Myanmar, sei mesi di golpe (e di Covid)

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Immagine: Atlanteguerre.it

Il 1° agosto ricorrevano  sei mesi esatti dal golpe di febbraio in Myanmar, quando la giunta militare ha preso il potere. E proprio domenica il Consiglio di amministrazione statale al governo si è dichiarato  governo provvisorio mentre il suo leader, Min Aung Hlaing, ne è Primo ministro. Quanto alla Stato di emergenza, resterà esteso almeno fino all’agosto 2023. Domenica Min Aung Hlaing ha anche  ripetuto il suo impegno a tenere elezioni multipartitiche entro due anni ma senza che la futura data sia stata  specificata.

Due giorni fa in compenso Human Rights Watch ha chiesto ai governi del mondo di muoversi contro i responsabili di crimini contro l’umanità: “La giunta del Myanmar ha risposto alla massiccia opposizione popolare al golpe con uccisioni, torture e detenzioni arbitrarie di persone che semplicemente vogliono i risultati delle elezioni dello scorso anno – che devono essere rispettati – e un governo che rifletta la volontà popolare”, dice Brad Adams, direttore di Hrw-Asia: “Questi attacchi alla popolazione costituiscono crimini contro l’umanità di cui i responsabili dovrebbero essere chiamati a rispondere”. La lista è lunga: polizia e soldati hanno ucciso almeno 940 manifestanti e passanti, tra cui circa 75 bambini, e fatto sparire con la forza più di 100 persone; torturato e violentato un numero imprecisato di detenuti e arrestate diverse migliaia di persone imprigionate arbitrariamente.

Hrw chiede azioni mirate contro gli individui, embargo globale sulle armi e restrizioni finanziarie per ridurre le entrate della giunta dalle industrie estrattive tra cui il gas, la maggior fonte di valuta per Tatmadaw che incassa circa un miliardo di dollari l’anno in dazi, tasse, roialty, commissioni e tariffe...

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