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Antropausa e fauna selvatica: quali connessioni?
Codici di condotta
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Foto: Unsplash.com
Ormai l’abbiamo letto, forse anche capito, a volte perfino notato di persona. Gli animali, in tempo di lockdown, si sono ripresi spazi di natura normalmente occupati da noi umani. Delfini nei porti delle città, caprioli o puma (a seconda delle latitudini) nelle strade, perlustrazioni di luoghi abitati e confidenze inusuali da parte di animali selvatici di solito difficilmente avvistabili. Sono incontri numerosissimi, avvenuti spesso anche in luoghi molto antropizzati come le aree urbane e che denotano un comportamento con ogni probabilità legato alla chiusura delle attività e all’isolamento dell’uomo. Queste “apparizioni” sono però il risultato che vediamo noi. Ma quali effetti ha avuto sulla fauna selvatica la nostra prolungata assenza e l’interruzione delle attività umane moderne?
La sospensione delle nostre abitudini, in particolare quelle legate alla mobilità, ha generato una situazione diffusa che gli scienziati hanno definito ANTRO-pausa (anthropause, ovvero un consistente rallentamento delle attività tipiche dell’uomo contemporaneo, specialmente per quanto riguarda gli spostamenti): uno stato di cose che, pur essendo stato per alcuni molto pesante, ha permesso di indagare, come mai prima, le interazioni tra uomo e fauna e tra fauna e uomo… in assenza dell’uomo.
Se n’è occupata una ricerca pubblicata da Nature Ecology & Evolution, ideata dalla dottoressa Francesca Cagnacci del Gruppo di Ecologia Applicata della Fondazione Edmund Mach (FEM), che ha promosso l’iniziativa a livello globale, insieme a colleghi dell’Università di St Andrews e del Max-Planck Animal Behaviourdi Radolfzell. Si tratta di un lavoro finalizzato a comprendere le conseguenze delle attività umane moderne sulla fauna, pervenendo così all’indicazione di strategie finalizzate a migliorare lo stato di salute dell’ambiente e dell’umanità stessa (one-health). Quello che gli autori suggeriscono è di utilizzare dati raccolti da unità sensoristiche apposte agli animali (bio-loggers): un approccio di ricerca nel quale FEM garantisce all’Italia un ruolo di leader mondiale nella pratica e nel coordinamento del network di Euromammals, contribuendo allo sviluppo di tecnologie innovative di bio-logging.
Perché non sempre, in effetti, la riduzione della presenza e delle attività umane ha migliorato le condizioni della fauna selvatica: in alcuni casi potrebbe invece aver creato delle condizioni paradossalmente svantaggiose. Basti pensare a specie già adattate agli ambienti antropici (p.es gabbiani, ratti o scimmie) che potrebbero aver sofferto la mancata disponibilità di scarti di cibo umano; o a specie minacciate di bracconaggio (p.es. rinoceronti o rapaci) in aree remote per cui la ridotta presenza di visitatori potrebbe averne acuito i rischi.
Gli autori dell’articolo scientifico evidenziano come, pur essendo evidente la prioritaria risoluzione dell’enorme crisi umanitaria e sociale provocata dalla pandemia, sia in ogni caso necessario investire risorse ed energie per studiare e documentare, per la prima volta su scala autenticamente globale, l’effetto dell’uomo contemporaneo sui sistemi naturali: una sfida di evidenti proporzioni e ricadute, che non possiamo trascurare. Per affrontarla nasce quindi, nell’ambito della Società Internazionale di Bio-Logging che riunisce ricercatori e tecnologi di tutto il mondo con l’obiettivo di incrementare la conoscenza scientifica e la conservazione della biodiversità globale utilizzando strumentazione tecnologica innovativa, l’iniziativa “COVID-19 Bio-Logging”, un consorzio internazionale che studierà il movimento, i comportamenti e i livelli di stress degli animali prima, durante e dopo il lockdown, utilizzando appunto i bio-loggers¸ unità elettroniche dotate di sensori apposte a un campione di individui delle specie studiate.
Spiega il Professor Christian Rutz (Università di St Andrews, Gran Bretagna), primo autore dell’articolo e Presidente della Società Internazionale di Bio-Logging: “I ricercatori appongono unità tecnologiche di monitoraggio su una grande diversità di animali in ogni ambiente, terrestre e marino. Questi “bio-loggers” rappresentano una miniera di informazioni sul movimento e comportamento animale, che ora possiamo utilizzare per accrescere grandemente la nostra conoscenza sull’interazione tra uomo e fauna selvatica, con grande beneficio per l’umanità stessa”.
I dati raccolti puntano a ricostruire l’effetto del lockdown a livello globale e vedono la collaborazione della comunità internazionale di ricerca, che ha messo a disposizione risultati di oltre 200 progetti. Sarà imperdibile occasione di verificare questioni precedentemente irrisolte, ma fondamentali, come ad esempio la questione aperta se gli animali condizionino i propri movimenti in base alle infrastrutture. Ma sarà anche l’opportunità di pianificare approcci innovativi per migliorare la coesistenza tra uomini e fauna selvatica, senza auspicare ovviamente un permanente lockdown, ma potenzialmente rivelando come piccoli cambiamenti nel nostro stile di vita e nel sistema di trasporti potrebbero avere benefici significativi sia per gli ecosistemi che per l’umanità.
Un lavoro che, pur condotto in un momento tragico, potrà indicare strategie innovative per la condivisione tra uomini e animali di un pianeta sovraffollato, condivisione che potrà portare benefici reciprochi sia per la convivenza che per la sopravvivenza e che forse ci farà riscoprire come la nostra salute dipenda dall’ambiente, ma anche come l’equilibrio dell’ambiente dipenda da noi.
Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.