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Myanmar: il ritorno dell’uomo forte
Giustizia e criminalità
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Foto: Unsplash.com
Mentre blindati e mezzi armati dell’esercito pattugliano i centri nevralgici di Yangon e soprattutto della capitale Naypydaw, i leader della Lega nazionale per la democrazia, tra cui la de facto Premier Daw Aung San Suu Kyi e il presidente U Win Myint, sono stati arrestati ed è stato dichiarato lo stato di emergenza. Il canale portavoce dell’esercito, Myawaddy TV, ha annunciato che il presidente ad interim, U Myint Swe (ex generale nominato dai militari), ha dichiarato che lo stato di emergenza nazionale durerà un anno ai sensi dell’articolo 417 della Costituzione del 2008. Il temuto colpo di stato di avevamo parlato venerdi è iniziato verso le 3-4 del mattino con l’arresto dei leader democratici. Restano bloccati nelle loro stanze d’albergo anche i parlamentari che avevano raggiunto la capitale Naypyidaw e che avrebbero dovuto insediarsi domani col nuovo Parlamento eletto l’8 novembre scorso. Da stasera scatta il coprifuoco dalle 8 alle sei del mattino. Una dozzina di ministre e due di vice ministri sono gia’ stati dimissionati e sostituiti.
Il week end in realtà aveva fatto ben sperare: calma tesa ma forse ancora tempo per negoziare. La speranza, o forse l’illusione, si è avuta stamattina quando è stato chiaro cosa Tatmadaw – l’esercito birmano – avesse in mete. Il week end è servito a preparare la logistica del colpo di stato partito stamattina prima dell’alba e prima che il governo potesse organizzare una qualsiasi forma di resistenza. Anche la condanna internazionale (la Ue ha preso subito posizione) rischia di avere poco effetto poiché – in Consiglio di sicurezza all’Onu – Cina e Russia potrebbero bloccare una risoluzione di condanna o, quantomeno, addolcirla.
I poteri legislativi, amministrativi e giudiziari del Paese vengono intanto trasferiti al comandante in capo dei militari, il generale Min Aung Hlaing (nell’immagine di copertina in una foto di rito), fino a quando – dice ancora il comunicato delle Forze armate – non verranno intraprese azioni contro le irregolarità che gli uomini in divisa ritengono abbiano stravolto le elezioni di novembre. Fonti locale sentite questa mattina da atlanteguerre temono che nelle prossime ore il Paese sarà isolato via telefono e via Internet. La Lega sembra comunque divisa tra inviti alla calma e un messaggio attribuito alla leader Suu Kyi, apparso sulla pagina FB della Lega, col quale l’ormai ex Consigliera di Stato avrebbe invitato il popolo a reagire. E’ molto difficile che ci sia la possibilità di fare resistenza né è facile poter attribuire la frase alla Nobel che si trova agli arresti, benché la Lega abbia confermato che si trova a casa sua sotto stretta sorveglianza. in luogo finora sconosciuto. La chiusura di Internet ha intanto cerato problemi a chi doveva ritirare soldi dai Bancomat che sono bloccati dalla sospensione, ancorché’ parziale, della Rete.
Il futuro per ora resta un’incognita ma sembra possibile che i militari non vogliano uno stato di emergenza troppo duro. Segue su: Atlanteguerre.it