La privatizzazione della guerra - 2

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Foto: Unsplash.com

La privatizzazione della guerra rappresenta una delle più eclatanti e aberranti forme di applicazione delle regole di mercato, che si è affermata negli ultimi anni.Un sistema per rendere ancora più cinica la guerra, e far saltare anche le poche regole che dovrebbero attenuarne gli effetti. E’ questo il terzo  contributo dell’Atlante alla Campagna di Unimondo #PrivatoNOGRAZIE (e il secondo di tre sulla privatizzazione della guerra) che offre alcune suggestioni su come il privato è entrato sempre di più in diversi settori della vita umana, persino in quelli tradizionalmente gestiti dagli Stati.

di Maurizio Sacchi

Tra il 1342 e il 1399 Siena dovette ricomprare la propria libertà ben 37 volte, alla media di una volta ogni anno e mezzo. Chi esigeva questo riscatto non erano fiorentini o imperiali, ma un armata di mercenari al comando di  John Hawkwood -o Giovanni Acuto- , capitano di ventura inglese immortalato nel dipinto equestre di Paolo Uccello a Santa Maria del Fiore a Firenze. In quegli anni i senesi spesero 291.379 fiorini per soddisfare l’appetito deimercenari. Era una somma enorme all’epoca., sufficiente a comprare le città di Avignone, Montpellier e Lucca Nel 1399, Siena, prosciugata da quelle enormi spese e dalla sua incapacità di sventare le incursioni, rinunciò alla sua libertà, diventando soggetta a un padrone che potesse proteggerla, il duca di Milano, Giangaleazzo Visconti. 

Lo strapotere delle compagnie di ventura nell’Europa rinascimentale si protrasse per altri 250 anni, e gli studiosi ne identificano il declino, se non la fine, nel 1648. E’ l’anno della Pace di Vestfalia, che pose fine alla sanguinosa e disastrosa Guerra dei 30 anni, che devastò l’Europa intera, e dalla quale emersero quelli che diamo oggi per scontati protagonisti della politica, non solo militare: gli Stati nazionali. Questi iniziarono a investire in eserciti statali fissi, prima ritenuti troppo costosi, e,  viste le esperienze, i mercenari furono messi fuori legge. In quello che fu chiamato l‘ “ordine di Vestfalia” si affermò anche il principio del cuius regio eius religio, che obbligava i cittadini di uno Stato a sottomettersi al culto dominante nel proprio territorio. La pace di Vestfalia determinò la fine di un lungo periodo di guerre di religione: i successivi conflitti armati in Europa furono intrapresi per motivi di ordine esclusivamente politico.

In un certo senso, il monopolio dello Stato nell’uso della forza si può considerare il vero punto cardine degli Stati moderni. E la messa fuori legge di ogni altro professionista della guerra ne è stato il corollario inevitabile.  A questo passo è seguito quello delle guerre combattute in nome della Patria, concetto ottocentesco radicato nel Romanticismo, che vide il suo inizio con il periodo delle guerre Napoleoniche. Ma, salvo fenomeni sporadici, i mercenari sparirono dalla scena principale per quasi due secoli. 

Bob Denard, il re dei mercenari

Un primo ritorno sulla scena dei mercenari fu causato dalla decolonizzazione che seguì la fine della Seconda guerra mondiale, specialmente in Africa. Robert Denard rappresenta il più suggestivo esempio di questo ritorno. Denard (nato Gilbert Bourgeaud) [1929 – 2007) soldato di ventura e mercenario francese, entra nella cronaca per aver svolto vari lavori a sostegno della Françafrique – la sfera d’influenza della Francia nelle sue ex colonie in Africa – per  conto di Jacques Foccart, coordinatore della politica africana del presidente Charles de Gaulle. Dopo aver servito con la marina francese nella guerra d’Algeria, Denard prese parte al tentativo  di secessione del Katanga negli anni ’60,  a cui seguirono, sempre in chiave ardentemente anticomunista, Congo, Angola, Rhodesia (oggi Zimbabwe) e Gabon. Tra il 1975 e il 1995, é  stato braccio armato di quattro tentativi di colpo di stato nelle isole Comore. È opinione diffusa che le sue avventure abbiano avuto il sostegno implicito dello Stato francese, anche dopo l’elezione nel 1981 del socialista François Mitterrand.

