Vicenza: Variati, 'domenica il referendum sul Dal Molin si farà'

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Il referendum sulla nuova base militare Usa al Dal Molin di Vicenza "si farà comunque". Lo ha affermato il sindaco di Vicenza, Achille Variati intervenendo alla manifestazione promossa ieri sera dai comitati cittadini per protestare contro la decisione nei giorni scorsi del Consiglio di Stato che ha bocciato la consultazione popolare come "inutile e irrealizzabile". "Si tratta di una delibera illegittima - scriveva il Consiglio di Stato - nella misura in cui ha per oggetto un auspicio irrealizzabile, quale quello dell'acquisizione della zona areoportuale, sul quale si sono pronunciate sfavorevolmente le autorità competenti".

"Il Consiglio di Stato ha dato un ordine a Vicenza" - ha detto ai manifestanti il sindaco Variati - "Vicenza domenica darà un consiglio allo Stato". Prendendo la parola nella centrale piazza dei Signori davanti a migliaia di manifestanti radunati per protestare contro la decisione del massimo organo giudicante amministrativo, il sindaco Variati dopo aver indossato la fascia tricolore affermato: "Questa fascia me l'avete data voi - ha detto Variati - e davanti a voi la indosso perché Vicenza non può essere imbavagliata". E ha assicurato i presenti che "cinquantratrè erano i seggi previsti; cinquantratrè saranno i punti di raccolta in gazebo predisposti davanti alle scuole". Il voto è riservato ai soli cittadini di Vicenza: sono 87mila le schede già distribuite e i punti di raccolta non saranno quindi le sedi ufficiali delle consultazioni elettorali, bensì i gazebo davanti alle scuole, ma "sarà referendum vero, con scrutatori e verbalizzatori" - commenta Paolo Cacciari su Carta online.

"La partecipazione straordinaria di ieri sera, con piazza dei Signori gremita come non si vedeva da decenni, è la miglior risposta all'atto di dispotismo con il quale il Consiglio di Stato ha soddisfatto i desideri del Governo" - commenta una nota del comitato 'No Dal Molin'. "Se qualcuno pensava di chiudere la vicenda con un colpo d'autoritarismo si sbagliava: più di 10 mila vicentini sono scesi in strada per esprimere la propria indignazione e rilanciare la mobilitazione. Hanno sospeso la democrazia, se la sono ritrovata in piazza".

Nelle scorse settimane sulla vicenda era intervenuto anche il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che con una lettera al sindaco di Vicenza, definiva la consultazione popolare "gravemente inopportuna" tanto da avere "una pesante ricaduta perché si porrebbe in diretto contrasto con l'azione del governo" e in grado di "fomentare ulteriori tensioni interne ed esterne non facilmente prevedibili". Pronta la replica del sindaco Variati che aveva ribadito non solo la legittimità della consultazione popolare - di natura amministrativa e "non su scelte di politica estera o di difesa", ma anche la necessità del referendum in un contesto tutti hanno deciso ma la cittadinanza non è mai stata consultata.

Sulla questione della legittimità giuridica e del valore democratico della consultazione popolare interviene anche il sociologo Ilvo Diamanti in un corsivo dal titolo "Se la democrazia diventa inutile. "Vicenza diventa un caso esemplare, nella sua specificità. Una città dove lo Stato decide che i cittadini non "devono" pronunciarsi, secondo procedure istituzionali, perché, comunque, è stato già deciso" - afferma Diamanti. "Come se la democrazia fosse un utensile per realizzare "prodotti" pubblici. Un sistema e un metodo per decidere, come un'impresa qualsiasi (proprio oggi che il mercato non sembra più di moda). Dimenticando che la democrazia ha valore in sé. E' un valore in sé. Le procedure mediante cui si realizza "servono" come fonte di legittimazione perché garantiscono riconoscimento alle istituzioni e consenso alle autorità" [GB].

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