Dobbiamo rafforzare la protezione dei civili nei conflitti armati

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Foto: Pexels.com

Inizia a Ginevra l’ultimo round di negoziati per una Dichiarazione Internazionale contro le armi esplosive utilizzate in contesti popolati: l’Italia si adoperi per rafforzare i meccanismi di protezione dei civili e le norme del diritto internazionale umanitario. Anche Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, Campagna Mine e Rete Pace Disarmo presenti ai negoziati.

A pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’Azione Umanitaria contro le Mine, parte a Ginevra l’ultimo round dei negoziati diplomatici per il testo della Dichiarazione Politica Internazionale contro le Armi Esplosive nelle aree popolate.

Le negoziazioni sono iniziate nel 2019 e sono l’ultima tappa di una decennale iniziativa di diplomazia umanitaria condotta dalla Rete internazionale INEW, composta da più di 45 organizzazioni umanitarie in tutto il mondo impegnate nella protezione dei civili nei conflitti armati. In Italia hanno aderito Campagna Italiana contro le Mine, Rete Italiana Pace e Disarmo e l’Associazione Nazionale Vittime Civile di Guerra (ANVCG) a cui ne è stato affidato il coordinamento su territorio nazionale e la cui coordinatrice Sara Gorelli seguirà i lavori di Ginevra.

Con più di 230.000 vittime in tutto il mondo in oltre dieci anni e 9 civili su 10 vittime, l’uso delle armi esplosive nelle guerre urbane è una questione umanitaria che desta la preoccupazione di più di un attore internazionale a causa degli effetti a lungo termine sul benessere degli individui e la comunità. Più volte il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha sollecitato l’approvazione della Dichiarazione per regolamentare l’uso di queste armi nelle aree urbane durante i conflitti.

In considerazione delle drammatiche conseguenze dell’impiego delle armi esplosive nei conflitti recenti, di cui l’ultimo in ordine di tempo è quello in Ucraina e tenendo conto che il 29 marzo le Commissioni Affari Esteri e Difesa del Senato hanno approvato gli ordini del giorno G/2562/4/3 e 4 e G/2562/7/3 e 4, che evidenziano il ruolo della Dichiarazione come strumento di protezione dei civili, l’ANVCG, Campagna Italiana contro le Mine e Rete Italiana Pace e Disarmo chiedono che:

  • l’Italia, attraverso le sue delegazioni diplomatiche, si adoperi per adottare un testo che rafforzi gli esistenti meccanismi di protezione e di assistenza dei civili nei conflitti armati secondo i principi del diritto internazionale umanitario e incoraggi le altre delegazioni a fare altrettanto;
  • l’Italia riconosca la Dichiarazione politica Internazionale come ulteriore punto di riferimento per l’adozione di principi e meccanismi di protezione dei civili nei conflitti armati;
  • venga approvata la risoluzione 7-00813 del 17 marzo presentata alla Commissione Affari Esteri della Camera che impegna al Governo ad adoperarsi per rafforzare la protezione dei civili nei conflitti armati, valorizzando le iniziative diplomatiche umanitarie in corso.

Scheda sulla violenza esplosiva 2011-2021

  • Quando le armi esplosive sono usate nelle aree popolate (zone urbane), il 91% delle vittime appartiene alla popolazione civile. La percentuale scende al 25% quando le armi esplosive sono usate al di fuori delle zone urbane;
  • In totale i civili uccisi e feriti nelle aree popolate in oltre dieci anni sono stati 238.892;
  • Nel decennio 2011-2021 paesi dove si sono verificati più casi di uso di armi esplosive ai danni dei civili sono stati Siria, Iraq, Afghanistan, Pakistan e Yemen;
  • Secondo INEW – International Network on Explosive Weapons, i punti della Dichiarazione che garantirebbero una maggiore protezione dei civili nei conflitti armati sono: riconoscimento del danno umanitario causato dalle armi; esplosive; divieto di uso nelle aree urbane delle armi esplosive con effetti a largo raggio; riconoscimento del danno alle vittime e assistenza;
  • Finora 112 paesi in tutto il mondo hanno riconosciuto pubblicamente il danno umanitario derivante dalle armi esplosive.
Da Retepacedisarmo.org

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