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I tumori, tra evoluzione genetica e microbioma intestinale
Codici di condotta
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Foto: Artem Podrez su Pexels.com
Che le balene siano tra i mammiferi più affascinanti e complessi del Pianeta lo sappiamo da un tempo relativamente lungo. Ma che sembrino essere perfino immuni dai tumori, questa è una scoperta recente. La scienza sta indagando questo ambito sulla base di una domanda curiosa e decisamente interessante: esiste una relazione tra l’evoluzione genetica che ha portato al gigantismo dei cetacei e la presunta immunità dal cancro? Se guardassimo alle dimensioni e alla longevità, questi animali avrebbero molta più probabilità di sviluppare cellule cancerogene. Al contrario sembra che abbiano invece messo a punto un sofisticato e straordinario meccanismo di protezione.
Di indagare questa correlazione si sta occupando il team di Mariana Nery, biologa dell’Università statale Campinas in Brasile. Su «Scientific Reports» i ricercatori sono usciti con uno studio che va a fondo sulla questione, partendo dai cambiamenti genetici relativi alle dimensioni delle balene e mettendoli in relazione alle modifiche del DNA che hanno portato al gigantismo, il quale deriva da complessi caratteri genetici e fattori di crescita che hanno fatto sì che la specie abbia assunto dimensioni corporee molto maggiori rispetto agli antenati di taglia più piccola. Il fatto è che le analisi evolutive molecolari sui geni legati alla crescita danno anche interessanti informazioni rispetto all’attenuazione degli effetti delle grandi dimensioni, tra i quali la possibilità di manifestarsi dei tumori.
Supportare dunque una ricerca che possa aiutare a capire meglio la correlazione tra importanti aspetti del ciclo cellulare e la riduzione della possibilità di tumori è fondamentale. E lo è anche per un’evidenza emersa da un’altra fonte, che questa volta riguarda esclusivamente noi umani e la possibilità che i tumori siano comunicabili. E tutto parte da lì, dall’intestino. Lo studio è stato recentemente pubblicato su «Nature», condotto su oltre 9000 campioni di feci e saliva in 20 Paesi del mondo e ospitato all’interno del Dipartimento Cibio dell’Università di Trento e ha visto i ricercatori esaminare le modalità in cui i batteri trasmessi a livello generazionale (dunque in maniera verticale tra discendenti) e a livello orizzontale tra persone che vivono a stretto contatto abbiano conseguenze interessanti sulle possibilità di contagio. Perché?
I microrganismi che formano il microbiota intestinale, il cui equilibrio e la cui composizione risultano cruciali per la nostra salute, non passano solo da madre a figlio (quando nasciamo, circa la metà del nostro microbioma proviene dalla madre e resta riconducibile ad essa fino all’età di circa 80 anni), ma anche tra partner e coinquilini con coabitazione duratura (un bambino, per esempio, ha un numero consistente di ceppi batterici in comune con padre e fratelli, ma anche con i compagni del nido). Questo apre le porte a infinite possibilità correlate alle specie microbiche e associate al rischio di malattie da sempre considerate non contagiose, come diabete, tumori e problemi cardiaci, ma che potrebbero invece essere comunicabili. Perché sono patologie che, come confermano altri studi, sono in parte riconducibili a una composizione alterata del microbioma e se i microrganismi più trasmissibili e dunque resistenti all’ambiente esterno hanno davvero, come intuito, un ruolo cruciale per molte malattie, questo potrebbe consentire interventi mirati con probiotici e altre tecniche che, agendo sul microbioma, alterino la composizione batterica e aiutino a curare numerose malattie. Monitoriamo dunque con curiosità e interesse le evoluzioni della scienza per fare luce sulle connessioni complesse e ancora in parte misteriose che mettono in relazione la nostra salute… e le nostre relazioni.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.