Kenya, elezioni in bilico

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Mentre stiamo scrivendo non si sa ancora il risultato ufficiale delle elezioni presidenziali in Kenya svoltesi il 4 marzo scorso. Si sa che Uhuru Kenyatta (espressione del partito del presidente uscente Kibaki) è in vantaggio lieve sul rivale Raila Odinga (Primo Ministro e già oppositore di Kibaki nelle elezioni del 2007, segnate da gravissimi episodi di violenza): ma quello che tutti attendono è di sapere se Kenyatta ha ottenuto più del 50% dei voti, soglia che eviterebbe un incerto – e pericoloso anche per la sicurezza del paese – ballottaggio tra i due sfidanti.

Nell'ultimo bollettino della commissione elettorale emesso la mattina dell’8 marzo, con i risultati di 163 collegi elettorali su 291, Kenyatta è dato al 48,7% mentre Odinga è al 46,07%.

La lentezza delle operazioni di scrutinio turbano cittadini e osservatori. In realtà lo spoglio sembrava potesse essere più celere in quanto i primi dati cominciarono ad essere diffusi la sera stessa delle elezioni, mentre molta gente era ancora in coda ai seggi, creando così qualche malcontento. L’auspicio di un veloce spoglio si è infranto contro il flop del sistema informatico, bloccato dopo aver fornito i primi dati: le schede sono state così inviate a Nairobi per essere contate manualmente. Critiche che si sono amplificate i giorni successivi quando l’esasperante lentezza nello spoglio ha dato adito a ogni tipo di considerazione, facendo gridare ai brogli soprattutto i sostenitori di Odinga.

Come riportato dalle agenzie “Kalonzo Musyoka, con lui nel ‘ticket’ in corsa, ha detto di «avere le prove che i risultati ricevuti sono stati manomessi» e ha aggiunto che «in alcuni casi il totale delle schede votate supera il numero effettivo degli elettori con diritto di voto»”.

Il problema maggiore comunque sarà probabilmente rappresentato dalle schede annullate, che dovrebbero aggirarsi intorno al 6% dei voti, una percentuale altissima e per di più sufficiente a far pendere la bilancia della vittoria da una o dall’altra parte. Una circostanza foriera di tensione.

Intanto il paese aspetta. Per ora la situazione è tranquilla. Alla fine ognuno ha votato per la sua tribù, anche a Nairobi dove ci si vantava perché “non c’è spirito tribale” e i kikuyu affermavano di votare per Raila…alla fine giravano messaggini da persone influenti che dicevano: “ricorda che la tua tribù è sempre la tua tribù”. [PGC]

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