Sci: Israele nega l'ingresso ad un volontario italiano

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Nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 luglio Angelo Lazos, cittadino italiano, si è visto negare l'ingresso in Israele. Arrivato con un regolare volo di linea, Angelo è stato fermato dalle autorità aeroportuali. Il motivo di questo rifiuto è legato a due precedenti esperienze avute da Angelo in Palestina, come volontario dell'International Solidarity Movement (Ism). Questa associazione, a guida palestinese e composta da volontari di tutto il mondo, è particolarmente malvista dal governo israeliano per la sua continua azione di interposizione non violenta nei confronti delle operazioni militari israeliane che seriamente danneggiano la popolazione e le infrastrutture palestinesi e per la sua opera di diffusione delle informazioni dall'interno della Palestina verso i media internazionali.

Angelo ha iniziato uno sciopero della fame e questa mattina si è rifiutato di partire per l'Italia. Ora si trova nel posto di polizia dell'aeroporto e gli hanno sequestrato telefono cellulare e telecamera. Può avere contatti solo con l'avvocato che segue il caso. Adesso, le autorità israeliane proveranno a far salire Angelo su aerei diversi finché non avverrà una deportazione coatta su un volo scortato da un poliziotto. Nel frattempo verrà trasferito a Ramla, una prigione vicino a Tel Aviv.

Ad Angelo è stato dato l'ordine di espulsione e per dieci anni non potrà tornare nei territori occupati. Il Servizio civile internazionale (Sci), l'organizzazione che in Italia segue i rapporti con l'Ism, ha da subito seguito la vicenda di Angelo, e così i legali dell'Ism. L'aiuto dell'ambasciata italiana è stato nullo.

Lo stato di Israele continua a negare l'accesso a volontari ed attivisti in arrivo all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Negli ultimi anni alcune migliaia di persone, provenienti da diverse parti del mondo, si sono viste negare il permesso di entrare in territorio israeliano. Per accedere ai
Territori palestinesi si deve obbligatoriamente passare per Israele, che si riserva il diritto di decidere chi può entrare e chi no. Le persone vengono rifiutate perché dichiarate da Israele un 'pericolo per la sicurezza', scusa, questa, che lo stato israeliano usa spesso per coprire i suoi
crimini e le sue violazioni di leggi internazionali e di diritti umani .
Il pericolo per la sicurezza di cui si parla è rappresentato da volontari che vogliono sia andare a vedere con i propri occhi cosa succede in Palestina, sia portare aiuto alla popolazione civile palestinese, aderendo a diversi progetti ed organizzazioni non governative. E' proprio questo
ciò che lo stato israeliano teme, che la verità sulle sue azioni nei Territori palestinesi occupati venga mostrata alla comunità internazionale".

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