Legislative in Algeria: astensione e involuzione

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Foto: Unsplash.com

Al termine di una campagna elettorale senza pubblico a causa dell'epidemia, sabato 12 giugno gli Algerini si sono recati alle urne per le elezioni legislative anticipate che, nelle intenzioni dei governanti, avrebbero dovuto dare nuova legittimità al potere in essere.

Inizialmente previste per il 2022, le elezioni sono state organizzate in anticipo nel contesto di una revisione della Costituzione operata tramite referendum nel novembre 2020. 

Il tasso di partecipazione è stato del 23,03%, come annunciato dal Presidente dell'Autorità elettorale nazionale indipendente (ANIE), Mohamed Charfi.

Un’involuzione costante se rapportato alle percentuali di voto, già basse, per elezioni antecedenti: 35,70% durante le elezioni legislative del 2017 e 42,90% nel 2012. L'affluenza alle urne è stata di molto inferiore anche rispetto alle elezioni presidenziali del 2019, che hanno visto Abdelmadjid Tebboune eletto Presidente con circa il 40% dei voti. 

Poco più di 24 milioni di Algerini sono stati chiamati ad eleggere per cinque anni i 407 deputati dell'Assemblea nazionale del popolo (ANP). Di questi solo 5,6 milioni sono andati alle urne. È stato chiesto loro di scegliere tra 2.288 candidati, di cui più di 1.200 "indipendenti". È la prima volta che così tanti candidati liberi da vincoli di partito si sono fatti avanti contro contendenti sostenuti da partiti ampiamente screditati e ritenuti responsabili della crisi del Paese. 78 di loro sono stati eletti e sarebbero il secondo “ partito” se avessere un comun denominatore. Ma cosi’ non é.

Si é trattato della prime legislative dall' inizio della insurrezione popolare, inedita e pacifica, nata il 22 febbraio 2019, portata avanti dal movimento Hirak e prodotta dalla bocciatura di un previsto quinto mandato del presidente Abdelaziz Bouteflika, costretto quasi due mesi dopo a dimettersi, dopo vent'anni di regno.

Grande vincitrice delle elezioni legislative anticipate in Algeria, l'astensione record segna il fallimento della “road map” elettorale del potere e pone il Paese in un'impasse politica, dicono gli analisti. 

In termini di partecipazione, dopo le elezioni presidenziali del dicembre 2019 e il referendum costituzionale del novembre 2020, "si tratta del terzo fallimento consecutivo del presidente Abdelmadjid Tebboune", secondo l’analisi di Hasni Abidi, direttore del Centro studi e ricerche sull'arabo e mondo mediterraneo (Cermam). Per il politologo, "il Presidente è in una situazione vulnerabile" e "aumenta la sua dipendenza dall'istituzione militare". "La sua agenda politica è più che mai dettata dall'esercito", ha aggiunto. 

Ma, qualunque cosa accada, il potere sopravviverà a se stesso. Il boicottaggio alla urne é una vittoria effimera per i tanti che contestano questo regime, nato con l’indipendenza del 1962. Non aver saputo generare una vera classe politica capace di contrapporsi elettoralmente al sistema é un limite e una sconfitta annunciata.

“Per me l'affluenza alle urne non ha importanza. Ciò che conta è che coloro per i quali il Popolo vota abbiano una legittimità sufficiente ", ha affermato il Presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, poco prima della chiusura delle urne. 

I risultati hanno consacrato la vittoria dei partiti tradizionali considerati moribondi e respinti dall’ Hirak.

Si va verso un ritorno dell'alleanza dell’ex Presidente Abdelaziz Bouteflika? 

“E’ ormai evidente il ritorno dei simboli del Bouteflikismo e della vittoria del trio FLN-RND-MSP, (Fronte di Liberazione Nazionale- Raggruppamento nazionale democratico-Movimento della società per la pace) che ricorda agli Algerini l'ex alleanza presidenziale di Bouteflika, “ ha notato il sito Tout sur l'Algerie (TSA). Il primo é il partito al potere dal 1962, il secondo é quello dell’ex Presidente defenestrato ed il terzo é di matrice islamica, legato alla confraternita dei Fratelli musulmani.

Quale sarà la legittimità della futura Assemblea con l’alta astensione avuta?

"La nuova Assemblea avrebbe dovuto sostituire quella sciolta che era maggioritaria con FLN/RND e che è stata colpita dagli scandali del’era di Bouteflika. Con un risultato del genere, è ovvio che il nuovo Parlamento dovrà affrontare lo stesso problema di mancanza di legittimità», ha osservato il quotidiano algerino El Watan. 

