Locride: pressioni, strumentalizzazioni e querele sui ragazzi

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Il 16 ottobre 2005 la 'ndrangheta assassinava Francesco Fortugno. Un omicidio avvenuto durante una importante manifestazione elettorale del partito del politico calabrese. L'indignazione fu fortissima e portò moltissimi a condannare il gesto. Sull'onda emotiva migliaia di ragazzi, decisi fino alla fine a ribellarsi alla criminalità organizzata, scesero in piazza. Avevano capito l'immensa gravità del gesto e chiedevano giustizia, pronti a giocare il loro ruolo fino in fondo. A testimone della loro determinazione, manifestazione dopo manifestazione, uno slogan divenne il loro simbolo: "Ed ora ammazzateci tutti". Da questo slogan nasce Ammazzatecitutti, un'associazione che ha riunito moltissimi giovani ormai ovunque riconosciuti come "i ragazzi della Locride".

E i ragazzi della Locride si sono dati da fare, continuando nella protesta contro la 'ndrangheta. Hanno acquistato una certa ribalta mediatica: anche il popolare cantante Jovanotti li ha ospitati sul loro palco e diversi suoi colleghi hanno espresso solidarietà, chiedendo ai cittadini di tutta Italia di non lasciarli soli. A quanto pare il movimentismo giovanile ha dato parecchio fastidio alla criminalità organizzata. Infatti nei mesi scorsi per diverse volte state attaccate le coltivazioni del consorzio Goel: nato su iniziativa del cardinale della Locride Bregantini la cooperativa lavora su territori confiscati alla criminalità organizzata - sull'esempio di Libera Terra - dando lavoro a moltissimi giovani che così trovano un'alternativa al lavoro offerto dalla 'ndrangheta.

Davanti alla recrudescenza delle intimidazioni il presule è arrivato a scomunicare la 'ndrangheta e i suoi affiliati. In occasione del primo anniversario dell'omicidio Fortugno Ammazzatecitutti e i giovani della Locride hanno lanciato un appello ai cittadini calabresi. Tutti possono firmarlo sul sito www.perlacalabria.it. I promotori spronano alla creazione di una coscienza collettiva che ripudi l'illegalità e la cultura mafiosa, recida i tentacoli economici della 'ndrangheta e crei una economia onesta, pulita e virtuosa. L'anniversario è stato anche occasione di alcune polemiche. Autore della prima mons. Bregantini in persona che ha richiamato i politici al loro dovere. Amarissime sono state le dichiarazioni rilasciate al settimanale Vita. Bregantini ha testualmente dichiarato "Ormai credo solo nei giovani, gli adulti mi hanno deluso. Hanno abbandonato la Locride".

L'altra polemica, durissima e che sta avendo oggi anche strascichi giudiziari, vede coinvolti i ragazzi di Ammazzatecitutti e il presidente del Consiglio Regionale Giuseppe Bova. I ragazzi accusano il politico di aver tentato in più occasioni di strumentalizzare la protesta di questi mesi presentando in occasioni ufficiali alcuni giovani del suo partito come rappresentanti dei "giovani della Locride". Giovani che in realtà non sono mai stati eletti da nessuno e di cui nessuno sapeva nulla. Un articolo di Martina Raschillà, una delle animatrici del movimento ammazzatecitutti, uscito su Calabria Ora l'11 dicembre e disponibile su www.ammazzatecitutti.org ricostruisce tutta la vicenda e lancia pesanti accuse di protagonismo e di autoreferenzialità verso Bova e alcuni giovani tesserati del suo partito. Giuseppe Bova ha duramente replicato alle accuse del movimento querelando Aldo Pecora, uno dei suoi esponenti più attivi, e accusando tutto il movimento di essere in realtà formato da pochi estremisti.

A fianco dei giovani si è schierato, tra gli altri, Riccardo Orioles con un durissimo intervento su "La Catena di San Libero" dove effettua un parallelo tra questa vicenda ed una avvenuta a Palermo alcuni anni fa quando "il Giornale di Sicilia - politicamente vicino ai cugini Salvo - ebbe la buona idea di pubblicare i nomi e i cognomi di tutti gli esponenti del Coordinamento Antimafia di Palermo, corredati dai rispettivi indirizzi di casa e da ogni altra utile indicazione. Aggiungendo che in realtà questi quattro fanatici - di cui riporta elenco nominativo - non rappresentavano nessuno e che il movimento antimafia in realtà non esisteva".

Alessio Di Florio

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