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Deflazione e debito: nuove nubi sull’economia cinese
Democrazia
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Foto: Christian Lue da Unsplash.com
In una fase in cui gli indicatori principali dell’inflazione in Cina registrano un segno negativo, la seconda economia globale si trova ad affrontare il rischio di deflazione e la ripresa risulta bloccata. I dati ufficiali mostrano che l’indice dei prezzi al consumo è sceso dello 0,3% a luglio, mentre il dato relativo alla produzione è calato del 4,4%. Sia le importazioni sia le esportazioni sono crollate di oltre il 10%. Inoltre, gli enormi debiti e le massicce insolvenze stanno perseguitando l’economia.
Il CSI300 cinese, indice che segue i titoli delle principali società quotate a Shanghai e Shenzhen, è crollato del 2,97% la scorsa settimana. Senza un’inflazione adeguata che aiuti la capacità delle aziende di investire nella crescita futura, il mercato azionario potrebbe rimanere fermo. A fine luglio il Politburo del Partito comunista, il massimo organo decisionale cinese, ha promesso una politica favorevole per le imprese private, tuttavia i guadagni in borsa dopo l’annuncio sono diminuiti in modo rapido ad agosto.
Il rimbalzo dei consumi dopo che la Cina ha abbandonato la politica zero-Covid non è durato a lungo. Al contrario, mancando la rete di sicurezza sociale, le persone sono diventate più prudenti nella spesa. I depositi personali hanno raggiunto il massimo storico di 133 mila miliardi di yuan (poco meno di 17mila miliardi di euro) a giugno, ma già dal mese successivo sono calati i risparmi delle famiglie. In un contesto di deflazione, le persone sono più prudenti nella spesa, aspettandosi prezzi più bassi in futuro. Gli analisti avvertono che se i consumatori rimandano gli acquisti, le aziende potrebbero abbassare i prezzi e sacrificare i profitti per attirare i consumatori, con il risultato di creare un circolo vizioso.
Nel frattempo continua la crisi del settore immobiliare. Country Garden, una delle maggiori aziende immobiliari cinesi, ha registrato perdite per 6,9 miliardi di euro nel primo semestre di quest’anno. La società ha mancato due cedole obbligazionarie in scadenza la scorsa settimana, confermando i timori che l’azienda stia scivolando in problemi coi pagamenti. Un altro colosso immobiliare, Evergrande, che ha rivelato di aver perso 81 miliardi di dollari (74 miliari di euro) nel 2021 e 2022, è alle prese con debiti atronomici, stimati in 300 miliardi di dollari (274 miliardi di euro). L’industria immobiliare rappresenta quasi un terzo del PIl cinese e le ricadute della crisi potrebbero avere effetti su una scala più ampia dell’economia.
Le vendite di immobili di nuova costruzione da parte dei primi 100 costruttori in Cina sono crollate del 33% a luglio. La serie di insolvenze nel settore immobiliare e gli edifici incompiuti hanno scatenato un panico diffuso fin dallo scorso anno. JP Morgan ha stimato che le vendite di immobili potrebbero calare di oltre l’80% nella seconda metà di quest’anno, poiché i potenziali acquirenti di case sono spaventati dalle turbolenze.
Pechino è ossessionata dall’enorme quantità di debiti...