Italia: gestori dei CPT, disobbedite!

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Gestori dei centri: disobbedite. E' l'invito che don Alessandro Santoro, prete della Comunità delle Piagge di Firenze, ha fatto durante la giornata di manifestazione contro i Centri di Permanenza Temporanea, lo scorso 31 gennaio. "Oggi è la giornata della manifestazione contro i Centri di Permanenza Temporanea" - ha affermato don Santoro - "nuovi lager della modernità, segno inequivocabile della follia di questo sistema e del nostro governo che rinchiude e trattiene in cattività delle persone che hanno la sola "colpa" di venire in Italia per uscire dalla miseria e povertà dei loro paesi e di cercare una via d'uscita alla loro situazione".

Secondo don Santoro le forme di disobbedienza civile che potrebbero adottare gli immigrati sono limitate, data la loro precarietà. "Tocca allora a noi, cittadini e associazioni che hanno a cuore la democrazia e la salvaguardia dei diritti fondamentali per tutti gli uomini, fare qualcosa, reagire e tentare di costruire percorsi di resistenza. E' per questo che mi sento di appellarmi, di chiedere a quelle organizzazioni che hanno l'incarico di gestire i Centri di Permanenza Temporanea, di rinunciare all'incarico, di non essere più complici di questo meccanismo perverso".

Le associazioni che si battono per la chiusura dei CPT hanno accolto positivamente i rinvii a giudizio di don Cesare Lodeserto che gestisce per conto della Curia leccese il Centro di Permanenza Temporanea "Regina Pacis", a pochi chilometri da Lecce, di 5 dei suoi collaboratori e di 11 carabinieri.

Sono accusati di violenza, maltrattamenti e comportamento razzista per aver costretto con la violenza alcuni immigrati maghrebini a mangiare carne di maiale durante il Ramadan. I fatti risalgono a metà novembre del 2002: tra il 22 e il 23 novembre diversi immigrati maghrebini fuggirono dal Regina Pacis, vennero ripresi quasi subito e pestati. Partì in quell'occasione la denuncia del Lecce Social Forum e poi a dicembre quella dei ragazzi maghrebini. Ora hanno ricevuto finalmente dalle istituzioni una prima risposta fissando al 13 maggio la prima udienza. [DS]

Altre fonti: Tribù Ribelli.

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