"Secondo un probabile scenario, le forze politiche risultanti da queste elezioni potrebbero riorganizzarsi e formare una coalizione il cui obiettivo sarebbe quello di perpetuare il sistema", stima il think tank International Crisis Group (ICG).

Prima delle elezioni, l'Hirak, che senza successo chiede un cambiamento radicale del "sistema" di governo in vigore dall'indipendenza (1962), ha denunciato una "mascherata elettorale" e una "corsa a capofitto" del regime. Anche l'opposizione laica e di sinistra ha boicottato il voto.

Il partito del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) si è imposto con 105 seggi sui 407 previsti, davanti agli indipendenti (78 seggi), MSP (64), RND (57), Fronte El-Moustakbel (48) e Movimento El-Bina (40). Seguono il partito Voce del popolo (3), il Fronte del buon governo (3), il Partito della giustizia e dello sviluppo (2), il partito El-Fadjr El-Djadid (2), il partito della Libertà e della giustizia (2) e il Fronte della nuova Algeria, El Karama e Jil Jadid con un posto ciascuno.

Le operazioni di voto si sono svolte nella calma generale ad Algeri, dove gli elettori si contavano sulle dita di una mano, e nelle province, tranne che in Cabilia, regione berbera ribelle, dove l'affluenza alle urne era già stata quasi nulla anche nelle precedenti elezioni. Quasi tutti i seggi elettorali hanno chiuso a Béjaïa e Tizi Ouzou, le città più popolose della regione di lingua berbera, secondo la Lega algerina per la difesa dei diritti umani (LADDH) e il Comitato nazionale per la Rilascio dei prigionieri (CNLD). Secondo LADDH e CNLD, sono scoppiati scontri in diversi comuni, con saccheggi delle urne elettorali, e la polizia ha effettuato dozzine di arresti.

Al termine di una campagna apatica, i partiti filogovernativi hanno quindi chiesto la partecipazione "con vigore" a queste elezioni legislative. 

L'altra grande sfida per le autorità algerine è stata quella di riuscire a voltare la pagina Hirak. Nonostante le manifestazioni siano state sospese dal confinamento legato al Covid-19, il movimento ha ripreso forza con l'allentamento delle misure sanitarie. Ad aprile, migliaia di persone hanno marciato per denunciare l'ondata di repressione poliziesca e giudiziaria contro gli attivisti di questo movimento popolare. 

Infine, queste elezioni avrebbero dovuto far emergere un rinnovamento e ringiovanimento del Parlamento. Questo era uno degli impegni del Presidente Tebboune.

"L'elezione offre, per la prima volta, l'opportunità ai giovani e ai candidati, con risorse finanziarie limitate, di rappresentare il popolo (...), che garantisce una reale rappresentanza del cittadino", ha affermato il Presidente algerino durante un incontro presso l'Autorità elettorale nazionale indipendente (ANIE), secondo quanto riportato dal quotidiano filo-governativo El Moudjahid.

Presto si saprà se almeno questo obiettivo é stato raggiunto. Per ora il dato certo é che solo 30 donne sono state elette, su 407 deputati.

Parallelamente alla campagna per le elezioni legislative, è aumentata la repressione poliziesca e giudiziaria, contro il movimento Hirak. All'inizio di maggio, quasi 2.000 persone sono state arrestate in due settimane. Il 4 giugno, il Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti (CNLD) ha stimato che 214 persone erano ancora in detenzione per le loro opinioni o perché avevano preso parte alle manifestazioni. Un record. Giovedì 10 giugno l’arresto di tre esponenti di punta: l'oppositore Karim Tabbou, Ihsane El Kadi, direttore di una stazione radio vicina alla protesta, e il giornalista indipendente Khaled Drareni. In risposta agli arresti, il vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, Amna Guellali, ha dichiarato in una nota che "questi arresti segnano una spaventosa escalation nella repressione delle autorità algerine contro i diritti alla libertà di espressione e associazione".

Le elezioni sono sopraggiunte con l’Algeria immersa in una crisi economica causata anche dall'epidemia di Covid-19, che sta alimentando le tensioni sociali. Queste sono incrementate dalla disoccupazione e dall'impoverimento di ampi settori della società. "La questione sociale, assente durante la prima ondata di Hirak nel 2019, si aggiunge alla protesta politica", ha scritto Dalia Ghanem, ricercatrice al Carnegie Middle East Center.

Ne esce globalmente un quadro dove incertezza e precarietà prendono il sopravvento, facilitate da un sistema affascinato e prigioniero di un ‘gattopardismo” endemico.

L’Algerie nouvelle “ é ancora lontana.

Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).

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