anni un importante punto di incontro e di discussione sul rispetto dei diritti delle popolazioni autoctone garantiti dalla Dichiarazione da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite.

Dopo una pausa dovuta l’anno scorso alla pandemia, lo sguardo della riunione si è ora alzato. Intitolato ”Pace, giustizia e istituzioni forti: il ruolo delle popolazioni indigene nella realizzazione degli obbiettivi per lo sviluppo sostenibile”, il raduno ha affrontato, giorno dopo giorno, una serie di temi ambiziosi. E dopo il commosso omaggio alla natura di un anziano capo indiano vestito in abiti tradizionali, gli oratori si sono confrontati in una serie di incontri e conferenze sui temi più concreti, dalle sfide sanitarie a quelle dei cambiamenti climatici, ma senza dimenticare la protezione dei propri diritti , dei linguaggi tradizionali e delle prospettive di sviluppo economico e sociale...

Segue su Atlanteguerre.it

Ultime su questo tema

“L’accordo per Gaza deciso senza il minimo coinvolgimento dei palestinesi”.

14 Ottobre 2025
Intervista a Maria Elena Delia, referente per l’Italia della Global Sumud Flotilla e Global Movement to Gaza. Il ricordo di Vittorio Arrigoni. (Laura Tussi)

Medici, operatori umanitari e giornalisti: intervista a Elisabeth Di Luca in rotta su Gaza

07 Ottobre 2025
Lo scorso 30 settembre è partita la Conscience della Freedom Flotilla Coalition, con a bordo un centinaio tra medici, operatori umanitari, giornalisti ed equipaggio: nelle pro...

SONO SUPER!

06 Ottobre 2025
Matteo Merli è un illustratore e ha creato questa breve storia e ce l’ha mandata. Dice tutto quello che dovremmo avere già capito da tempo.

Una protesta diffusa e intensa

06 Ottobre 2025
Mai si era vista, in Italia e forse nel mondo, una mobilitazione così ampia, diffusa e intensa come quella a cui assistiamo e partecipiamo in questi giorni per Gaza, (Comune-Info)

I gazawi stanno morendo per noi

02 Ottobre 2025
Si testa la tenuta dell’impunità concessa ai massacratori. Si trovano le strade per ridurre al silenzio la democrazia. (Raffaele Crocco)

Video

Campagna nazionale "Non aver paura"