Usa: il no americano alla convention di Bush

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Da lunedì 30 a giovedì 2 settembre si terrà a New York la convention del partito repubblicano per lanciare George W. nella corsa verso un secondo mandato presidenziale. Per l'occasione le reti altermondiste e pacifiste di tutti gli Stati Uniti si sono date appuntamento per domenica 29 agosto all'incrocio tra la Quattordicesima Strada e la Settima Avenue per un corteo che passerà accanto al Madison Square Garden dove si svolgerà la convention repubblicana. Per l'appuntamento sono attesi più di 100.000 manifestanti che parteciperanno a decine di iniziative. Dapprima sfileranno le associazioni contrarie all'aborto e i sindacati. Un gruppo vuole mettere in scena "la catena di disoccupati più lunga del mondo", da Wall Street al Madison Square Garden. Un altro intende circondare Ground Zero e suonare 2.741 campanellini, tanti quanti le vittime dell'attacco al World Trade Center dell'11 settembre 2001. E' sicuro che queste manifestazioni sono da considerarsi le più imponenti e variegate mai viste nei quattro anni in carica del presidente statunitense.

Molti problemi ci sono stati con le autorità per la definizione del percorso della manifestazione di domenica. A seguito della richiesta portata da United for Peace and Justice - una coalizione di oltre 600 organizzazioni - di poter occupare Central Park, il sindaco repubblicano Michael Bloomberg ha negato il permesso sostenendo che l'erba del prato si rovinerebbe irrimediabilmente e sottolineando che il manto erboso è stato rifatto da poco, dopo aver speso 18 milioni di dollari. La contesa è finita in tribunale, e i giudici hanno confermato il divieto di approdare al parco per i manifestanti. I dirigenti di United for Peace and Justice hanno fatto sapere che loro ci andranno lo stesso, in forma individuale. "E magari farò un picnic", ha detto la coordinatrice Leslie Cagan. Anche i rappresentanti della coalizione americana "Answer - Act to stop war & End Racism" hanno dichiarato che i manifestanti entreranno nel parco simbolo di New York in difesa dei diritti civili e delle libertà delle comunità arabe e mussulmane. "E' un nostro diritto poter manifestare nel parco e lo faremo fin da sabato 28 e per i giorni seguenti" ha dichiarato Brian Becker della coalizione Answer. Bloomberg ha ammesso che non si può sigillare Central Park e vietare l'accesso ai newyorchesi. Ma i timori alla vigilia sono quelli di possibili tensioni con la polizia che nei mesi scorsi ha gia infiltrato i suoi agenti nelle associazioni pacifiste, alla ricerca di eventuali piani di rivolta. I gruppi che prenderanno parte alle manifestazioni l'hanno presa come un tentativo di reprimere il dissenso.

Ma se le migliaia di manifestanti che scenderanno in piazza si dichiarano anti-Bush non vuol dire che siano necessariamente pro-Kerry. "Noi manifestiamo perché siamo preoccupati dalle politiche di Bush - spiega il portavoce di United for Peace and Justice -, ma siamo un'associazione che non parteggia per nessuno. Abbiamo dimostrato anche fuori della convention dei democratici a Boston, abbiamo scritto una lettera aperta a Kerry sull'Iraq. Ci preoccupa anche cosa potrebbe succedere se lui venisse eletto". In una nota della Presidenza Nazionale dell'Arci, in seguito anche agli ultimi fatti accaduti in Iraq con l'uccisione di Enzo Baldoni, si esprime distanza dalla politica degli Stati Uniti e dei loro alleati che rischia di farci sprofondare nell'abisso dello scontro di civiltà, dell'odio religioso, dell'intolleranza, del disprezzo della vita umana. Per questo anche in Italia viene rilanciato l'appello a una mobilitazione delle coscienze civili di milioni di cittadini che hanno manifestato la propria opposizione alla guerra.

Intanto nella rete informatica si sta diffondendo una campagna di attivazione per togliere terreno a Bush fuori patria. Gli americani che vivono fuori dagli Stati Uniti sono più di 7 milioni e solitamente non votano per posta. Per questo il Comitato Indipendente "Tell an American To Vote", organismo non partitico con base ad Amsterdam propone attraverso un sito internet di contattare gli americani che vivono nel mondo e proporgli di votare e non sostenere Bush alle prossime elezioni. Attraverso l'indirizzo email l'organizzazione può fornire tutto il supporto e la documentazione che serve per votare oltre oceano. Intanto dall'Italia

Altre fonti: United for Peace and Justice, Answer - Act to stop war & End Racism, Peace Reporter

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