Già nel 1954, Denard era stato  condannato per  aver partecipato al complotto per l’omicidio del primo ministro Pierre Mendès-France, del Partito Radical-Socialista che stava negoziando la fine della guerra d’Indocina e il ritiro da Marocco, Tunisia e Algeria, e scontò 14 mesi di carcere.  Ma appena liberato dal carcere, lavorò per i servizi segreti francesi durante la guerra in Algeria. La sua trentennale carriera di mercenario iniziò in Katanga, probabilmente nel dicembre 1961. Divenne famoso per aver salvato i civili accerchiati dai ribelli a Stanleyville. e combatté nel Paese fino a quando il movimento secessionista guidato da Moise Tshombe  fu sconfitto nel gennaio 1963. Poi, Denard e i suoi uomini si trasferirono nell’Angola portoghese.

Poi  si spostò nello Yemen del Nord, allora in preda a una guerra civile tra governo nasserista e tribù realiste sostenute dai governi dell’Europa occidentale e dell’Arabia Saudita. per addestrare i volontari realisti nelle tecniche militari, e Denard fu tra quelli che si unirono all’Imam al-Badr, leader dei realisti. E poi due anni in Congo contro i ribelli Simba, sostenuti da cinesi e cubani guidati da  Che Guevara, mentre il governo centrale era tacitamente appoggiato da Stati Uniti e Belgio dopo la morte del  leader progressista Patrice Lumumba, assassinato in Katanga nel 1961. Denard era a capo dell’unità di mercenari francesi chiamati les affreux (i terribili). Denard partecipò al tentativo di rivolta secessionista di Tshombe da parte dei separatisti Katanga nel luglio 1966.

Un anno dopo, nel Congo orientale Denard si schierò, nella cosiddetta  Rivolta dei Mercenari, con i separatisti Katanga e i mercenari belgi guidati da Jean Schramme e Jerry Pure per ripristinare Moise Tshombe al potere. I ribelli furono presto imbottigliati a Bukavu. Denard fu ferito e volò via  rifugiandosi in Rhodesia. E poi ancora in Biafra durante la guerra civile nigeriana alla fine degli anni ’60. Dal 1968 al 1978 al soldo del Gabon . Fu coinvolto in un fallito tentativo di colpo di Stato in Benin (Opération Crevette, Operazione Gambero), contro Mathieu Kérékou, il leader del Partito Rivoluzionario Popolare del Benin, nel 1977.

Un regno privato alle Comore

Centrale per Denard fu l’arcipelago delle Comore,  in cui fu protagonista di ben quattro tentativi distinti di rovesciare il governo. Spodestò il primo Presidente, Ahmed Abdallah, che aveva appena proclamato unilateralmente l’indipendenza delle Comore il 6 luglio 1975. Tornò alle Comore con 43 uomini il 13 maggio 1978  e mise in atto un colpo di Stato contro il presidente Ali Soilih, che aveva virato verso politiche socialiste. Soilih fu ucciso in circostanze misteriose il 29 maggio 1978. La storia ufficiale fu che Soilih fu “colpito mentre cercava di fuggire”. Aiutato da Denard, Ahmed Abdallah riprese la presidenza. Per undici anni (1978-1989), Denard guidò la guardia presidenziale di Abdallah, guadagnando  una forte influenza e interessi commerciali nell’arcipelago, convertendosi all’Islam e diventando infine cittadino del Paese col nome di Said Mustapha Mhadjou.

Le Comore gli servirono anche come base logistica per le operazioni militari, a fianco del Sudafrica, contro il Mozambico e l’Angola. Le Comore fornivano alla Francia una base per aggirare l’embargo imposto al Sudafrica a causa della politica di apartheid. E il sospetto che Denard fosse segretamente appoggiato da Parigi é forte. Nel periodo, ha accumulato notevoli possedimenti nelle Comore, tra alberghi e terreni. Nel 1989, temendo un colpo di stato, il presidente comoriano Ahmed Abdallah firmò un decreto che ordinava alla Guardia Presidenziale, guidata da Denard, di disarmare le forze armate. Poco dopo la firma del decreto, un ufficiale entrò nell’ufficio del presidente Abdallah e gli sparò, ferendo lo stesso Denard. Pochi giorni dopo, Denard accettò di lasciare le Comore e fu evacuato in Sudafrica dai paracadutisti francesi...

L'articolo di Maurizio Secchi segue su Atlanteguerre.it

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