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Sulle regole
Giustizia e criminalità
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Cosa vuoi fare da grande? Il magistrato! Perché? Per combattere la mafia, la corruzione, l’evasione. Sei sicuro sia la strada giusta? Certo. Cosa altrimenti?
Non sembra essere della stessa opinione Gherardo Colombo dopo trentatré anni in magistratura. Giudice, poi pubblico ministero ed ancora giudice. S’è dimesso perché indagine dopo indagine, processo dopo processo, sentenza dopo sentenza, s’è convinto che gli sarebbe stato impossibile contribuire a rendere l’amministrazione della giustizia meno peggio di quel che è. Sue parole: “accertare i reati non basta”. Non è proprio una resa ma da tempo preferisce concentrarsi su ciò che ha da sempre fatto nel “tempo libero”: narrare, incontrare, scambiare, formare, forgiare, credere nei giovani. Et voilà. Un giudice vagabondo tra scuole, università, parrocchie, circoli ed in qualunque altro posto lo invitino a dialogare sul tema delle regole. Ha avuto una media di 400 incontri all’anno che, per fortuna, è calata da quando è diventato consigliere RAI.
Basta prenotarsi e lui viene “subito”. Tempo due anni. Ma il suo team dispone di ottimi formatori che sono in grado di sostituirlo al meglio.
Secondo Colombo la giustizia non può funzionare se i cittadini (badate bene non i politici o, meglio, non solo) non comprendono il perché delle regole. Se non lo comprendono tendono ad eluderle, quando le vedono faticose, ed a violarle, quando non rispondono alla loro volontà. Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto. Dal basso.
L’ex Pm di Mani Pulite riguardo “le regole” ha scritto un libro “Sulle regole“ consegnando una riflessione sulla cultura della giustizia e sul senso profondo delle regole. Senza il loro rispetto, infatti, non potremmo vivere in società. Ma senza una discussione pubblica sulle ragioni delle regole la vita in società non saprebbe proiettarsi verso il futuro, né riuscirebbe a immaginare forme migliori di convivenza. È per questo che la discussione sulle regole coinvolge anche i modelli di società a cui le regole s’ispirano. Modelli verticali, basati sulla gerarchia e la competizione. E modelli orizzontali, più rispettosi della persona e orientati al riconoscimento dell’altro. Una strada, quest’ultima, tracciata proprio sessant’anni fa dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e dalla Costituzione italiana.
Colombo incontra dai 40.000 ai 50.000 ragazzi l’anno, in ogni parte d’Italia, ovunque lo invitano. Scuole di ogni ordine e grado. Parla anche alle elementari. Non è una battuta. Le regole s’apprendono in tenera età ed è per questo che il neo consigliere RAI non disdegna di andare nella scuola primaria. D’altronde ogni classe che rispetti disegna la sua carta delle regole di comportamento condivisa ed entro le quali muoversi. Esempio: “Uno studente non può arrivare in ritardo e beccarsi una nota mentre se arriva il prof., in ritardo, non v’è sanzione”.
Già Presidente della Garzanti libri diffonde cultura a piene mani. Perché? Colombo: “In un mondo ove vanno avanti i più furbi, le persone che hanno più conoscenze, i prepotenti e gli arroganti (e non, per dirla con il card. Martini “chi è più avanti”) allora è difficile ottenere il rispetto delle leggi attraverso la semplice minaccia di una punizione”.
Colombo, nel 1992, ad inizio di Mani Pulite ebbe un’idea che somiglia molto a ciò che la Commissione per la Verità e la Riconciliazione presieduta da Desmond Tutu ha praticato: “Chi si pente, restituisce e si allontana per un periodo dalla vita pubblica non sconta la pena”. Forse avremmo avuto un passaggio tra la prima e seconda repubblica più indolore e forse la magistratura se ne sarebbe uscita meglio da un ventennio di continui ed incessanti attacchi. Forse.
Il problema è che viviamo, sempre secondo il consigliere RAI di recente nomina, in una cultura “ove l’osservanza delle leggi è ritenuta un’eventualità” ove le leggi sono guardate con sospetto, diffidenza, certamente utili per gli altri ma meno per se stessi.
In tempo di antipolitica è bene, quindi, guardare più da vicino la “società civile” che non è poi così differente da quella politica. Anzi. Per citare Joseph de Maistre: “Ogni nazione ha il governo che si merita”. Siamo, quindi, tutti Fiorito o Zambetti? In un certo senso: “alzi la mano chi non ha mai pagato in nero l’idraulico oppure non ha parcheggiato in divieto di sosta o abbia guidato con un bicchierino in più”. Colombo è categorico: “trattasi, prima di tutto, di un problema di educazione”. La “verifica della risposta penale” non basta. Attenzione. V’è sempre presente la tentazione di una “società verticale” come il fascismo ove uno solo vive senza regole; i diritti stanno in alto ed i doveri in basso. Ai più va bene. Per passare alla società orizzontale servono alcune cose: innanzitutto parlare la stessa lingua, capirsi e chiarirsi le idee (ciò che è giusto per uno non è detto che lo sia anche per il suo vicino), coerenza (vedi il rapporto studente/prof), impegno (l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro … di ciascuno affinché possa dare pari opportunità a tutti) e la “non delega”. Libertà è partecipazione... ma questo non l’ha certo detto Colombo.