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La ripresa post-COVID non deve prescindere dalla finanza a impatto
Codici di condotta
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Foto: Unsplash.com
I tempi, certo, non sono i più favorevoli per parlare di soldi. Le prospettive di investimento offerte dalle società di gestione tradizionali sono piuttosto scarne per i prossimi mesi. Non a caso i depositi degli italiani sono più che triplicati nel mese di marzo rispetto al 2019. Questo da una parte conferma la sfiducia nei confronti dei mercati finanziari, travolti dalla tempesta Covid-19, che ha gettato un’ombra nefasta sulla sostenibilità delle imprese italiane, dall’altro punta il riflettore sulla necessità di liquidità prudenziale dei risparmiatori italiani, che vedono nella pandemia una minaccia di lungo corso e preferiscono avere il consueto cuscinetto. D’altronde le banche non possono che gioirne. Le stesse che dovrebbero ora focalizzarsi più alacremente, forse, al sostegno di tante, tantissime aziende, insomma all’intermediazione finanziaria pura per le quali esistono, forti, tra il resto, della garanzia pubblica ai prestiti emessa da SACE.
Ma non ci deve sfuggire che questa è anche una fase epocale nella quale abbiamo la possibilità, dopo mesi di stallo, per reindirizzare i nostri criteri di investimento. Le ingenti risorse messe a disposizione dalla BCE, incanalate dallo Stato alle banche, e i risparmi ancora in mano a tanti privati, i cui consumi sono inevitabilmente scemati nelle ultime settimane, sono di fronte a un’occasione ghiotta: la ripartenza del paese attraverso gli strumenti dell’impact investingo finanza a impatto. Investimenti cioè con un proposito, basati sull’idea che i capitali privati possano intenzionalmente contribuire a creare impatti sociali ed ambientali positivi e, al tempo stesso, assicurare rendimenti economici interessanti. In un periodo storico nel quale i rendimenti attesi di tanti settori del mercato languiscono, le società a impatto sociale possono rappresentare una valida alternativa d’investimento, anche in termini di ritorno finanziario. Grazie al carattere innovativo che le contraddistinguono e alla sempre più diffusa sensibilità per questi temi, potrebbero avere la capacità di invertire la tendenza negativa del mercati tradizionali.
Ma l’elemento cardine è, appunto, l’intenzionalità di generare un risultato positivo, in termini di inclusione (accesso a servizi basilari, al credito, etc), di welfare, di istruzione, di salute, di conservazione ambientale, di commercio equo e solidale, di generazione di occupazionie, di lotta al cambiamento climatico. Tutti effetti misurabili e pubblicati per garantire la massima trasparenza. Promuovere l’impresa sana, resiliente, green e sociale si può, magari sostituendola o riconvertendola dalle macerie di una inquinante, inefficiente, che in questi mesi ha particolarmente sofferto, i cui sussidi per mantenerla in vita potrebbero essere meglio distribuiti.
Nell’ampia gamma di realtà oggetto di investimento si spazia dalle organizzazioni no-profit, alle start-up innovative fino alle imprese vere e proprie con obiettivi di sostenibilità e vocazione sociale. Un mercato che in Italia dal 2006 ha mobilitato più di 8 miliardi di euro (16% in partecipazioni di capitali e 84% in crediti) ed è in costante crescita. Sono imprese che creano valore tanto ai loro azionisti, quanto alla società che le circonda. Nei portafogli dei fondi specializzati si trovano una miriade di esempi: da una serra con tecnologia idroponica per la coltivazione sostenibile di ortaggi, a istituti di microcredito; da un software che utilizza sistemi di intelligenza artificiale per la prevenzione di crimini seriali, a uno sviluppatore di housing sociale; da catene di negozi alimentari bioligici e a km zero, a società che generano risparmio energetico e promuovono un’economia scevra di carbonio.
Gli attori e veicoli di investimento a impatto della scena italiana sono vari (101 identificati dal Tiresia Social Impact Outlook a fine 2019), principalmente banche, fondi e fondazioni. Sono loro che gestistono direttamente i cosiddetti social impact funds, fondi strutturati, che nella prassi possono assumere forme giuridiche (quali SICAV, SICAF, fondi gestiti da SGR, etc.) e che utilizzano le strategie del venture capital, del private equity, del debito, etc. Sul portale della Social Impact Agenda ve ne sono alcuni, come la Fondazione Social Venture Giordano dell’Amore, Oltreventure o Opes Impact Fund. Fa onore sapere che il terzo più grande social impact fund a livello mondiale si trova proprio nel Bel Paese: si tratta del Sistema Integrato dei Fondi di Housing Sociale (“SIF”), un programma a livello nazionale promosso da Fondazione Housing Sociale (“FHS”) e oggi gestito da Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR, che nel 2019 aveva una capitalizzazione di circa 3 miliardi di euro.
E sull’onda dell’entusiasmo, una tra le ultime iniziative in Italia si chiama a|impacte - Avanzi Etica Sicaf EuVECA spa, il nuovo fondo chiuso di impact investing promosso da Avanzi in collaborazione con Etica Sgr. Il Fondo ha già raccolto risorse rilevanti presso investitori professionali, in particolare Banca Etica e Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore, e punta a raccogliere un totale di 40 milioni euro nei prossimi mesi, da investire nello sviluppo di imprese ad alto valore sociale, ambientale e culturale. I primi due investimenti, per un valore complessivo di poco meno di 1 milione di euro, saranno infatti diretti alla Cooperativa Casa dello Studente, a Gardone Valtrompia, e a un progetto imprenditoriale volto a soddisfare esigenze di anziani e caregiver. “Un nuovo fondo di investimento a impatto sociale è sempre una buona notizia ma in tempi incerti di Covid-19 è di più, è una prospettiva tangibile” - ha dichiarato Valentina Zadra, Presidente Indipendente di Avanzi Etica Sicaf EuVECA spa. “Con a|impacte - Faremo circa 10 investimenti all'anno per i prossimi 5 anni”.
L’auspicio è che gradualmente si possano veicolare sempre più risorse a favore di questi fondi specializzati, per farli uscire dalla nicchia. A cavallo di una crisi globale, con le attività produttive in coma indotto da cosí tanto tempo, si spera che il popolo italiano si dimostri saggio e lungimirante sulla direzione da dare ai propri risparmi, trasformando l’effetto disastroso della pandemia in un catalizzatore di cambiamento nei nostri ecosistemi e negli appetiti degli investitori. Di coloro, almeno, che liquidità ne hanno sostanzialmente sempre avuta.
Marco Grisenti

Laureato in Economia e Analisi Finanziaria, dal 2014 lavoro nel settore della finanza sostenibile con un occhio di riguardo per l'America Latina, che mi ha accolto per tanti anni. Ho collaborato con ONG attive nella microfinanza e nell’imprenditorialità sociale, ho spaziato in vari ruoli all'interno di società di consulenza e banche etiche, fino ad approdare a fondi d'investimento specializzati nell’impact investing. In una costante ricerca di risposte e soluzioni ai tanti problemi che affliggono il Sud del mondo, e non solo. Il viaggio - il partire senza sapere quando si torna, e verso quale nuova "casa" - è stato il fedele complice di anni tanto spensierati quanto impegnati, che mi hanno permesso di abbattere barriere fuori e dentro di me, assaporare panorami, odori e melodie di luoghi altrimenti ancora lontani, appagare una curiositá senza fine. Credo in un mondo più sano, equilibrato ed inclusivo, dove si possa valorizzare il diverso. Per Unimondo cerco di trasmettere, senza filtri, la veritá e la sensibilità che incontro e assimilo sul mio sentiero.