Europa: a Bruxelles per 'ritirare' la Bolkestein

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A Bruxelles torna sabato 19 marzo con una manifestazione continentale la voce unita dei movimenti europei che chiedono "un'altra Europa" che parta dal riconoscimento dello spazio pubblico, dei diritti sociali e del lavoro e dalla salvaguardia dell'ambiente come principi fondativi della propria organizzazione economica, politica e sociale, in un quadro di società sostenibile. I promotori rilanciano una serie di richieste tra cui "il ritiro della Direttiva Bolkestein e della Direttiva sull'orario di lavoro che darebbero il colpo di grazia a quel che rimane del modello sociale europeo. "Attraverso l'introduzione del 'principio del paese d'origine' si vogliono defintivamente smantellare i diritti del lavoro e le norme a tutela della salute e dell'ambiente". Annunciata come un provvedimento rivolto a "diminuire la burocrazia ed i vincoli alla competitività nei servizi per il mercato interno", la "Direttiva Bolkestein" è attualmente all'esame del Consiglio e del Parlamento Europeo.

In questi giorni si sono confermati i dubbi della Campagna "Stop Bolkestein!" rispetto alle recenti dichiarazioni del presidente della commissione europea Barroso rispetto a una possibile revisione della direttiva. Lunedì 14 marzo, il Presidente della Commissione Euroepea Barroso ha dichiarato che la direttiva comunitaria sui servizi verra' ripensata, ma non fino al punto da cancellare la clausola del paese d'origine, che ne rappresenta uno degli aspetti principali. Questo principio - che garantisce la possibilita' di fornire un servizio in un altro dell'Unione rispettando le regole previste nel paese dove ha sede legale, e non più alla legge del Paese dove fornisce il servizio. - è il più contestato della direttiva perché rischia di creare un vero è proprio "dumping" sociale verso le legislazioni dei Paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, affinché riducano, in nome della competitività, i propri standard di garanzie.

Dalla campagna arrivano critiche a un emendamento della Direttiva che preveda l'applicazione del principio del paese d'origine con applicazioni limitate. La richiesta della campagna è quella del ritiro dell'intera direttiva. Attulamente i tempi di approvazione della Direttiva sono istituzionalmente fissati per la fine di settembre 2005. "Sicuramente, le dichiarazioni del Presidente della Commissione sono in parte dovute alla crescente pressione esercitata dai progressisti europei della società civile, dai sindacati e dai partiti politici. L'attuale Presidenza di turno dell'UE, lussemburghese sta rallentando l'iter, mentre è prevedibile un'accelerazione a partire da luglio 2005, quando la Presidenza sarà assunta dal Governo Inglese, favorevole 'senza se e senza ma' alla Direttiva Bolkestein". Nessuno dei vari governi europei ha espresso critiche più o meno approfondite o ne ha chiesto il ritiro per il "principio del Paese d'origine", vero 'cuore' della Direttiva.

L'unica presa di posizione di Chirac ha a che fare con il timore che la troppo forte identificazione dell'idea di Europa con la Direttiva Bolkestein metta a repentaglio il risultato del referendum sul Trattato costituzionale Europeo, che in Francia si terrà nel prossimo luglio. Occorre anche aggiungere come, sebbene diverse categorie sindacali confederali europee si siano schierate per il ritiro della Direttiva (Funzione Pubblica, Scuola, Trasporti, Edili), la CES (Confederazione Europea dei Sindacati) in quanto tale sia ancora su una posizione fortemente emendativa, senza richiesta di ritiro 'tout court' della Direttiva Bolkestein.

In questo contesto, la mobilitazione Stop Bolkestein continua a livello nazionale e a livello europeo. Tra le proposte in campo c'è quella di realizzare convegni sulla Direttiva Bolkestein ( a questo proposito, si può prendere contatto, in ogni territorio con le altre organizzazioni promotrici della Campagna Nazionale) cercando di costruire comitati o coordinamenti territoriali della Campagna che si potrebbero impegnare nella raccolta firme sulla petizione che si può scaricare direttamente dal sito di Attac-Italia. Il sito della campagna internazionale è stato tradotto in 6 lingue e ha raccolto oltre 35.000 firme, più di 100 sostegni da parte di organizzazioni, e circa 10.000 firme su carta. Nel sito è stato inserito un argomentario in cui il progetto di direttiva viene spiegato in modo dettagliato. [AT]

Fonte: Un mondo diverso, Attac

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