Gruppo Abele, Cnca, Libera: la Carta di Terni per un nuovo welfare

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Diritto al lavoro, alla casa e alla salute, ma anche diritti negati ai giovani e ai migranti sono i temi della "Carta di Terni per un nuovo welfare" (in .pdf) che i rapresentanti di Gruppo Abele, Cnca e Libera radunati nella tre giorni di "Strada facendo 4" propongono all'attenzione per afffrontare l'attuale crisi economica e sociale che sta investendo il nostro paese.

Occorre "ripartire dai diritti, dall’inclusione, da scelte condivise per un’effettiva uguaglianza nel rispetto delle differenze" - aveva detto don Ciotti in apertura dell'incontro agli oltre mille rappresentanti dell'associazionismo riuniti a Terni. "Questa crisi – aveva sottolineato don Ciotti – non è economica: è, ancor prima, una crisi etica, culturale, politica. E non si possono giustificare in questo momento politiche che tagliano risorse, indeboliscano le politiche per il lavoro, per i giovani, per l’integrazione. Ci si nasconde dietro la crisi economica, si taglia dappertutto - s'infervora don Ciotti - ci si inventa lo scudo fiscale, la vendita dei beni confiscati alla mafia, si taglia su scuola e giustizia. Invece di cambiare direzione alla battaglia si approfondisce il solco delle disuguaglianze. E' pura miopia e questa miopia genera paura".

Ma anche la paura è funzionale alla politica, perchè è proprio questa che "rende di più in termini di consenso, è diventato prodotto di mercato e di scambio politico" - ha denunciato don Ciotti. “Chiediamo oggi alla politica di parlare con la voce delle persone comuni – concludeva don Ciotti – di rispettare la legge, di non cedere al compromesso, di interpretare la politica nel suo significato più alto. Una politica che sappia rispondere al codice della propria coscienza, prima di ogni altro”.

Una risposta accorata all'appello del fondatore di Gruppo Abele e di Libera è arrivata dai partecipanti che nel documento di presentazione della Carta di Terni sottolineano che "E' giunto il momento per dire che lo Stato sociale, inteso come sistema complessivo di garanzia dei diritti, va non solo salvato ma anche rilanciato e che si deve tornare all’affermazione dei diritti di cittadinanza sanciti dalla nostra Costituzione. Bisogna riprendere con forza a rimuovere tutte le barriere che impediscono ad ognuno di sentirsi cittadino".

Le associazioni ritengono perciò necessario "procedere ad una riforma dei comportamenti della politica, alla quale chiediamo una forte assunzione di responsabilità nei confronti di quel “bene comune” che ha il volto soprattutto dei più poveri, di chi fa fatica, di coloro che non vedono futuro per loro, i loro familiari, i loro figli". "Chiediamo alle Istituzionali nazionali e regionali - affermano - di abbandonare la polemica sterile sulle reciproche esclusive o concorrenti competenze per assumere con coerenza e responsabilità, di concerto con le organizzazioni della società civile che svolgono una funzione pubblica, l’opzione della sussidiarietà come criterio di comportamento condiviso e orientato al benessere delle nostre comunità. Si possono fare delle cose concrete e noi non temiamo di indicarle precisando che su queste siamo disponibili a mettere in campo quanto a nostra disposizione in parole, proteste, mobilitazione sociale".

"Riteniamo - aggiungono - che, in un approccio solidaristico e responsabile, spetti prima di tutto allo Stato intervenire per la riduzione di iniquità e ingiustizie, con la sua produzione normativa e la destinazione di risorse dedicate, mentre la progettazione e la realizzazione delle azioni necessarie crediamo sia compito delle Istituzioni e dei corpi sociali intermedi, con pari dignità". I convenuti alla tre giorni denunciano quindi "il rischio di ritornare ad uno Stato caritatevole e assistenziale che si limita a prendere atto che disuguaglianza e povertà sono tra noi come male ineliminabile e che chi vi cade dentro possa aspettarsi solo degli interventi assistenziali, una tantum, saltuari: è tempo di cambiare il nostro modello di società assumendo i criteri della solidarietà, della giustizia, della pari dignità di ognuna e ognuno". "Il benessere di ciascuno è la garanzia del futuro per l’intera collettività" - concludono.

Nel ribadire che "non si può invocare responsabilità se dilaga l’ingiustizia sociale e la discriminazione. Non vi può essere futuro per una democrazia che nega i diritti di cittadinanza" le associazioni invitano ad "uscire dalla crisi aumentando le tutele, non togliendole". In questo sendo la "Carta di Terni per un nuovo welfare" invita a "determinare un piano per il lavoro stabile e di qualità fondato su scelte di rilancio economico orientato alla tutela dell'ambiente, della sostenibilità e all'equità". Sulla difesa del diritto alla casa, il documento chiede di "passare dall'investimento sul mattone all'investimento sul diritto all'abitare. La città è un bene comune, la casa è un diritto costituzionale".

Circa il welfare le associazioni chiedono di "definire e finanziare i livelli essenziali di assistenza nel sociale" e di "costruire un patto nazionale per il sociale". E per il diritto alla salute ribadiscono che "i principi del sistema sanitario nazionale non hanno bisogno di essere riformati", ma che "la spesa sanitaria - già al di sotto della spesa media europea - può essere diversamente orientata, non ulteriormente diminuita". Infine circa il carcere chiedono di "ridare fiato ed opportunità alle misure alternative, in pochi anni drasticamente crollate e sottoutilizzate" e di "istituire il Garante nazionale per i detenuti, ed anche per gli stranieri nei CIE, autonomo dal potere politico".

In materia di "diritti negati dei migranti", la Carta di Terni afferma che "non è accettabile la configurazione del reato di clandestinità, la creazione di fatto di un codice differenziale per i cittadini italiani e stranieri, la negazione dei diritti di cittadinanza per le persone nate in Italia o da lungo tempo in possesso del permesso di soggiorno"- Chiede quindi di "contrastare il lavoro nero e approvare il disegno di legge sul reato di grave sfruttamento lavorativo come voluto dalle direttive europee e abolire le forme di schiavitù dei migranti con l'uso dell'articolo 18 della legge sull'immigrazione". Il documento propone infine di "rilanciare un discorso autorevole sull'immigrazione che ci vede impegnati in percorsi di protezione, di integrazione, di advocacy e di incontro tra italiani e stranieri per contrastare atteggiamenti razzisti e xenofobi".

"In tutti questi ambiti evidenziati - conclude la Carta di Terni - i giovani sono in primo piano. Si rimarca come i giovani costituiscono una risorsa del presente, la necessità di valorizzarne capacità ed iniziative, fornendo loro opportunità, attenzione educative e garantendo tutti i necessari diritti alla loro crescita con impegno di cedere quote di potere e di rappresentanze reali".[GB]

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